sabato 28 luglio 2012

Sulla lettura

La lettura è una fonte di nuove idee, di nuove ispirazioni per le mie storie, ma è anche il mezzo principale con cui mi tengo informata, attraverso i vari media che frequento e anche quello tramite il quale apprendo nuove conoscenze.
La lettura è un supporto fondamentale alla scrittura, un'attività complementare e importantissima. Assorbendo nuovi vocaboli, nuovi stili dai libri che leggo, alimenta la mia scrittura.
La mia scrittura esce migliorata dal confronto con le scritture d'autore.
Per me la lettura è soprattutto mezzo d'apprendimento e poiché spesso apprendimento e svago si fondono, è anche un'attività formativa che svolgo con grandissimo piacere.
I libri mi hanno sempre attirato. Per me è molto difficile trattenermi dal saccheggiare gli scaffali di una libreria. Prima che mia madre si mettesse a protestare ogni volta che torno a casa con una borsa di libri, ne compravo sempre quattro o cinque. Ora devo limitarmi a due o tre ed è difficilissimo!


Anche quando vado in biblioteca ne prendo sempre il maggior numero possibile.
Purtroppo va sempre a finire che metà dei libri che compro finiscono sullo scaffale dei libri da leggere, perché i miei impegni universitari mi impediscono di trovare piacere nella lettura quando ho finito la sessione di studio quotidiana.
Così finisce che il mio tempo di lettura si riduce ai weekend e a quella settimana di vacanze estive che mi concedo dopo aver dato gli esami di giugno. Troppo poco per leggere tutti i libri che vorrei leggere.
Spesso trovo molto più comodo mettermi davanti alla tv, a giocare con la PlayStation, perché è più comodo. Mi rendo conto che è una cattivissima abitudine, ma purtroppo non sono immune da quel vizio tutto umano che è la pigrizia.
Il risultato è che per finire un libro talvolta mi ci vogliono delle settimane, se non mesi, ma così perdo il gusto della storia, oltre che il filo.
In questi periodi anche la scrittura subisce dei fortissimi rallentamenti, perché, arrivata a sera, ne ho avuto abbastanza di schermi di computer e manuali universitari scritti in maniera illeggibile!
Le materie di studio mi piacciono, ma i saggi e i manuali richiedono quasi sempre un lavoro di decodificazione. È spossante, e per la mente e per gli occhi.
Chiamerò il tipo di lettura che svolgo sui testi universitari lettura tecnica, in contrapposizione a quella libera o di svago. Non s'intenda di svago come intrattenimento; a me piacciono i bei libri formativi. Leggo anche letteratura di puro intrattenimento, ma rappresenta solo una parte delle mie letture personali.
La lettura tecnica è una vera e propria disciplina, che prevede la conoscenza e l'uso di certe abilità, che lo studente diligente e intuitivo apprende fin dalle elementari (o almeno per me è stato così) e affina nel corso della sua carriera scolastica. Prevede varie fasi: pre-lettura, prima lettura e seconda lettura, che chiamerò analitica ed è la fase in cui si sottolinea il libro per poi riassumerlo.
La pre-lettura è per farsi una prima idea del testo e procede a salti: si guarda l'indice, si analizzano gli argomenti trattati, si cercano le parole chiave e si compie una ricognizione del lessico.
La prima lettura, che procede in modo lineare, è per farsi un'idea d'insieme del testo. Durante questa fase può essere utile annotare mentalmente i punti che nella fase successiva saranno sottolineati o si possono usare le linguette adesive colorate. È bene tuttavia non annotare ancora nulla, perché la prima lettura è da farsi come quella sequenziale di un romanzo.
Segue la seconda lettura, che mi piace definire analitica, durante la quale si sottolineano i passi importanti del testo e, se il formato del libro lo consente, si prendono note a margine; se no lo si può fare con i post-it, ma è scomodo.
Terminata la fase di sottolineatura del libro e con le note a margine che ci fanno da guida, si procede alla schematizzazione e riassunto, fase che trovo la più lunga impegnativa.
Ho cercato altri modi più rapidi per affrontare i testi universitari, ma di così efficaci non ne ho trovati.
Il mio problema è che le abitudini di lettura che applico ai testi universitari, mi si appiccicano addosso e molte volte mi ritrovo ad applicarli anche alle mie letture personali.
È irritante quando mi accorgo che sto smontando un romanzo pezzo per pezzo, perdendo il gusto della vicenda narrata. Ultimamente mi succede sempre più spesso. Deformazione professionale?
Nessuno considera quello dello studente un lavoro, ma posso assicurarvi che lo è, solo che non veniamo pagati per farlo e ci becchiamo pure degli sfaccendati, perdigiorno, bamboccioni.
Ma qui sconfiniamo dall'argomento di questa riflessione; perciò qui mi fermo.

4 commenti:

  1. Fare gli studenti è un lavoro e a tempo pieno. Io da ottobre a luglio praticamente ho tutte le giornate occupate dall'università (corsi, laboratori, tirocini, relazioni, studio, esami...). Il tempo per fare letture di svago è proprio poco. D'estate però non lascio esami a settembre (almeno finora) così posso dedicarmi alla lettura e leggere un bel po' di libri dal mio elenco di letture in programma.

    Qualasiasi lettura per me è informazione ed esercizio di stile. Spesso mi trovo a correggere errori di scrittura nei testi su cui studio, per esempio. Deformazione professionale che non deriva dal mio essere studentessa.

    Anch'io il primo anno riassumevo tutti i libri, poi mi era diventato impossibile, perché, non essendo una persona sinetica, i miei riassunti erano interminabili. Ora uso un metodo diverso basato su varie modalità di sottolineatura e creazione di collegamenti.

    Mi è piaciuta questa tua riflessione!

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  2. Io divido i libri/testi in tre categorie: svago e studio. La terza categoria sta lì in mezzo e racchiude varie cose, per esempio saggi o manuali che leggo per conto mio. Ogni volta che mi approccio a uno di questi mi sento a disagio perché non so bene come affrontarlo.
    Per esempio: sottolineare è lecito? Io non sottolineo MAI nulla che appartenga alla categoria svago.
    Aprirlo a 180° è concesso?
    Riassumere? Io non ricordo di aver mai riassunto granché, ma mi è capitato in questi mesi con un manuale di scrittura (che poi trascende ampiamente questa etichetta).
    Un mio amico (pazzo), fisico ma con una passione per l'antropologia e la storia antica, mi ha girato un archivio con tutti i libri che ha letto e riassunto su un dato argomento. Pazzo, dicevo.
    I miei libri dell'università invece li ho usati principalmente come consultazione. In compenso prendevo benino gli appunti. Le (poche) volte che li ho riscritti in bella sono venuti fuori delle belle sintesi!

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  3. Per i libri che stanno nel mezzo io uso le linguette colorate, così poi le posso rimuovere senza danneggiare il libro.
    La sintesi è il mio tallone d'achille. La fase in cui prendo gli appunti lineari la trovo noiooosaaa!

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