L'idea era quella di mettermi alla tastiera e scrivere un bel post su tre libri di Pennac che mi sono piaciuti, o un post sulle piattaforme di scrittura collettiva.
Probabilmente li scriverò questi post, quando mi sentirò meno rimbambita da questa canicola che penetra persino i muri spessi un metro della nostra casa in sasso.
Cos'è successo invece? È successo che quando mi sono messa alla scrivania ho avuto un attacco acuto di pigrizia da caldo e di recensire libri o parlare di social network per scrittori me ne è completamente passata la voglia.
Mi sono comunque sforzata di spremere le meningi per scrivere il post sui libri di Pennac, ma, credetemi, il risultato è stato veramente misero.
In teoria dovrei anche studiare per due esami veramente barbosi: un monografico su Guicciardini che è tutto incentrato sui tafferugli politici della Firenze del '500 e un esame di biblioteconomia che è un macigno terrificante; non perché la materia non sia interessante, anzi, ma il mio professore ci ha dato un manuale che a usarlo da supporto per una poltrona zoppa sarebbe più utile, tanto è pesante!
Ecco, lo studio, in questi giorni, oltre al peggior attacco di blocco dello scrittore che io abbia mai avuto, è un'altra fonte di frustrazione, perché mi alzo al mattino tutta carica, faccio colazione e mi dico "Oh, oggi mi studio una bella porzione di quel noiosissimo manuale!" oppure "Bene, adesso comincio a prendere appunti su Guicciardini!"; quel che succede è che quando prendo in mano il libro e la matita, mi passa l'entusiasmo.
Lo so, lo so, potrebbe anche essere dovuto alla noiosità della materia, cioè probabilmente è così, ma questo caldo non mi aiuta. Per la concentrazione, è terribile.
25 gradi in camera, gli scuri socchiusi, la lampada da scrivania accesa che dopo pochi minuti si surriscalda (altra fonte di calore nella stanza), l'aria stantia, il ventilatore che muove la polvere e l'aria calda...dopo venti minuti mi sono già stancata di decifrare il linguaggio arcano del manuale di biblioteconomia o di cercare di mandare a memoria (senza risultati perché la mia memoria si rifiuta di collaborare) le date e gli avvenimenti della Firenze cinquecentesca.
Chiudo il libro del prof. di letteratura sui Ricordi di Guicciardini, o il manuale di biblioteconomia, mi butto sul letto, apro il libro di Pennac che sto leggendo, peraltro molto divertente e interessante, leggo qualche pagina e....niente, colpo di sonno!
Devo chiudere il libro e alzarmi, o qui ci resto secca per il resto della mattinata.
Scendo in soggiorno e accendo il computer di famiglia - colmo della sfortuna! Il notebook mi ha lasciata a piedi! E quello nuovo ci sta mettendo una vita ad arrivare!
Mi metto alla tastiera. Paralisi!
In cucina mia mamma canta una canzone mentre cucina un risotto (!) di grano. Non dico a squarciagola, ma a volume abbastanza alto da essere distintamente udibile anche in soggiorno. Dalla cucina viene il calore dei fornelli e del brodo che bolle.
Dalla porta di casa un calore strisciante che s'insinua nelle fessure del vecchio portone di legno e riempie la stanza, anch'essa in penombra perché gli scuri sono accostati.
Volevo scrivere qualcosa di intelligente, invece mi perdo su Facebook, Twitter e Google+. Nel frattempo è giunta l'ora di pranzo. Okay, mi arrendo.
Ritento al pomeriggio. Le parole sul manuale di biblioteconomia si rifiutano di farsi leggere. Va bene, leggo un po' e poi mi rimetto al lavoro. Di nuovo, mi butto sul letto e provo a leggere qualche altra pagina di Pennac. Niente da fare, il sonno e il caldo hanno il sopravvento. Ripongo il libro, spengo la luce, mi addormento.
La giornata meno produttiva di tutte le giornate improduttive che si sono susseguite dall'arrivo di Caronte e ora di Minosse che impazza con temperature infuocate anche qui sugli Appennini.
Di cosa volevo parlare? Ah, sì, del caldo e dei suoi effetti nefasti sulla concentrazione.
Mi sa che ho perso il filo del discorso...
Tentativo (inutile?) di ritrovare il bandolo della matassa.
Okay, il caldo. Il caldo toglie la concentrazione. Ho voglia di buttarmi su un divano e giocare alla Playstation...non fosse che mi sento troppo impigrita anche per giocare.
Non riesco a studiare, non riesco a scrivere, non riesco a leggere...
Nel frattempo (mentre scrivo) si è alzato il vento, che manco a dirlo, è CALDO.
Sono le sette di sera e il termometro segna 28 gradi.
Ora, voi forse mi scriverete, nei commenti, che a casa vostra di gradi ce ne sono 35 o magari 40 e pure caldo umido che la temperatura percepita è di cinque gradi sopra quella effettiva. Eh, magari se venite da una città dove le temperature sono infernali 28 gradi vi sembrerebbero il Paradiso. Ma, a me, che sono abituata ad estati fresche (ormai ricordo di un lontano passato), 28 gradi paiono l'Inferno!
Io stessa sono stupita di essere riuscita a scrivere un post così lungo.
Probabilmente completamente incoerente.
Non scrivo mai di getto, ma l'attività del blog ristagna ormai da troppo tempo.
Scrivere qualcosa di sensato manco a dirlo è un'impresa impossibile.
Per cui, ecco qua, un bel post "stream of consciousness" sui fastidi provocati dal caldo.
Senza capo né coda... E scusatemi, eh! Ho la mente troppo annebbiata per scrivere qualcosa di sensato. È già tanto se mi sono presa la briga di buttar giù le prime quattro cavolate che mi sono venute in mente!
Okay, okay, questo post lo chiudo qui prima di scrivere altre scemenze (oggi non riesco a connettere - troppa fatica) e prometto che (prima o poi, più poi che prima) scriverò i due post su Pennac e sulla scrittura 2.0.
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Purtroppo nella migrazione alcuni commenti si son persi e non siamo riusciti a recuperarli, nel caso vi stiate chiedendo come mai sono spariti.
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