domenica 29 luglio 2012

Sulla scrittura

In questi giorni sto leggendo i libri dell'esame di filologia italiana. Mi ha preso molto, come non mi succedeva da tempo con un esame. È una materia che mi affascina, soprattutto quando si parla di recupero e restaurazione dei testi originali e dove parla di varianti d'autore e della conservazione degli archivi degli scrittori di epoca moderna.
Appassionata di scrittura, pur non avendo ancora pubblicato, la materia stuzzica la mia fantasia. Chissà se un giorno anche i miei scritti verranno studiati come si fa oggi per gli scritti degli autori della tradizione? O il fatto che oggi abbiamo il computer e che parte della nostra vita la viviamo on-line, cambierà anche il metodo della trasmissione delle opere scritte?
Mi chiedo come cambieranno gli studi filologici di conseguenza. Magari potrei farne materia di un romanzo di fantascienza. :-P


Mi piace filologia, è come giocare a fare gli archeologi con i testi e con le parole.
Studiare queste discipline mi fa venire voglia di lasciare testimonianza delle mie riflessioni sulla scrittura e sulla mia opera, come Petrarca e tutti gli altri grandi scrittori che hanno lavorato anche sulla memoria e la trasmissione dei loro testi.
Io sono sempre stata molto influenzabile da ciò che mi entusiasma, però la parte di me che ama scrivere vorrebbe davvero che restasse testimonianza scritta di questa mia passione, anche solo su un quaderno d'appunti.
Mi è venuta voglia di cominciare a riflettere su che cosa rappresenta per me la scrittura, quale sia il messaggio che voglio trasmettere.
Scrittura è per me, in primo luogo, gioco; poi mezzo d'espressione privilegiato della mia intimità, libera invenzione, ma anche un modo per trasmettere memoria di chi sono, del mondo in cui vivo e di condividere idee. La mia finestra sul mondo interiore ed esterno, un ponte che collega questi due mondi per mezzo dell'invenzione e dell'immaginazione.
È anche un modo per sfogarmi e un modo per praticare la mia passione per le scienze anche se sono un'asina in matematica. Un modo per mettermi nei panni di personaggi diversi e in questo modo sperimentare e conoscere l'altro.
La scrittura per me ha anche un valore formativo: mettendosi nei panni dei personaggi, interpretando ruoli diversi, sperimentare diversi punti di vista, apre la mente e allarga la prospettiva con cui guardiamo il mondo.
La scrittura per me s'intreccia indissolubilmente con la lettura e lo studio della lingua. Sono convinta che la bella scrittura non possa esistere senza esporsi al confronto con la letteratura e senza lavorare sulla propria lingua. La lettura è un'attività propedeutica fondamentale per chi ama scrivere. Il lavoro sulla lingua, un dovere verso se stessi e chi leggerà il testo.
Non si può scrivere bene se non si hanno gli strumenti per farlo. Grammatica, sintassi, lessico, punteggiatura, impararne il corretto impiego è uno studio necessario, che può avvenire in modo passivo, esponendosi alle scritture dei grandi autori, ma che per rendere davvero dovrebbe essere affiancata anche da uno studio attivo.
Fondamentali nella mia formazione ritengo siano stati il latino e la dialettica e la retorica che ho studiato all'università. Anche lo studio della lingua inglese e l'esposizione continua alla letteratura, compresa quella letta per svago, sono tappe fondamentali della mia formazione di scrittrice.
Non so dove mi porteranno queste mie considerazioni, ma mi rendo conto che la mia formazione umanistico-linguistica ha contribuito a fare in modo che la mia scrittura facesse un salto qualitativo.
Le parole sono sempre uscite con scioltezza dalla penna, ma le belle lettere, il bello stile, è venuto in seguito a questa mia formazione.
Forse, quando avrò finito di studiare, entrerò a far parte della schiera di quelle prof di italiano tremende che riempiono le pagelle di tre e di quattro, ma davvero quando trovo degli errori di grammatica, sintassi e punteggiatura negli scritti degli altri e il lessico utilizzato a sproposito, mi scatta una voglia irresistibile di correggerli. Non riesco a tollerare una pagina scritta male e senza proprietà di linguaggio.
Sono una perfezionista, rileggo continuamente, correggo, modifico, limo; ma mi è stato anche fatto osservare che la mia scrittura è fredda, uno sfoggio di erudizione. Altri mi hanno detto che scrivo molto bene, in modo coinvolgente e che i miei scritti si fanno leggere. La verità, probabilmente, sta nel mezzo.
Gli studi universitari, come già mi era successo al liceo, stanno influenzando molto la mia scrittura.
Mi piace la scrittura saggistica. È un modo diretto per esprimere la propria opinione. Ma credo che scrittura creativa e scrittura pratica possano coesistere e trarre beneficio l'una dall'altra.
Vorrei fare letteratura, che con il travestimento del divertimento, trasmetta anche un messaggio, che faccia riflettere. Che non sia mero intrattenimento. Vorrei anche conservare quella dimensione di libero gioco creativo che rende lo scrivere così interessante.
Ideale impossibile? Solo il tempo potrà dirlo.

4 commenti:

  1. Io ti auguro di lasciare un'impronta nel panorama letterario. Chiunque scrive, secondo me, lo fa con la speranza (magari inconfessata) di lasciare qualcosa di sé alle persone del futuro. Io spero però di non diventare oggetto di studio di poveri studenti... non c'è niente di peggio per farsi odiare!

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    1. Grazie. E sì, sono d'accordo con te, diventare oggetto di studio degli studenti è la via più diretta verso la damnatio memoriae.

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  2. Secondo me potresti trarne una storia grottesca. Così come oggi leggiamo le lettere del Leopardi, in futuro controlleranno i post sul blog, gli stati facebook, i "mi piace" e chissà quali altre diavolerie...

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    1. Hmhm. Prendo nota. In effetti potrebbe essere materia di un romanzo cyber.
      Mi è venuta voglia di rileggere Gibson...

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