Marco si voltò. La signora Moraine e Carlotta alzarono lo sguardo. Apparsi come per magia nella stanza c'erano il barbuto autista e il bambino seduto al suo fianco. Il bambino, dalla folta capigliatura riccia e scura e il naso a patata che troneggiava in mezzo al suo viso, aveva in mano un orologio da taschino.
«Eccoti qui, Agata,
finalmente ti ho trovata. È da molto che ti cerco, sai?»
«Che cosa vuoi
Augusto?»
«Io non voglio
niente da te. È Lui che ti vuole vedere, o meglio, rivedere...»
«No, Lui, no!»
«Attende con ansia
di rivederti, cara e ormai vecchia, Augusta e io ti porterò da Lui.»
«No, non farlo!»
«Oh, si che lo farò
e loro verranno con noi!»
Augusto premette la
rotellina in cima all'orologio e una luce accecante avvolse tutti i
presenti.
Quando la luce
sfumò, Carlotta poté vedere che non erano più all'interno del
negozio, ma in un locale sconosciuto, arredato come se fosse la
stanza di un museo medioevale: lunghi drappeggi pendevano dalle
pareti, soprammobili di pietra bianca erano appoggiati sui mobili di
legno che puntellavano la stanza, non mancavano nemmeno delle
armature complete di elmo piumato agli angoli della stanza.
La ragazzina non
sapeva se essere meravigliata o spaventata da quel luogo.
Accanto a lei, la
signora Moraine le teneva la mano, cercando di farla sentire al
sicuro.
Marco, ancora
stordito, era accanto a loro e venne immobilizzato dall'omone barbuto
e minaccioso.
«Padrone, le ho
riportato la Custode, come richiesto.» Disse Augusto, facendo un
piccolo inchino.
Una figura in ombra,
occultata nell'angolo più buio della stanza, gli fece cenno di
spostarsi dal suo campo visivo. Avanzò di un passo, raggiungendo un
punto fiocamente illuminato.
Carlotta poté
intuire la sagoma di un volto maschile e di un corpo massiccio
foderato da un ampio mantello scuro.
L'uomo avanzò
ancora ed entrò nel cono di luce. Si era messo di profilo. Sembrava
avere una cinquantina d'anni, a vedere i capelli brizzolati e le
zampette di gallina ai lati degli occhi, ma il volto fresco e il
portamento fiero e vigoroso lo facevano apparire notevolmente più
giovane.
«Augusta... che
piacere rivederla.» Disse con voce pacata e profonda, voltandosi di
fronte per guardare la donna dritta negli occhi.
Carlotta sussultò
nel vedere che l'uomo aveva una maschera bianca e inquietante
nell'altra metà di faccia. Un fantasma dell'opera a metà.
L'anziana strinse
ancora più forte la mano della ragazzina, per infonderle coraggio.
«Che cosa vuole
Barone Parisi?»
«Lo sa che cosa
voglio, madame. Lo faccia e vi lascerò andare.»
«Pensa che sia così
stupida? Non avrà mai la Chiave! Dovrà passare sul mio cadavere!»
«Sia certa che lo
farò, dopo aver ucciso il ragazzo e la bambina, davanti ai suoi
occhi, madame.»
«Lei è un essere
spregevole!»
«Ho tutte le
ragioni per esserlo...»
«Insomma chi è
lei?! Che cosa sta succedendo?!?» Si intromise Carlotta, furiosa e
con le lacrime che spingevano per uscirle dagli occhi.
«Deduco che tu non
sappia nulla né della Chiave, né di chi sia la tua anziana amica…»
La signora Moraine
avrebbe voluto fermare il Barone e dirottare la conversazione su
altro, ma le parole le morirono in gola. Ora la piccola Carlotta
sarebbe stata in serio pericolo di vita.
«D'accordo ti
racconterò» riprese Parisi, «Dopotutto è giusto che tu sappia chi
siano veramente le persone che frequenti, piccola bambina...»
Lo sguardo blu
cobalto dell'uomo si posò sull'anziana donna, che ricambiava con
odio e frustrazione.
«Non sono poi così
piccola. Ho 15 anni suonati!» Ribatté lei fiera e coraggiosa.
Il Barone scoppiò
in una fragorosa risata.
«Sapessi quanti ne
ho io di anni...», commentò a bassa voce, «Comunque... la signora
che tu conosci essere Agata Moraine è in realtà la Custode di una
delle Chiavi del Tempo.»
Carlotta spalancò
occhi e bocca per la sorpresa e lo stesso fece anche Marco, ancora
braccato dall'omone barbuto e molto forte che lo teneva saldamente
tra le sue mani.
«Si, lo so che è
una bella rivelazione e non è tutto...»
«Ho paura di sapere
il resto...» Disse la ragazzina, avvicinandosi ancora di più
all'anziana amica.
«Fai bene ad
averne, piccola, perché poi nulla sarà più come prima. Dov'ero
rimasto...? Oh, si, le Chiavi del Tempo. Sono sette e sono state
affidate a sette persone, sette Custodi con il compito di proteggerle
a costo della propria vita. Nello specifico, la Chiave affidata ad
Agata sarebbe il ciondolo a forma di clessidra che indossa sempre.»
Carlotta sussultò.
Aveva mille domande che le frullavano in testa.
«Cosa hanno di
speciale queste Chiavi? Perché vanno protette a costo della vita?»
«Una volta riunite,
si fonderanno in un'unica Chiave che permetterà a chi la possiede di
viaggiare nel tempo; nel passato, nel presente e nel futuro a proprio
piacimento. Pensa... chi avrà la Suprema Chiave del Tempo sarà il
padrone del mondo.»
«Ma è orribile!! E
lei vuole questo?!»
«Oh, si, voglio
avere il potere supremo di cambiare la storia e il destino
dell'intera umanità!» Disse a voce alta il Barone in un momento di
esaltazione mistica.
«È sicuro di poter
gestire un tale potere? Il Tempo non può essere imbrigliato. Trova
sempre il modo di ritornare sui giusti binari.» Disse la signora
Moraine con calma quasi surreale.
«Certamente. So
quello che faccio.»
«Invece penso che
lei non abbia idea di quello che significa possedere la Suprema
Chiave del Tempo. E in ogni caso le servono le altre sei per mettere
in atto il suo piano.» Rincarò la donna.
«Le altre sono già
in mio possesso.» Rispose schioccando le dita e dal pavimento si
alzò un piccolo altare in marmo che man mano che saliva mostrava le
altre Chiavi del tempo, tutte a forma di clessidra ed ognuna di un
colore diverso. Arrivato ad un metro di altezza, l'altare si fermò.
«Manca solo la sua,
madame. Me la dia e vi lascerò andare. Le do la mia parola d'onore.»
«Pensa che siamo
così stupidi da crederle?» Gli ringhiò contro Carlotta.
«Tu non mi conosci
ragazzina, non puoi sputare sentenze sulla mia parola d'onore.»
Ribatté il Barone glaciale e perentorio.
Carlotta deglutì,
provò la stessa mortificazione che la assaliva quando sua madre la
rimproverava di essere troppo golosa, o troppo bambina, o troppo
solitaria.
«Non le parli in
questo modo. Ha già capito perfettamente che razza di persona
disgustosa è lei!» Inveì la signora Moraine, lanciandogli uno
sguardo di odio profondo.
L'uomo serrò la
mascella. Nei suoi occhi si accesero fiammelle di rabbia.
«Ora basta! Voglio
la settima Chiave!» Gridò, avvolgendosi nel mantello nero.
Quelle parole
diedero il la ad Augusto per avvicinarsi di soppiatto alla donna e
strapparle la catenina dal collo, provocando in lei e nella ragazzina
una ventata di sconforto. Stava per essere tutto perduto.
Il servitore bambino
si avvicinava con passo fiero e trionfante al padrone, portando la
Chiave come un gioiello di inestimabile valore. Stava per porgerla al
Barone, quando una freccia gli trapassò la mano, facendo cadere la
prodigiosa collanina.
Parisi si voltò di
scatto nella direzione da cui era arrivata la freccia, come tutti gli
altri.
Da un angolo in
penombra uscì una ragazza con un arco in mano. Era abbastanza alta,
portava i capelli ondulati e scuri raccolti in una coda alta. Aveva
un fisico snello, all'apparenza fragile, ma che in realtà era forte
e resistente come un giovane fuscello. I suoi occhi verde smeraldo
brillavano come gemme in quella lugubre stanza.
«Dannazione! Ci
mancava solo una guerriera elfica a rovinarmi la festa!» Abbaiò il
Barone, adirato.
Marco sorprese il
suo carceriere e intraprese con lui una lotta per liberarsi dalla sua
morsa.
Carlotta lasciò la
mano dell'amica e corse a prendere la Chiave caduta in terra, senza
sapere da dove le era venuta fuori tanta audacia. Se la strinse al
petto e lanciò uno sguardo prima ad Agata e poi al Barone.
«Dammi la Chiave
ragazzina!» Le intimò l'uomo.
Lei lo guardò negli
occhi e poi corse all'altare dove erano le altre Chiavi e la posò di
fianco ad esse. Subito, si illuminarono, irradiando man mano di luce
la stanza.
«No! Si sta
attivando il viaggio nel tempo!!!» Gridò il Barone Parisi, serrando
i pugni e alzandoli al cielo.
La guerriera elfica
raggiunse Carlotta per allontanarla dalla fonte di luce, ma vennero
investite entrambe da una ventata di energia e una luce accecante
riempì tutto.
Quando la luce
sparì, la ragazzina e la guerriera erano sparite.
Che bello, adesso c'è anche un Barone Parisi nella storia.:D
RispondiEliminaNon sono io, lo specifico: i miei avi erano semplici Marchesi. ;)
Ah, ma potresti diventarlo... ;)
EliminaIn effetti, Nick, il nome Parisi mi dava molto l'idea di nobiltà:-)
EliminaCome ti sembra il cattivo?
Bravissima Chiara e bravissima Paola! Chiara dovrebbe scrivere più spesso, non credete anche voi? ;)
RispondiEliminaUna storia molto bella. Complimenti a Chiara per il modo in cui l'ha scritta, con un ritmo incalzante che ti lascia con la suspense in bocca. E del disegno che dire? Bellissimo!
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