Ciao,
Siamo Valentina e Chiara, le vostre blogger affezionate.
In questi ultimi mesi il blog ha vissuto una fase di abbandono, con il rischio di essere abbandonato del tutto, ma oggi vogliamo comunicarvi finalmente! una buona notizia: io e Chiara ci siamo incontrate e abbiamo fatto una bella chiacchierata sul futuro del blog. Vogliamo entrambe continuare questa avventura e abbiamo preso delle misure che ci consentano di portare avanti il progetto.
Word in Progress resterà aperto, come sempre, ai vostri contributi, ma noi dobbiamo pensare a gestirlo in modo che sia un blog a due voci e che sia quindi gestibile per noi due. Per questo opereremo alcune ristrutturazioni, soprattutto per quanto riguarda le rubriche e la periodicità dei post.
Ma ora passo la parola a Chiara, che vi spiegherà nel dettaglio i cambiamenti che abbiamo deciso di operare.
Ciao!! Rieccomi qui, risorta dalle nebbie di Avalon…
Come vi accennava Valentina, abbiamo ripensato la gestione del blog per cercare di avere un flusso continuo e costante di post, compatibilmente con gli impegni di entrambe.
La prima cosa che pensavamo di fare era di tenere il ritmo di un post a settimana, per cominciare, alternandoci nella scrittura per avere le nostre due voci di nuovo presenti nel blog. Questo, appunto, per tenere fluidità nella pubblicazione e contenuti nuovi regolari. Non pensavo ad un giorno fisso per la pubblicazione, perché potrebbe legare troppo a lungo andare, ma piuttosto pensare alla settimana da lunedì a domenica come tempo a disposizione per scrivere e postare.
È un po’ seguire il principio pochi ma buoni.
Ovviamente, se ci saranno altri contributi saranno i benvenuti!
Un’altra cosa a cui abbiamo pensato è quella di concentrarci sulle rubriche che crediamo essere le principali e che sentiamo più nostre e di lasciare perdere le altre. Questo farà si che ci sia anche più ordine nei contenuti del blog.
Inoltre, abbiamo pensato di introdurre a cadenza regolare un nuovo tipo di post: il post dialogato
Questo post sarebbe un vero e proprio dialogo scritto tra me e Valentina che discutiamo su un dato argomento e questo potrebbe avvenire sia con tesi contrarie, ma anche con la stessa opinione sull’argomento in oggetto ponendo l’accento su spunti riflessivi sia per noi che per voi lettori. Non so se riusciremo nel nostro intento, ma ci sembrava un modo originale e costruttivo di parlare di vari argomenti che potrebbero spaziare dall’attualità, alla cultura, all’intrattenimento, oltre che di lettura e scrittura.
… E questo è più o meno tutto.
Fateci sapere la vostra opinione sulle nostre nuove misure per il blog!
Ps: Per facilitare le comunicazioni con il blog e permettervi di inviare i vostri contributi, abbiamo deciso di inserire un modulo dei contatti, che troverete nella scheda contatti, nella barra di navigazione. {Valentina ci sta lavorando}
lunedì 1 dicembre 2014
giovedì 6 novembre 2014
Qui si rischia di chiudere
Cari lettori,
Intanto volevo scusarmi con voi perché lo iato si è protratto più a lungo di quanto non avrei voluto. Non è che non lo avessi previsto; avevo messo in conto che, se avessimo sospeso le attività, poi sarebbe stato difficile ripartire. Non è neanche che non avessi previsto la peggiore delle eventualità e cioè di non riuscire a ripartire affatto. Avevo messo in conto entrambe le eventualità e delle due temo che si verificherà la seconda — se non si sta già verificando, comunque succederà a breve.
Il fatto è che non è che manchi volontà da parte mia di riprendere le attività e portare avanti il progetto, ma, se sul blog a scrivere resto solo io, allora tanto varrebbe spostare tutte le attività sul mio blog personale. Interloquire con una sola voce (la mia) non è lo spirito con cui ho aperto Word in Progress.
Word in Progress vuole essere un'esperienza a più voci, un luogo d'incontro per gli appassionati di lettura e scrittura. Al tempo stesso non è un magazine e nemmeno un lit-blog o un booksblog tout court. È un blog che vorrebbe essere a più voci, un luogo d'incontro e di scambio d'esperienze e di idee.
Infatti quando siamo partiti a scrivere sul blog eravamo in 3, io, Chiara ed Emanuele. Ora, io e Chiara sapevamo bene che Emanuele non avrebbe potuto continuare a lungo, perché, a differenza di me, che sono ancora una studentessa (lo so, mi ha preso il tardi ma io ho una capacità di memorizzazione che fa schifo e mi ci vuole il doppio del tempo a mandare a memoria la montagna di nozioni che ci chiedono di ingollare nelle università italiane) e di Chiara, che è un tecnico in un'azienda che fa statistiche per la pubblicità, Emanuele è scrittore, insegnante, amministratore unico del nostro cinema-teatro, padre di famiglia e, di recente, consigliere comunale; è chiaro che il carico di lavoro rispetto a me e Chiara è molto più gravoso per Emanuele.
Anche Chiara, rispetto a me, ha un carico di lavoro molto più gravoso.
Sì, insomma, ci siamo capiti: io sono quella che ha più tempo libero.
Infatti il progetto del blog è venuto in mente a me; mi considero fortunata che Chiara ed Emanuele abbiano voluto aiutarmi a lanciarlo e che, pur tra tutti i loro impegni, mi abbiano accompagnata in questa avventura per una parte del cammino. Emanuele solo all'inizio. Chiara fino a questa estate, quando mi ha chiesto di potersi congedare per un periodo dalle attività del blog per motivi di lavoro. Entrambe speravamo di ricominciare in autunno, anche se ormai siamo in novembre e sono già passati due mesi di troppo.
Nel frattempo Eleonora, che ha creato per noi le grafiche della testata e delle icone del menu, mi ha contattata per dirmi che anche lei ha troppi impegni e che non riuscirà a continuare. Le grafiche le ha disegnate a titolo gratuito e nei ritagli di tempo, ma anche lei ha un lavoro a tutti gli effetti, che è quello di illustratrice presso lo studio di grafica Il laboratorio e quindi non ho voluto insistere.
Purtroppo la realtà dei fatti è che tutti quelli che hanno collaborato a Word in Progress, lo hanno fatto gratuitamente e io non posso permettermi di fare un discorso di retribuzioni e quindi se mi si chiede di sganciarsi dal blog per esigenze lavorative, io non posso mettermi a protestare, fare i capricci, recriminare e dire di no, perché chi lavora lo fa per guadagnarsi il pane, pagare le bollette, non perdere il lavoro e ha tutto il mio rispetto.
Quindi?
Quindi urge prendere delle decisioni. Per prima cosa vorrei chiarire che per me, scrivere blog (ne ho diversi) non è una perdita di tempo e nemmeno un hobby. Lo considero come un lavoro, che faccio senza vedere l'ombra di un quattrino, ok, ma è tutta esperienza da mettere a curricolo e chissà che non mi permetta di trovare un lavoro vero e proprio, un domani?
Ne consegue che vorrei continuare con Word in Progress se e solo se chi vorrà (continuare a) scriverlo con me facesse un piccolo sforzo di buona volontà e volesse mettersi in un'ottica, diciamo così, professionale. Oddio non chiedo di scalare le montagne, ma di rispettare le consegne, questo sì. Il che vorrebbe dire, garantire almeno un post ogni due settimane (non volermene, Chiara).
Sottolineo che sarebbe in ogni caso collaborazione a titolo gratuito, perché io non posso pagarvi (!!!).
Con questo post non intendo fare polemica, puntare il dito, distribuire colpe, anche se forse il tono potrebbe essere venuto fuori amaro; io sono sardonica per natura e queste cose mi pesavano sullo stomaco da un sacco di tempo. Perché io sono una persona che le cose quando le fa le vuole fare per bene.
Perché quando mi impegno in un progetto (sarà caparbietà) vorrei portarlo avanti nel modo migliore possibile.
Infine perché io la scrittura non la considero una perdita di tempo. Scrivere comporta perdere del tempo; questo lo sanno tutti, quelli che scrivono. Perché non è che uno si mette davanti alla pagina bianca o al computer e comincia a scrivere e bam! come per magia alla fine della giornata ha prodotto una bozza di 50.000 parole. No, non funziona così. Chi scrive generi che richiedono ricerca, fra l'altro, come il romanzo storico, devono spendere una parte del loro tempo (anche grossa) a fare, appunto, ricerca. Ma anche chi scrive di fantasia non lo fa affidandosi unicamente alla sua fantasia. Ma questo discorso, magari, lo affronterò un'altra volta.
Scrivere è un mestiere. Un mestiere equiparabile a quello di un artigiano.
Richiede tempo, volontà, lavoro di cesello, un apprendistato. Ma anche questo discorso, se ne avrò l'occasione, lo affronteremo in un altro momento.
È solo per farvi capire che io le cose quando le faccio le faccio sul serio.
A chi collabora con me vorrei chiedere la stessa serietà; oppure che mi si dica onestamente che no, tu non puoi pagarmi, io non ho tempo da perdere e quindi questa collaborazione non s'ha da fare! (cit. manzoniana)
Nel weekend posterò un avviso con le posizioni aperte e una email a cui potrete inviare la vostra candidatura. Ragazzi, voglio sottolineare che NON POSSO pagarvi, perché non ho una fonte di reddito, solo un vitalizio nel quale devo far rientrare tutte le spese non strettamente attinenti ai miei studi e per il resto, sono a casa con i miei genitori e a loro non posso chiedere di pagare extra. Fanno già tanto fornendomi vitto, alloggio, tasse universitarie; e la loro infinita pazienza. Quindi se vorrete collaborare, lo farete a titolo gratuito.
Questo non significa che non possiate trarne beneficio. Collaborare a un blog, già di per sè, sarà per voi esperienza che potrete mettere da parte per un futuro lavoro; se poi siete aspiranti scrittori, può essere un modo per far sentire la vostra voce. Ovviamente non siamo una casa editrice, un magazine e nemmeno un booksblog o lit-blog, quindi non equivochiamo: scrivere con noi non vi porterà a pubblicare il vostro best-seller alla Mondadori. Non abbiamo questo potere. Però potrebbe essere un'occasione per confrontarsi e crescere, come scrittori e come persone.
Stavolta, a differenza di altre volte, porrò alcune condizioni, che elencherò nel prossimo post e che mi farebbe piacere rispettaste, perché io non voglio perdere tempo e non voglio farne perdere a voi e soprattutto a chi ci legge.
Non posso garantire che il blog riprenderà le attività; se va male, si chiude.
Il blog resterà online e i materiali inseriti fino a questo punto consultabili; continuerò a curare la pagina e il gruppo Facebook e la community Google+. Ma il blog non sarà aggiornato.
Chiedo perdono a Chiara, Emanuele ed Eleonora se questa mia sarà per loro un fulmine a ciel sereno ma in tutta coscienza io in queste condizioni non posso e non voglio continuare.
Intanto volevo scusarmi con voi perché lo iato si è protratto più a lungo di quanto non avrei voluto. Non è che non lo avessi previsto; avevo messo in conto che, se avessimo sospeso le attività, poi sarebbe stato difficile ripartire. Non è neanche che non avessi previsto la peggiore delle eventualità e cioè di non riuscire a ripartire affatto. Avevo messo in conto entrambe le eventualità e delle due temo che si verificherà la seconda — se non si sta già verificando, comunque succederà a breve.
Il fatto è che non è che manchi volontà da parte mia di riprendere le attività e portare avanti il progetto, ma, se sul blog a scrivere resto solo io, allora tanto varrebbe spostare tutte le attività sul mio blog personale. Interloquire con una sola voce (la mia) non è lo spirito con cui ho aperto Word in Progress.
Word in Progress vuole essere un'esperienza a più voci, un luogo d'incontro per gli appassionati di lettura e scrittura. Al tempo stesso non è un magazine e nemmeno un lit-blog o un booksblog tout court. È un blog che vorrebbe essere a più voci, un luogo d'incontro e di scambio d'esperienze e di idee.
Infatti quando siamo partiti a scrivere sul blog eravamo in 3, io, Chiara ed Emanuele. Ora, io e Chiara sapevamo bene che Emanuele non avrebbe potuto continuare a lungo, perché, a differenza di me, che sono ancora una studentessa (lo so, mi ha preso il tardi ma io ho una capacità di memorizzazione che fa schifo e mi ci vuole il doppio del tempo a mandare a memoria la montagna di nozioni che ci chiedono di ingollare nelle università italiane) e di Chiara, che è un tecnico in un'azienda che fa statistiche per la pubblicità, Emanuele è scrittore, insegnante, amministratore unico del nostro cinema-teatro, padre di famiglia e, di recente, consigliere comunale; è chiaro che il carico di lavoro rispetto a me e Chiara è molto più gravoso per Emanuele.
Anche Chiara, rispetto a me, ha un carico di lavoro molto più gravoso.
Sì, insomma, ci siamo capiti: io sono quella che ha più tempo libero.
Infatti il progetto del blog è venuto in mente a me; mi considero fortunata che Chiara ed Emanuele abbiano voluto aiutarmi a lanciarlo e che, pur tra tutti i loro impegni, mi abbiano accompagnata in questa avventura per una parte del cammino. Emanuele solo all'inizio. Chiara fino a questa estate, quando mi ha chiesto di potersi congedare per un periodo dalle attività del blog per motivi di lavoro. Entrambe speravamo di ricominciare in autunno, anche se ormai siamo in novembre e sono già passati due mesi di troppo.
Nel frattempo Eleonora, che ha creato per noi le grafiche della testata e delle icone del menu, mi ha contattata per dirmi che anche lei ha troppi impegni e che non riuscirà a continuare. Le grafiche le ha disegnate a titolo gratuito e nei ritagli di tempo, ma anche lei ha un lavoro a tutti gli effetti, che è quello di illustratrice presso lo studio di grafica Il laboratorio e quindi non ho voluto insistere.
Purtroppo la realtà dei fatti è che tutti quelli che hanno collaborato a Word in Progress, lo hanno fatto gratuitamente e io non posso permettermi di fare un discorso di retribuzioni e quindi se mi si chiede di sganciarsi dal blog per esigenze lavorative, io non posso mettermi a protestare, fare i capricci, recriminare e dire di no, perché chi lavora lo fa per guadagnarsi il pane, pagare le bollette, non perdere il lavoro e ha tutto il mio rispetto.
Quindi?
Quindi urge prendere delle decisioni. Per prima cosa vorrei chiarire che per me, scrivere blog (ne ho diversi) non è una perdita di tempo e nemmeno un hobby. Lo considero come un lavoro, che faccio senza vedere l'ombra di un quattrino, ok, ma è tutta esperienza da mettere a curricolo e chissà che non mi permetta di trovare un lavoro vero e proprio, un domani?
Ne consegue che vorrei continuare con Word in Progress se e solo se chi vorrà (continuare a) scriverlo con me facesse un piccolo sforzo di buona volontà e volesse mettersi in un'ottica, diciamo così, professionale. Oddio non chiedo di scalare le montagne, ma di rispettare le consegne, questo sì. Il che vorrebbe dire, garantire almeno un post ogni due settimane (non volermene, Chiara).
Sottolineo che sarebbe in ogni caso collaborazione a titolo gratuito, perché io non posso pagarvi (!!!).
Con questo post non intendo fare polemica, puntare il dito, distribuire colpe, anche se forse il tono potrebbe essere venuto fuori amaro; io sono sardonica per natura e queste cose mi pesavano sullo stomaco da un sacco di tempo. Perché io sono una persona che le cose quando le fa le vuole fare per bene.
Perché quando mi impegno in un progetto (sarà caparbietà) vorrei portarlo avanti nel modo migliore possibile.
Infine perché io la scrittura non la considero una perdita di tempo. Scrivere comporta perdere del tempo; questo lo sanno tutti, quelli che scrivono. Perché non è che uno si mette davanti alla pagina bianca o al computer e comincia a scrivere e bam! come per magia alla fine della giornata ha prodotto una bozza di 50.000 parole. No, non funziona così. Chi scrive generi che richiedono ricerca, fra l'altro, come il romanzo storico, devono spendere una parte del loro tempo (anche grossa) a fare, appunto, ricerca. Ma anche chi scrive di fantasia non lo fa affidandosi unicamente alla sua fantasia. Ma questo discorso, magari, lo affronterò un'altra volta.
Scrivere è un mestiere. Un mestiere equiparabile a quello di un artigiano.
Richiede tempo, volontà, lavoro di cesello, un apprendistato. Ma anche questo discorso, se ne avrò l'occasione, lo affronteremo in un altro momento.
È solo per farvi capire che io le cose quando le faccio le faccio sul serio.
A chi collabora con me vorrei chiedere la stessa serietà; oppure che mi si dica onestamente che no, tu non puoi pagarmi, io non ho tempo da perdere e quindi questa collaborazione non s'ha da fare! (cit. manzoniana)
Nel weekend posterò un avviso con le posizioni aperte e una email a cui potrete inviare la vostra candidatura. Ragazzi, voglio sottolineare che NON POSSO pagarvi, perché non ho una fonte di reddito, solo un vitalizio nel quale devo far rientrare tutte le spese non strettamente attinenti ai miei studi e per il resto, sono a casa con i miei genitori e a loro non posso chiedere di pagare extra. Fanno già tanto fornendomi vitto, alloggio, tasse universitarie; e la loro infinita pazienza. Quindi se vorrete collaborare, lo farete a titolo gratuito.
Questo non significa che non possiate trarne beneficio. Collaborare a un blog, già di per sè, sarà per voi esperienza che potrete mettere da parte per un futuro lavoro; se poi siete aspiranti scrittori, può essere un modo per far sentire la vostra voce. Ovviamente non siamo una casa editrice, un magazine e nemmeno un booksblog o lit-blog, quindi non equivochiamo: scrivere con noi non vi porterà a pubblicare il vostro best-seller alla Mondadori. Non abbiamo questo potere. Però potrebbe essere un'occasione per confrontarsi e crescere, come scrittori e come persone.
Stavolta, a differenza di altre volte, porrò alcune condizioni, che elencherò nel prossimo post e che mi farebbe piacere rispettaste, perché io non voglio perdere tempo e non voglio farne perdere a voi e soprattutto a chi ci legge.
Non posso garantire che il blog riprenderà le attività; se va male, si chiude.
Il blog resterà online e i materiali inseriti fino a questo punto consultabili; continuerò a curare la pagina e il gruppo Facebook e la community Google+. Ma il blog non sarà aggiornato.
Chiedo perdono a Chiara, Emanuele ed Eleonora se questa mia sarà per loro un fulmine a ciel sereno ma in tutta coscienza io in queste condizioni non posso e non voglio continuare.
martedì 14 ottobre 2014
Siamo quasi pronti a ripartire...
Cari lettori,
Vi siamo mancati? Io spero di sì.
Lo iato si è protratto più a lungo di quanto avessi sperato, ma siamo quasi pronti per tornare operativi.
Al momento sto aspettando la nuova grafica a cura di Eleonora Grasselli di Il Laboratorio, che farà per noi un nuovo header e alcuni bannerini da mettere in barra laterale. Dopodiché la grafica resterà così perché cambiarla a ogni cambio di stagione è un'idea carina ma da realizzare è un casino; per Eleonora che deve disegnare nuovi elementi e per me che devo rivedere il layout nel suo insieme tutte le volte. Sto pensando a un look minimale, se non proprio flat, che comporrò una volta ricevuti gli elementi da Eleonora.
Chiara mi ha confermato il suo ritorno. Yay!!! :)
Insieme abbiamo concordato di procedere in modo rilassato, senza darci deadlines e scadenze settimanali. Punteremo sulla qualità dei contenuti e questo significa che ci prenderemo il tempo per scriverli, anche se gli aggiornamenti saranno più sporadici. Io comunque continuerò a curare alcune rubriche, diciamo così, di riempimento, come wwwWednesday, perché mi piacciono e mi diverto a scriverle. Magari non a cadenza settimanale, ma, siccome sono una lettrice voracissima, ogni volta che vorrò condividere con voi le mie ultime letture. :D
Siamo sempre alla ricerca di nuovi collaboratori, quindi tenete gli occhi ben aperti per futuri aggiornamenti su questo fronte.
Per il momento è tutto. Spero che porterete ancora un po' di pazienza e ci accoglierete a braccia aperte quando riapriremo i battenti.
A presto,
Valentina
Vi siamo mancati? Io spero di sì.
Lo iato si è protratto più a lungo di quanto avessi sperato, ma siamo quasi pronti per tornare operativi.
Al momento sto aspettando la nuova grafica a cura di Eleonora Grasselli di Il Laboratorio, che farà per noi un nuovo header e alcuni bannerini da mettere in barra laterale. Dopodiché la grafica resterà così perché cambiarla a ogni cambio di stagione è un'idea carina ma da realizzare è un casino; per Eleonora che deve disegnare nuovi elementi e per me che devo rivedere il layout nel suo insieme tutte le volte. Sto pensando a un look minimale, se non proprio flat, che comporrò una volta ricevuti gli elementi da Eleonora.
Chiara mi ha confermato il suo ritorno. Yay!!! :)
Insieme abbiamo concordato di procedere in modo rilassato, senza darci deadlines e scadenze settimanali. Punteremo sulla qualità dei contenuti e questo significa che ci prenderemo il tempo per scriverli, anche se gli aggiornamenti saranno più sporadici. Io comunque continuerò a curare alcune rubriche, diciamo così, di riempimento, come wwwWednesday, perché mi piacciono e mi diverto a scriverle. Magari non a cadenza settimanale, ma, siccome sono una lettrice voracissima, ogni volta che vorrò condividere con voi le mie ultime letture. :D
Siamo sempre alla ricerca di nuovi collaboratori, quindi tenete gli occhi ben aperti per futuri aggiornamenti su questo fronte.
Per il momento è tutto. Spero che porterete ancora un po' di pazienza e ci accoglierete a braccia aperte quando riapriremo i battenti.
A presto,
Valentina
lunedì 29 settembre 2014
mercoledì 30 luglio 2014
Chiuso per ferie!
venerdì 25 luglio 2014
#FridayReads ∞ Nella tela del tempo
Bentornati tra le webpagine di #FridayReads, la rubrica che vi consiglia un libro per il weekend.
Questa settimana partecipiamo al blogtour organizzato da +Annarita Faggioni per la promozione dell'ebook Nella tela del tempo di Barbara Nalin.
Come sempre, vi lascio la sinossi e un assaggio del libro.
Buona lettura!
Sinossi
Fantasia, mistero, giallo, sentimento sono gli elementi portanti del romanzo "Nella tela del tempo", ma è il tempo la parola chiave di tutta la vicenda. Il tempo che sconvolge, che unisce, divide e poi riunisce. Il tempo che cambia anche gli affetti.
La vicenda inizia nel 2012 a Los Angeles, protagonista Melita, una giovane fotografa che viene inviata a Malta, nella sua terra d'origine, per fare un reportage di un corso che si terrà nel mulino appartenente alla sua famiglia, nell'isola di Comino. La missione ha un fine tanto velato quanto allettante: pare che il vecchio mulino custodisca un segreto legato ai Cavalieri di Malta, in particolare a delle tele che avrebbero il potere di cambiare la realtà a piacimento di che le utilizza. Tra continui incursioni temporali, tra passato e presente, il lettore si immergerà nel leggendario mondo dei Cavalieri di Malta, ne apprezzerà i valori portanti dell'antica società, valori che ancora oggi meritano rispetto e condivisione e che rappresentano, almeno in parte, la via d'accesso a quel mondo lontano e misterioso per i personaggi del XXI secolo. Romantiche storie d'amore e d'avventura che si intrecciano in tempi lontani e sentimenti che si riscoprono autentici e inalterati a distanza di secoli, patimenti e sofferenze disumane, amori che commuovono, misteri ed enigmi irrisolti. Come una mosca può intrappolarsi fino all'estremo nella tela di un ragno, così, così l'uomo può rimanere schiavo della tela del tempo, di un tempo non suo, estraniante e sconvolgente, che può condurlo alla definitiva scomparsa o alla sua rigenerazione.
Un assaggio
Questa settimana partecipiamo al blogtour organizzato da +Annarita Faggioni per la promozione dell'ebook Nella tela del tempo di Barbara Nalin.
Come sempre, vi lascio la sinossi e un assaggio del libro.
Buona lettura!
Sinossi
Fantasia, mistero, giallo, sentimento sono gli elementi portanti del romanzo "Nella tela del tempo", ma è il tempo la parola chiave di tutta la vicenda. Il tempo che sconvolge, che unisce, divide e poi riunisce. Il tempo che cambia anche gli affetti.
La vicenda inizia nel 2012 a Los Angeles, protagonista Melita, una giovane fotografa che viene inviata a Malta, nella sua terra d'origine, per fare un reportage di un corso che si terrà nel mulino appartenente alla sua famiglia, nell'isola di Comino. La missione ha un fine tanto velato quanto allettante: pare che il vecchio mulino custodisca un segreto legato ai Cavalieri di Malta, in particolare a delle tele che avrebbero il potere di cambiare la realtà a piacimento di che le utilizza. Tra continui incursioni temporali, tra passato e presente, il lettore si immergerà nel leggendario mondo dei Cavalieri di Malta, ne apprezzerà i valori portanti dell'antica società, valori che ancora oggi meritano rispetto e condivisione e che rappresentano, almeno in parte, la via d'accesso a quel mondo lontano e misterioso per i personaggi del XXI secolo. Romantiche storie d'amore e d'avventura che si intrecciano in tempi lontani e sentimenti che si riscoprono autentici e inalterati a distanza di secoli, patimenti e sofferenze disumane, amori che commuovono, misteri ed enigmi irrisolti. Come una mosca può intrappolarsi fino all'estremo nella tela di un ragno, così, così l'uomo può rimanere schiavo della tela del tempo, di un tempo non suo, estraniante e sconvolgente, che può condurlo alla definitiva scomparsa o alla sua rigenerazione.
Un assaggio
"Ipotesi, soltanto ipotesi, che si disfacevano l'una dopo l'altra come carta bagnata."
"Melita lo prese, era il Lost Treasures, i loro più tenaci concorrenti. Quel titolo la fece sobbalzare: IL SEGRETO DEI CAVALIERI DI MALTA, COSA CUSTODISCE IL TA'KOLA DELL'ISOLA DI COMINO?"
"La leggenda narra che in un lontano passato i Cavalieri di Malta ebbero poteri tali per cui erano in grado di inventare, cambiare e modellare la realtà a loro piacimento. Ricchi e invincibili, il loro commercio era fiorente."
martedì 22 luglio 2014
Meme Book Tag
Questo è un simpatico meme con faccine che ho trovato su Coffee and Books.
Reinterpretato alla mia maniera.
Buona lettura!
A quale libro stai pensando, con questa espressione?
» un libro che aspettavo da tempo/cover reveal/il seguito di una serie
Direi Shadowhunters. Città del fuoco celeste, di Cassandra Clare, fresco fresco di stampa per i tipi di Mondadori, collana Chrysalide (2014).
Naturalmente è già mio! Sto solo aspettando di esaurire la pila tbr e poi...a noi due!
"Libro, mi hai provocato? E mo te leggo!" 3:)
Not bad! (pensavo peggio)
» un libro che ho iniziato a leggere senza aspettative ma che poi ha saputo sorprendermi
Dunque... Ah, sì, direi la trilogia di Firelight di Sophie Jordan. Al primo impatto il libro primo, Firelight. La ribelle, mi è sembrato mediocre, ma poi la storia mia ha presa e ho divorato tutti e tre i libri senza nemmeno accorgermene.
Come dicevo, è una trilogia. Si compone, quindi, di tre libri:
A che libro assoceresti questo Meme piagnone?
» un libro che mi ha fatto piangere
Il primato indiscusso va a Colpa delle stelle, di John Green. In Italia è uscito per Rizzoli nela 2012. Se non lo avete letto e volete leggerlo (lettura consigliatissima!) è appena uscita una ristampa, sempre per Rizzoli. Non fatevelo scappare! Fa stare male, è un pugno nello stomaco, eppure è una lettura bellissima.
Oh, e siccome ci hanno fatto un film, cercate di leggerlo prima che esca il film.
Why? Why? WHY? Perché?
» un fatto, un avvenimento o una svolta di un libro che ti ha fatto rimanere di stucco
Non direi proprio che mi ha fatto rimanere di stucco, diciamo piuttosto che mi ha disgustata/disturbata/tormentata-per-giorni, ma c'è una scena in Unwind di Neal Shusterman che mi ha davvero urtata e che poteva anche risparmiarsi. Il libro però è davvero un bel libro; se potete leggetelo in Inglese, perché in lingua originale dimostra tutto il suo potenziale. È il primo capitolo di una serie che comunque vi consiglio di leggere. In Italia è uscito solo il primo libro, Unwind, per Piemme Freeway.
I'm watching you. Guarda che ti tengo d'occhio!
» un libro che sia un mattone, un classico o qualcosa che mi rifiuto di leggere ma che mi incuriosisce perché tutti ne parlano e prima o poi mi riprometto di leggere.
L'Ulisse di Joyce? Naturalmente sto scherzando. Lo ammetto: non riuscirei mai a trovare la pazienza (e la curiosità) per leggere tutto l'Ulisse di Joyce. Ne ho avuto abbastanza dei passaggi che ho dovuto leggere per l'esame di Letteratura inglese III all'Università. {no, non ho mai letto l'Ulisse per intero, lo confesso}
Oh God Why. Eppure dicevano di te... che fossi imperdibile, un bestseller addirittura!
Ehm... di questo genere di libri me ne sono passati troppi per le mani per sceglierne uno e puntargli contro il dito. In mezzo però c'erano anche delle letture che si sono rivelate simpatiche. Comunque mai fidarsi dello schiamazzo pubblicitario.
Questa è la mia faccia da "sono andata a letto tardi per finire quel libro". Quale libro?
Quale libro? Piuttosto quali libri! Di recente:
Mother of God. Toglietevi gli occhiali, affinate la vista. È comparso QUEL protagonista. IL protagonista!
Solo uno? Io ne ho almeno tre di protagonisti per cui fangirleggiare...
Reinterpretato alla mia maniera.
Buona lettura!
A quale libro stai pensando, con questa espressione?
» un libro che aspettavo da tempo/cover reveal/il seguito di una serie
Direi Shadowhunters. Città del fuoco celeste, di Cassandra Clare, fresco fresco di stampa per i tipi di Mondadori, collana Chrysalide (2014).
Naturalmente è già mio! Sto solo aspettando di esaurire la pila tbr e poi...a noi due!
"Libro, mi hai provocato? E mo te leggo!" 3:)
Not bad! (pensavo peggio)
» un libro che ho iniziato a leggere senza aspettative ma che poi ha saputo sorprendermi
Dunque... Ah, sì, direi la trilogia di Firelight di Sophie Jordan. Al primo impatto il libro primo, Firelight. La ribelle, mi è sembrato mediocre, ma poi la storia mia ha presa e ho divorato tutti e tre i libri senza nemmeno accorgermene.
Come dicevo, è una trilogia. Si compone, quindi, di tre libri:
- Firelight. La ribelle
- Vanish. La traditrice
- Hidden. La prigioniera
A che libro assoceresti questo Meme piagnone?
» un libro che mi ha fatto piangere
Il primato indiscusso va a Colpa delle stelle, di John Green. In Italia è uscito per Rizzoli nela 2012. Se non lo avete letto e volete leggerlo (lettura consigliatissima!) è appena uscita una ristampa, sempre per Rizzoli. Non fatevelo scappare! Fa stare male, è un pugno nello stomaco, eppure è una lettura bellissima.
Oh, e siccome ci hanno fatto un film, cercate di leggerlo prima che esca il film.
Why? Why? WHY? Perché?
» un fatto, un avvenimento o una svolta di un libro che ti ha fatto rimanere di stucco
Non direi proprio che mi ha fatto rimanere di stucco, diciamo piuttosto che mi ha disgustata/disturbata/tormentata-per-giorni, ma c'è una scena in Unwind di Neal Shusterman che mi ha davvero urtata e che poteva anche risparmiarsi. Il libro però è davvero un bel libro; se potete leggetelo in Inglese, perché in lingua originale dimostra tutto il suo potenziale. È il primo capitolo di una serie che comunque vi consiglio di leggere. In Italia è uscito solo il primo libro, Unwind, per Piemme Freeway.
I'm watching you. Guarda che ti tengo d'occhio!
» un libro che sia un mattone, un classico o qualcosa che mi rifiuto di leggere ma che mi incuriosisce perché tutti ne parlano e prima o poi mi riprometto di leggere.
L'Ulisse di Joyce? Naturalmente sto scherzando. Lo ammetto: non riuscirei mai a trovare la pazienza (e la curiosità) per leggere tutto l'Ulisse di Joyce. Ne ho avuto abbastanza dei passaggi che ho dovuto leggere per l'esame di Letteratura inglese III all'Università. {no, non ho mai letto l'Ulisse per intero, lo confesso}
Oh God Why. Eppure dicevano di te... che fossi imperdibile, un bestseller addirittura!
Ehm... di questo genere di libri me ne sono passati troppi per le mani per sceglierne uno e puntargli contro il dito. In mezzo però c'erano anche delle letture che si sono rivelate simpatiche. Comunque mai fidarsi dello schiamazzo pubblicitario.
Questa è la mia faccia da "sono andata a letto tardi per finire quel libro". Quale libro?
Quale libro? Piuttosto quali libri! Di recente:
- la trilogia di Divergent di Veronica Roth
- la trilogia di Legend di Marie Lu
- la distologia di Unwind di Neal Shusterman
- la trilogia di The Selection di Kiera Cass
Mother of God. Toglietevi gli occhiali, affinate la vista. È comparso QUEL protagonista. IL protagonista!
Solo uno? Io ne ho almeno tre di protagonisti per cui fangirleggiare...
- Jace di Shadowhunters.
- Four di Divergent.
- Xander di Matched.
venerdì 18 luglio 2014
Pillole di Scrittura ∞ John Gardner
Cari lettori,
bentornati sulle webpagine di Pillole di Scrittura, il nostro dizionario informale di citazioni sull'arte dello scrivere. Anche questa rubrica era ferma da un bel po'; purtroppo non ho avuto tempo a disposizione negli ultimi mesi per leggere i saggi di scrittura creativa che aspettavano sullo scaffale.
Però...mi sono ritagliata un po' di tempo (!) per cominciare a leggere Il mestiere dello scrittore di John Gardner. Lettura che consiglio a tutti gli appassionati (e non). E visto che oggi è venerdì, aggiungiamo anche il tag #FridayReads. Che ne dite, non è un consiglio di lettura fantastico? ;)
Di passaggi interessanti ce ne sono tanti. Questa è solo una prima selezione. Sicuramente tornerò su John Gardner e il suo Il mestiere dello scrittore.
Intanto buona lettura! (e scrittura)
bentornati sulle webpagine di Pillole di Scrittura, il nostro dizionario informale di citazioni sull'arte dello scrivere. Anche questa rubrica era ferma da un bel po'; purtroppo non ho avuto tempo a disposizione negli ultimi mesi per leggere i saggi di scrittura creativa che aspettavano sullo scaffale.
Però...mi sono ritagliata un po' di tempo (!) per cominciare a leggere Il mestiere dello scrittore di John Gardner. Lettura che consiglio a tutti gli appassionati (e non). E visto che oggi è venerdì, aggiungiamo anche il tag #FridayReads. Che ne dite, non è un consiglio di lettura fantastico? ;)
Di passaggi interessanti ce ne sono tanti. Questa è solo una prima selezione. Sicuramente tornerò su John Gardner e il suo Il mestiere dello scrittore.
Intanto buona lettura! (e scrittura)
“L'affermazione che tutti i buoni scrittori possiedono un'acuta sensibilità per il ritmo della frase - la musica della lingua - o per i livelli connotativo e stilistico delle parole (i loro campi d'azione) non risponde del tutto a verità.„
“Se possiede delle altre qualità, lo scrittore che ha un orecchio poco sensibile può essere in grado di scrivere, in ultima analisi, romanzi migliori e più intensi di quelli del più eloquente virtuoso della parola.„
“Tuttavia, nonostante che alcuni grandi scrittori possando a volte scrivere goffamente, è un fatto che un tratto caratteristico dello scrittore nato sia comunque il dono di trovare o, in alcuni casi, di creare, una lingua veramente interessante.„
“Lo scrittore che ha sensibilità linguistica trova le proprie metafore, non semplicemente perché gli hanno insegnato a evitare i clichés, ma perché si diverte a trovare un'immagine vivida e precisa alla quale nessuno, che lui sappia, ha mai pensato prima.„
“In breve, fra gli indizi che rivelano le potenzialità di uno scrittore ci sono un orecchio e un occhio particolarmente sensibili al linguaggio.„
sabato 12 luglio 2014
Percorsi di Lettura ∞ Frances Hodgson Burnett
Bentornati sulle webpagine dei nostri Percorsi di Lettura, la rubrica dedicata all'approfondimento della bibliografia dei nostri autori preferiti.
Oggi per Percorsi di Lettura vi presento una delle mie scrittrici preferite, autrice di classici della letteratura per ragazzi letti e amati da generazioni di giovani lettori.
Sto parlando di Frances Hodgson Burnett, l'autrice di Il giardino segreto.
Ho incotrato la Burnett per la prima volta (ma all'epoca non lo sapevo) guardando gli anime di Mary e il giardino dei misteri e La piccola principessa; trasposizioni rispettivamente di Il giardino segreto e Sarah Crew. I libri invece hanno incrociato il mio percorso di lettrice quando andavo alle medie.
Il giardino segreto era una lettura assegnata come compito alla classe, ma è un romanzo così bello che nonostante la situazione in cui l'ho letto la prima volta, me ne sono innamorata. Ancora oggi mi piace prenderlo giù dallo scaffale e rileggerlo, di quando in quando. Mi sono anche procurata una bella edizione illustrata della Mondadori.
Da dove cominciare a leggere la Burnett? Sicuramente Il giardino segreto è un buon punto di partenza, ma vi consiglio anche la lettura di La piccola principessa e Il piccolo Lord.
Non vi consiglio un'edizione in particolare perché ne potete trovare diverse, da diversi editori, cartaceo o ebook e sicuramente anche alla vostra biblioteca più vicina.
Molto belle anche le trasposizioni cinematografiche, ma leggete i libri, prima!
Oggi per Percorsi di Lettura vi presento una delle mie scrittrici preferite, autrice di classici della letteratura per ragazzi letti e amati da generazioni di giovani lettori.
Sto parlando di Frances Hodgson Burnett, l'autrice di Il giardino segreto.
Ho incotrato la Burnett per la prima volta (ma all'epoca non lo sapevo) guardando gli anime di Mary e il giardino dei misteri e La piccola principessa; trasposizioni rispettivamente di Il giardino segreto e Sarah Crew. I libri invece hanno incrociato il mio percorso di lettrice quando andavo alle medie.
Il giardino segreto era una lettura assegnata come compito alla classe, ma è un romanzo così bello che nonostante la situazione in cui l'ho letto la prima volta, me ne sono innamorata. Ancora oggi mi piace prenderlo giù dallo scaffale e rileggerlo, di quando in quando. Mi sono anche procurata una bella edizione illustrata della Mondadori.
Da dove cominciare a leggere la Burnett? Sicuramente Il giardino segreto è un buon punto di partenza, ma vi consiglio anche la lettura di La piccola principessa e Il piccolo Lord.
Non vi consiglio un'edizione in particolare perché ne potete trovare diverse, da diversi editori, cartaceo o ebook e sicuramente anche alla vostra biblioteca più vicina.
Molto belle anche le trasposizioni cinematografiche, ma leggete i libri, prima!
mercoledì 9 luglio 2014
wwwWednesday #14
Il mercoledì è tempo di wwwWednesday!
Ho appena finito di leggere Prodigy, di Marie Lu, sempre per Piemme, 2014 (Freeway).
Dopo leggerò, probabilmente, Città di carta di John Green, Rizzoli, 2009 (la mia è l'edizione del 2014). Ma potrei anche decidere di leggere qualche altro tomo dalla mia infinita pila di libri da leggere, oppure di acquistare Champion (il terzo della trilogia di Legend di Marie Lu) in lingua originale e leggerlo su Kindle.
- Cosa sto leggendo?
- Cosa ho appena finito di leggere?
- Cosa leggerò dopo?
Ho appena finito di leggere Prodigy, di Marie Lu, sempre per Piemme, 2014 (Freeway).
Dopo leggerò, probabilmente, Città di carta di John Green, Rizzoli, 2009 (la mia è l'edizione del 2014). Ma potrei anche decidere di leggere qualche altro tomo dalla mia infinita pila di libri da leggere, oppure di acquistare Champion (il terzo della trilogia di Legend di Marie Lu) in lingua originale e leggerlo su Kindle.
martedì 1 luglio 2014
We want you! » Cerchiamo collaboratori!
Come avrete avuto modo di sapere se avete letto questo post di Chiara, sono rimasta sola soletta.
Ma il blog è stato creato per essere un luogo di interazione e un'esperienza a più voci.
Quindi ho deciso di lanciare una campagna di reclutamento.
Non è una decisione dell'ultimo minuto. È da tanto che ci medito sopra.
Ebbene sì, cerchiamo collaboratori!
Abbiamo bisogno di persone appassionate che si occupino di:
Se siete già iscritti a blogger/google ci servirà la vostra email per invitarvi a scrivere sul blog.
Se decidete di collaborare, vi chiedo di impegnarvi a seguire le attività del blog, a scrivere almeno un post ogni due settimane (anche uno a settimana se ce la fate) e a non scomparire dopo il primo post.
Potete fare richiesta di partecipare alle attività del blog lasciando un commento.
Ci trovate anche su community G+ e su Facebook » qui e qui.
Ma il blog è stato creato per essere un luogo di interazione e un'esperienza a più voci.
Quindi ho deciso di lanciare una campagna di reclutamento.
Non è una decisione dell'ultimo minuto. È da tanto che ci medito sopra.
Ebbene sì, cerchiamo collaboratori!
Abbiamo bisogno di persone appassionate che si occupino di:
- recensire libri/ebook, film, fumetti/graphic novel (eventualmente videogiochi, manga, anime);
- curare le rubriche (cioè scrivere) poesie, racconti, riflessioni;
- seguire i progetti di scrittura collettiva (ad es. Web Stories e Clessidra) e/o eventuali progetti di lettura condivisa (tipo gruppo di lettura).
Se siete già iscritti a blogger/google ci servirà la vostra email per invitarvi a scrivere sul blog.
Se decidete di collaborare, vi chiedo di impegnarvi a seguire le attività del blog, a scrivere almeno un post ogni due settimane (anche uno a settimana se ce la fate) e a non scomparire dopo il primo post.
Potete fare richiesta di partecipare alle attività del blog lasciando un commento.
Ci trovate anche su community G+ e su Facebook » qui e qui.
sabato 28 giugno 2014
Webmakig101 ∞ Web Design e Usabilità #2
Bentornati sulle webpagine della rubrica Webmaking101.
Oggi continuiamo il discorso su Web Design e Usabilità.
Quelle che seguono sono alcune note che ho tratto dal libro Don't Make Me Think di Steve Krug.
Una lettura che consiglio a tutti quelli che si occupano di blog o siti web.
Una pagina web dovrebbe essere autoevidente
I link e i pulsanti non ovviamente cliccabili sono una fonte di inutile di punti interrogativi nella testa della gente. Come utente, non dovrei mai dedicare nemmeno un millisecondo a pensare cosa è cliccabile e cosa no.
Quando usiamo il web ogni punto interrogativo aumenta il carico di lavoro cognitivo.
Le distrazioni, sommate una all'altra, confondono.
I visitatori di un sito non devono perdere tempo chiedendosi:
L'apparenza delle cose, i nomi ben scelti, il layout della pagina e brevi righe di testo confezionate con cura contribuiscono a creare un riconoscimento istantaneo.
Se le pagine web sono efficaci devono incantare a colpo d'occhio e il miglior modo per raggiungere questo scopo è creare pagine che siano autoevidenti o almeno autoesplicative.
Quello che fanno davvero {gli utenti} il più delle volte è dare un'occhiata alla pagina, scorrere parte del testo e cliccare sul primo link che cattura il loro interesse o che assomiglia vagamente a ciò che stanno cercando. Di solito gran parte della pagina non è nemmeno vista.
"Non leggiamo le pagine. Le scorriamo."
Perché:
A cosa serve una buona gerarchia visiva
Una buona gerarchia visiva ci risparmia la fatica di pre-elaborare la pagina, organizzando e stabilendo le priorità nei contenuti in modo che ci permetta di afferrarla istantaneamente.
Dividere la pagina in aree ben definite è importante perché consente agli utenti di decidere in fretta su quali aree focalizzarsi e quali ignorare. Gli utenti decidono molto velocemente quali parti della pagina sembrano avere informazioni utili; il resto è come se non ci fosse.
Minimizzate il rumore significa evitare il sovraffollamento: quando ogni cosa sulla pagina reclama la mia attenzione il risultato è quello di travolgermi. Va evitato anche il rumore di fondo: il pulviscolo di rumore visivo che logora.
Sul web ci troviamo continuamente ad affrontare delle scelte, e far si che non richiedano impegno è uno dei principali obiettivi per rendere un sito facile da usare.
Sbarazzarsi delle parole che nessuno leggerà:
Il nome deve essere al posto giusto: evidente nella gerarchia visuale della pagina.
Il nome deve distinguersi.
Il nome deve corrispondere a ciò che ho cliccato.
Facciamo un test
Aprite una pagina web a caso e rispondete alle domande:
Oggi continuiamo il discorso su Web Design e Usabilità.
Quelle che seguono sono alcune note che ho tratto dal libro Don't Make Me Think di Steve Krug.
Una lettura che consiglio a tutti quelli che si occupano di blog o siti web.
"Non farmi pensare!"
- Prima legge di Steve Krug sull'usabilità.
Una pagina web dovrebbe essere autoevidente
I link e i pulsanti non ovviamente cliccabili sono una fonte di inutile di punti interrogativi nella testa della gente. Come utente, non dovrei mai dedicare nemmeno un millisecondo a pensare cosa è cliccabile e cosa no.
Quando usiamo il web ogni punto interrogativo aumenta il carico di lavoro cognitivo.
Le distrazioni, sommate una all'altra, confondono.
I visitatori di un sito non devono perdere tempo chiedendosi:
- Dove sono?
- Da dove comincio?
- Dove hanno messo...?
- Quali sono le cose più importanti nella pagina?
- Perché l'avranno chiamato così?
L'apparenza delle cose, i nomi ben scelti, il layout della pagina e brevi righe di testo confezionate con cura contribuiscono a creare un riconoscimento istantaneo.
Se le pagine web sono efficaci devono incantare a colpo d'occhio e il miglior modo per raggiungere questo scopo è creare pagine che siano autoevidenti o almeno autoesplicative.
Se voleste capire a cosa serve Tracky, su quale link della pagina clicchereste? |
Quello che fanno davvero {gli utenti} il più delle volte è dare un'occhiata alla pagina, scorrere parte del testo e cliccare sul primo link che cattura il loro interesse o che assomiglia vagamente a ciò che stanno cercando. Di solito gran parte della pagina non è nemmeno vista.
"Non leggiamo le pagine. Le scorriamo."
Perché:
- Di solito andiamo di fretta.
- Sappiamo di non aver bisogno di leggere tutto: del contenuto ci interessa solo una piccola frazione.
- Siamo bravi nel farlo: scorriamo giornali, riviste e libri cercando solo le parti che ci interessano.
- L'attenzione si focalizza su parole e frasi che sembrano corrispondere a a) la nostra necessità del momento, b) i nostri interessi attuali, c) le parole che innescano un cortocircuito nel nostro sistema nervoso, come "gratis".
"Se il vostro pubblico si comporta come se progettaste dei tabelloni pubblicitari, allora progettate dei tabelloni eccezionali."Quindi:
- Create in ogni pagina una chiara gerarchia visiva.
- Scomponete le pagine in aree ben definite.
- Rendete ovvio ciò che è cliccabile.
- Minimizzate il rumore.
Esercizio: analizzate l'arrangiamento grafica di questa pagina web. Cosa notate? |
A cosa serve una buona gerarchia visiva
Una buona gerarchia visiva ci risparmia la fatica di pre-elaborare la pagina, organizzando e stabilendo le priorità nei contenuti in modo che ci permetta di afferrarla istantaneamente.
Dividere la pagina in aree ben definite è importante perché consente agli utenti di decidere in fretta su quali aree focalizzarsi e quali ignorare. Gli utenti decidono molto velocemente quali parti della pagina sembrano avere informazioni utili; il resto è come se non ci fosse.
Minimizzate il rumore significa evitare il sovraffollamento: quando ogni cosa sulla pagina reclama la mia attenzione il risultato è quello di travolgermi. Va evitato anche il rumore di fondo: il pulviscolo di rumore visivo che logora.
La pagina di Google, minimale, semplice, immediata. |
"Non importa quanti clic devo fare, se ogni clic è frutto di una scelta che non richiede impegno e non è ambigua."
- seconda legge di Krug sull'usabilità.
Sul web ci troviamo continuamente ad affrontare delle scelte, e far si che non richiedano impegno è uno dei principali obiettivi per rendere un sito facile da usare.
"Sbarazzati di metà delle parole di ogni pagina e poi sbarazzati della metà di quello che resta."
- Terza legge di Krug sull'usabilità.
Sbarazzarsi delle parole che nessuno leggerà:
- Riduce il livello di rumore nella pagina.
- Mette in evidenza il contenuto importante.
- Rende la pagina breve, permettendo agli utenti il colpo d'occhio.
- Gli scopi della navigazione:
- Ci dice cosa c'è.
- Ci dice come usare il sito.
- Ci dà fiducia nelle persone che lo hanno costruito.
Il nome deve essere al posto giusto: evidente nella gerarchia visuale della pagina.
Il nome deve distinguersi.
Il nome deve corrispondere a ciò che ho cliccato.
"Il nome della pagina corrisponderà alle parole su cui ho cliccato per arrivarci."
Facciamo un test
Aprite una pagina web a caso e rispondete alle domande:
- Che sito è? (ID del sito)
- Su che pagina sono? (Il nome della pagina)
- Quali sono le sezioni principali del sito?
- Dove mi trovo nello schema delle cose?
- Come posso effettuare una ricerca?
sabato 21 giugno 2014
Webmaking101 ∞ Web Design e Usabilità #1
Bentornati sulle webpagine della rubrica Webmaking101.
Era da qualche tempo che la rubrica era in stallo, ma se mi state seguendo sugli altri miei blog e sui social dovreste sapere che è stato un periodo denso di impegni, per me. :P
Questo post inagura una serie sul Web Design e l'Usabilità.
Oggi ci concentriamo sull’interfaccia utente.
Interfaccia
Una buona interfaccia è importante per facilitare l’esperienza dell’utente con il computer. Chi ha provato le prime release di Windows 8 sicuramente sarà d’accordo con me. 3:)
Una buona interfaccia è importante anche per i siti web: impostare bene la navigazione aiuta l’utente a trovare quello cerca. Una buona interfaccia deve essere intuitiva e dare all’utente il controllo della situazione.
Ma come si costruisce una buona interfaccia?
Per costruire una buona interfaccia basta seguire tre parole chiave e rispondere a tre domande:
Per farlo, dovete cercare di ridurre al minimo il rumore cognitivo. Il rumore cognitivo è costituito da elementi non necessari che distraggono l’utente dal suo compito.
Per l’architettura informativa dei siti web il modello più usato è quello ad albero.
Se usate una piattaforma blog self-hosted, dell’architettura informativa se ne occupa in background la piattaforma stessa, ma non fa mai male espandere le proprie conoscenze. ;)
Rendiamo la navigazione facile e veloce!
Era da qualche tempo che la rubrica era in stallo, ma se mi state seguendo sugli altri miei blog e sui social dovreste sapere che è stato un periodo denso di impegni, per me. :P
Questo post inagura una serie sul Web Design e l'Usabilità.
Oggi ci concentriamo sull’interfaccia utente.
Interfaccia
“Una buona interfaccia deve dare all’utente il controllo della situazione.„L’interfaccia utente (UI = User Interface) è ciò che consente all’utente di interagire con la macchina. Le interfacce possono essere di due tipi: a riga di comando o grafica.
(twitta questa frase)
Una buona interfaccia è importante per facilitare l’esperienza dell’utente con il computer. Chi ha provato le prime release di Windows 8 sicuramente sarà d’accordo con me. 3:)
Una buona interfaccia è importante anche per i siti web: impostare bene la navigazione aiuta l’utente a trovare quello cerca. Una buona interfaccia deve essere intuitiva e dare all’utente il controllo della situazione.
Ma come si costruisce una buona interfaccia?
Per costruire una buona interfaccia basta seguire tre parole chiave e rispondere a tre domande:
- La navigazione è chiara anche per chi non ha esperienza?
- Ci sono aiuti sufficienti?
- Ci sono scorciatoie sufficienti e chiare per gli utenti abituali?
- Predittività significa dare all’utente tutte le informazioni e gli strumenti di cui ha bisogno per raggiungere i suoi obiettivi.
- Semplificazione significa che le azioni più complesse devono essere secondarie rispetto a quelle più semplici.
- Coerenza che gli oggetti che hanno lo stesso aspetto devono avere lo stesso funzionamento.
Per farlo, dovete cercare di ridurre al minimo il rumore cognitivo. Il rumore cognitivo è costituito da elementi non necessari che distraggono l’utente dal suo compito.
Una buona interfaccia ha rumore cognitivo molto ridotto. (twitta questa frase)Ci sono alcuni accorgimenti che potete prendere per ridurre il rumore e aiutare il focus dell’utente:
- Le informazioni fondamentali in primo piano.
- Le informazioni secondarie in secondo piano.
- Partire sempre dall’architettura informativa prima di progettare l’interfaccia, perché i problemi di architettura diventano problemi di navigazione.
Per l’architettura informativa dei siti web il modello più usato è quello ad albero.
Se usate una piattaforma blog self-hosted, dell’architettura informativa se ne occupa in background la piattaforma stessa, ma non fa mai male espandere le proprie conoscenze. ;)
Rendiamo la navigazione facile e veloce!
- Usate icone standard e convenzionali. È più facile per l'utente riconoscerle e usare l'interfaccia in modo intuitivo, senza doverci ragionare sopra.
- Evitate link irrilevanti. L'attenzione dell'utente è preziosa, non sprecatela!
- Evidenziate la struttura del sito. La navigazione deve chiarirla e basarsi su di essa.
- Prevedete le “briciole di pane”. Sono utilissime per orientarsi.
- Non nascondete le informazioni. I menu a scomparsa sono sconsigliati, come tutte le funzionalità che non sono evidenti senza esplorare la pagina col mouse.
- Non siate misteriosi. Nessuno segue un link se non capisce dove porta.
- Fornite degli aiuti. Come la mappa del sito o la funzione di ricerca.
venerdì 20 giugno 2014
I tormenti della giovane blogger
Ciao a tutti,
queste poche righe per dirvi che, dopo lunghe riflessioni, pensieri e ripensamenti, ho deciso di defilarmi dal blog.
So che anche adesso non sono molto presente, non ho più la verve e l'energia degli inizi per diversi motivi.
Un po' c'entra anche la mia crisi di scrittura, che non è una vera crisi perché le idee ci sarebbero, ma non l'energia di metterle nero su bianco, un po' è il tempo risicato, un po' sono io che non ho più l'entusiasmo dell'inizio.
Credo che se scrivo post per dovere e non per piacere, non essendo il blog un lavoro, ma uno svago non avrebbe la stessa freschezza e piacevolezza che avrebbe se scritto con ispirazione e voglia di condividerlo. Non avrebbe senso scrivere per piacere se il piacere non c'è.
Perciò ho deciso di eclissarmi e rimanere in penombra. Non sparisco, se ci sarà qualcosa che vorrò condividere qui in word in progress, lo farò con gioia.
Ma per adesso stacco la spina.
So che, probabilmente, non c'era bisogno di fare un post per dirvi che mi allontano dal blog, ma ho pensato che fosse giusto dirlo perché spero che un po' dell'affetto che vi lega alla lettura dei nostri post sia anche un po' merito mio.
Con questo concludo.
Continuate a seguire il blog con lo stesso interesse e la stessa passione e...
Arrivederci...
Perché ci rivedremo, ne sono sicura, in qualche punto del futuro.
Ciao!
:-)
giovedì 12 giugno 2014
#Clessidra ∞ Capitolo 7
Con il settimo capitolo si conclude, per ora, l'esperimento di storytelling a più mani Clessidra.
Questo capitolo è di Daniele Buzzurro, 20liner. L'illustrazione è di Paola Cocchetto.
Buona lettura!
Carlotta guardò Verhit camminare davanti a lei e pensò al senso stesso della vita. Poche ore prima lei era solo Carlotta, una quindicenne che chiacchierava con un’anziana e all’apparenza gentile donnina nel suo affascinante negozio. Ora era invece Carlotta, un’audace adolescente pronta a sfidare la vita per contribuire a salvare il mondo.
Tutto questo era vero, oppure si trattava solo di un sogno? La ragazza iniziò a pensare che la realtà circostante esisteva solo nella sua mente, perché tutto quello che aveva appena vissuto non era razionalmente possibile.
Non poteva esserlo. Come sarebbe del resto potuto essere possibile che tutto accadesse così velocemente e in un modo talmente assurdo e imprevedibile che neppure un film sarebbe potuto essere tanto … strano?
Lei … Moraine … Verhit … il dottor Tempesta … Augusto …
… nonono, non ci posso credere!!! Ti prego Signore, o chiunque Tu sia, ti prego fammi tornare alla realtà … ti pregoooooo ...
* * * * *
“Carlottaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa, ti vuoi alzare?!?!?!!!”
Carlotta aprì gli occhi, e il suo risveglio fu una specie di shock.
Lo sapevo, non poteva essere tutto vero!!! Meno male, ora sì che mi sento meglio … !
“Carlottaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa, allora ti muovi?!?!??? Io devo andare al lavoro, non posso stare dietro a te e ai tuoi comodi ogni santa mattinata!!!”
“Arrivo mamma, scusami!”
Dopo essere andata rapidamente in bagno, Carlotta arrivò in cucina e fece colazione.
“Come sono andati i sogni stanotte, Carlotta?” le chiese sua madre.
“Mamma … possiamo non parlarne per favore?!???”
“Hai fatto degli incubi?” insistette lei.
“Mamma, per favore!!!”
“Ok, ok, ho capito. Non parliamone”.
“Grazie mamma”.
Una volta salita in macchina, Carlotta ormai stava per dimenticare il brutto sogno che aveva avuto, classificandolo nella sua mente come uno strano e bizzarro incubo quando, guardando fuori dal finestrino, vide passare una macchina che attirò decisamente la sua attenzione.
Era una Dacia, guidata da uno strano uomo pelato dalla folta e riccia barba. L’uomo stava stranamente con la faccia quasi premuta contro il parabrezza, nonostante indossasse occhiali dalla montatura molto spessa. Al semaforo la macchina gli fu di fianco e l’uomo giro la testa verso di lei, la guardò e sorrise.
Carlotta rimase senza parole: era lo stesso identico uomo del suo incubo!
Il semaforo da rosso si fece verde e sua madre arrivò finalmente davanti alla sua scuola e, dopo averla salutata con un bacio e i soliti ammonimenti sul comportarsi bene, si diresse velocemente verso il lavoro.
Carlotta era in piedi e si guardò attorno: non c’era nessuna traccia di strane figure.
Forse si è trattato solo un déjà vu. Meglio non dargli troppo peso.
Arrivata in classe iniziò a prepararsi per la lezione quando qualcuno bussò alla porta della stanza.
“Avanti!” disse la maestra di matematica.
La preside entrò nell’aula e non era sola.
“Ragazzi, vi presento Marco. Lo so che siamo a metà anno e questo non è del tutto usuale, ma Marco si è trasferito qui da pochissimo insieme alla sua famiglia. Spero che riuscirete ad accoglierlo in classe come merita. Marco, di anche tu qualcosa per favore per presentarti ai tuoi nuovi compagni di classe”.
Marco si guardò attorno come se fosse alla ricerca di qualcosa o, meglio, di qualcuno. Quando incontrò il suo sguardo si fermò dal cercare e iniziò a parlare dicendo:
“Sono felice di essere tra voi. Spero potrò portare qualcosa di nuovo per tutta la classe”.
Mentre parlava, Marco continuava a guardarla negli occhi, e il cuore di Carlotta batteva all’impazzata. Questo perché Marco era esattamente lo stesso ragazzo del sogno, e perché, pur non volendolo, era già pazza di lui.
I viaggi nel tempo sono iniziati.
Questo capitolo è di Daniele Buzzurro, 20liner. L'illustrazione è di Paola Cocchetto.
Buona lettura!
Carlotta guardò Verhit camminare davanti a lei e pensò al senso stesso della vita. Poche ore prima lei era solo Carlotta, una quindicenne che chiacchierava con un’anziana e all’apparenza gentile donnina nel suo affascinante negozio. Ora era invece Carlotta, un’audace adolescente pronta a sfidare la vita per contribuire a salvare il mondo.
Tutto questo era vero, oppure si trattava solo di un sogno? La ragazza iniziò a pensare che la realtà circostante esisteva solo nella sua mente, perché tutto quello che aveva appena vissuto non era razionalmente possibile.
Non poteva esserlo. Come sarebbe del resto potuto essere possibile che tutto accadesse così velocemente e in un modo talmente assurdo e imprevedibile che neppure un film sarebbe potuto essere tanto … strano?
Lei … Moraine … Verhit … il dottor Tempesta … Augusto …
… nonono, non ci posso credere!!! Ti prego Signore, o chiunque Tu sia, ti prego fammi tornare alla realtà … ti pregoooooo ...
* * * * *
“Carlottaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa, ti vuoi alzare?!?!?!!!”
Carlotta aprì gli occhi, e il suo risveglio fu una specie di shock.
Lo sapevo, non poteva essere tutto vero!!! Meno male, ora sì che mi sento meglio … !
“Carlottaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa, allora ti muovi?!?!??? Io devo andare al lavoro, non posso stare dietro a te e ai tuoi comodi ogni santa mattinata!!!”
“Arrivo mamma, scusami!”
Dopo essere andata rapidamente in bagno, Carlotta arrivò in cucina e fece colazione.
“Come sono andati i sogni stanotte, Carlotta?” le chiese sua madre.
“Mamma … possiamo non parlarne per favore?!???”
“Hai fatto degli incubi?” insistette lei.
“Mamma, per favore!!!”
“Ok, ok, ho capito. Non parliamone”.
“Grazie mamma”.
Una volta salita in macchina, Carlotta ormai stava per dimenticare il brutto sogno che aveva avuto, classificandolo nella sua mente come uno strano e bizzarro incubo quando, guardando fuori dal finestrino, vide passare una macchina che attirò decisamente la sua attenzione.
Era una Dacia, guidata da uno strano uomo pelato dalla folta e riccia barba. L’uomo stava stranamente con la faccia quasi premuta contro il parabrezza, nonostante indossasse occhiali dalla montatura molto spessa. Al semaforo la macchina gli fu di fianco e l’uomo giro la testa verso di lei, la guardò e sorrise.
Carlotta rimase senza parole: era lo stesso identico uomo del suo incubo!
Il semaforo da rosso si fece verde e sua madre arrivò finalmente davanti alla sua scuola e, dopo averla salutata con un bacio e i soliti ammonimenti sul comportarsi bene, si diresse velocemente verso il lavoro.
Carlotta era in piedi e si guardò attorno: non c’era nessuna traccia di strane figure.
Forse si è trattato solo un déjà vu. Meglio non dargli troppo peso.
Arrivata in classe iniziò a prepararsi per la lezione quando qualcuno bussò alla porta della stanza.
“Avanti!” disse la maestra di matematica.
La preside entrò nell’aula e non era sola.
“Ragazzi, vi presento Marco. Lo so che siamo a metà anno e questo non è del tutto usuale, ma Marco si è trasferito qui da pochissimo insieme alla sua famiglia. Spero che riuscirete ad accoglierlo in classe come merita. Marco, di anche tu qualcosa per favore per presentarti ai tuoi nuovi compagni di classe”.
Marco si guardò attorno come se fosse alla ricerca di qualcosa o, meglio, di qualcuno. Quando incontrò il suo sguardo si fermò dal cercare e iniziò a parlare dicendo:
“Sono felice di essere tra voi. Spero potrò portare qualcosa di nuovo per tutta la classe”.
Mentre parlava, Marco continuava a guardarla negli occhi, e il cuore di Carlotta batteva all’impazzata. Questo perché Marco era esattamente lo stesso ragazzo del sogno, e perché, pur non volendolo, era già pazza di lui.
I viaggi nel tempo sono iniziati.
lunedì 9 giugno 2014
La parola del giorno: attesa
Hi People!
Come va? Mi auguro tutto bene.
La parola di cui vorrei parlare oggi è Attesa/Attendere.
Perché?
Perché è così che mi sento da qualche tempo a questa parte. Mi sento in attesa di qualcosa, un qualcosa non meglio identificato che non mi fa sentire completa, che mi spinge a pensare che manchi sempre qualcosa.
Ma non so cosa.
Io non so che cosa manca perché in realtà non mi manca niente, eppure la sensazione c'è e non se ne va.
Questo senso di "attesa di qualcosa di mancante" lo sento molto quando scrivo: batto sui tasti del pc un pezzo, lo rileggo, subito mi può piacere, poi se lo riguardo dopo qualche tempo, mi sembra stupido e insulso e... manca di qualcosa. Io come scrittrice dilettante (che scrittrice non mi sento di essere e, probabilmente, non sarò mai, ma non sapevo come altro definirmi) sento che manca qualcosa a quello che scrivo. Coerenza? Bagaglio di esperienze? Lucidità? Senso di realtà? Introspezione?... chi può dirlo, e chi può saperlo. Potrebbe essere una di queste cose, potrebbe essere altro, potrebbe essere una somma di tutto, o potrei essere soltanto io che non mi sento adeguata al compito.
E' vero, scrivo perché mi piace, scrivo perché mi piace far uscire dal recinto la mia creatività, scrivo perché mi piace ritrovarmi in un mondo diverso e perfetto in un certo senso, un mondo dove ci sono io che non sono io e posso fare cose che nella realtà non si potrebbero mai fare, o non si vogliono fare.
Tuttavia non mi sento così brava da definirmi scrittrice, so che mi manca quel qualcosa che mi renderebbe capace di lasciare qualcosa agli altri con le mie opere.
Come so che mi manca quel qualcosa per farmi sentire completamente soddisfatta di me.
Ma lo attendo.
So che arriverà, non so quando, non so dove, ma arriverà quella luce che mi rivelerà il cammino.
Luce...
Alla prossima:-)
Luce...
Alla prossima:-)
giovedì 5 giugno 2014
#Clessidra ∞ Capitolo 6
Il capitolo 6 di Clessidra è stato scritto per noi dalla penna di Annarita Faggioni.
Buona lettura!
Moraine aveva altro a cui pensare: doveva chiudere gli accessi al mondo prima che qualcun altro scoprisse delle chiavi e cercasse di impadronirsene. Fortunatamente, aveva riconosciuto subito nella ragazzina piena di brufoli la reincarnazione della giovane donna che aveva creato le chiavi.
La leggenda risaliva ormai a secoli prima e Agata non aveva avuto abbastanza tempo per concluderla: la ragazzina vestita di cenci non era altro che la custode degli Spiriti.
Gli Elfi l'avevano ritrovata e resa la loro regina. Era poi dovuta ritornare dopo secoli nelle sue sembianze Moraine, anche se il tempo non si poteva certo nascondere. Gli occhi di Carlotta le ricordavano troppo i suoi di un tempo. Non poteva sbagliarsi. Inviarla lì, proprio mentre il nemico stava per impadronirsi di una delle chiavi era stata la scelta giusta.Le chiavi riunite avrebbero per sempre cancellato i poteri degli Elfi e, con essi, la loro stessa esistenza. Era necessario fare in fretta: la sfida era appena iniziata.
Sull'Autrice
Giornalista, giudice letterario e copywriter. Parte con Il Piacere di Scrivere nel 2011 e da allora non smette di sorprendere, promuovendo concorsi e iniziative. Due libri all'attivo: "Canto D'Inverno" (2011) e "I racconti depennati" (2013).
Contatti Web di Annarita
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Il Piacere di Scrivere (sito web)
Buona lettura!
Moraine aveva altro a cui pensare: doveva chiudere gli accessi al mondo prima che qualcun altro scoprisse delle chiavi e cercasse di impadronirsene. Fortunatamente, aveva riconosciuto subito nella ragazzina piena di brufoli la reincarnazione della giovane donna che aveva creato le chiavi.
La leggenda risaliva ormai a secoli prima e Agata non aveva avuto abbastanza tempo per concluderla: la ragazzina vestita di cenci non era altro che la custode degli Spiriti.
Gli Elfi l'avevano ritrovata e resa la loro regina. Era poi dovuta ritornare dopo secoli nelle sue sembianze Moraine, anche se il tempo non si poteva certo nascondere. Gli occhi di Carlotta le ricordavano troppo i suoi di un tempo. Non poteva sbagliarsi. Inviarla lì, proprio mentre il nemico stava per impadronirsi di una delle chiavi era stata la scelta giusta.Le chiavi riunite avrebbero per sempre cancellato i poteri degli Elfi e, con essi, la loro stessa esistenza. Era necessario fare in fretta: la sfida era appena iniziata.
Sull'Autrice
Giornalista, giudice letterario e copywriter. Parte con Il Piacere di Scrivere nel 2011 e da allora non smette di sorprendere, promuovendo concorsi e iniziative. Due libri all'attivo: "Canto D'Inverno" (2011) e "I racconti depennati" (2013).
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mercoledì 4 giugno 2014
wwwWednesday #13
Cari lettori,
Bentornati sulle webpagine di wwwWednesday, la rubrica dedicata alle nostre + vostre letture presenti, passate e future. ;)
Le regole di questo meme sono semplici, basta rispondere a queste tre domande:
Bentornati sulle webpagine di wwwWednesday, la rubrica dedicata alle nostre + vostre letture presenti, passate e future. ;)
Le regole di questo meme sono semplici, basta rispondere a queste tre domande:
- Cosa stai leggendo?
- Che cosa hai appena finito di leggere?
- Che cosa hai intenzione di leggere (dopo)?
- Kat Zhang, Hybrid. Quel che resta di me, Giunti (Y), 2013
La risposta alla seconda domanda è più articolata, perché questo week end ho approfittato delle festività del 2 giugno (e quindi del week end lungo) per fare una sessione di binge reading e divorare (letteralmente!) la trilogia di Kiera Cass, The Selection, in lingua originale, che si compone di tre titoli: - Kiera Cass, The Selection trilogy (versione ebook, sul mio fedele Kindle Paperwhite)
- Kiera Cass, The Selection (The Selection #1), HarperTeen, 2012
- Kiera Cass, The Elite (The Selection #2), HarperTeen, 2013
- Kiera Cass, The One (The Selection #2), HarperTeen, 2014
- Neal Shusterman, Unwind. La Divisione, Piemme (Freeway), 2010
venerdì 23 maggio 2014
#FridayReads ∞ Il consiglio di lettura del venerdì
Bentornati sulle webpagine di FridayReads, la rubrica che vi consiglia una lettura per il weekend.
Oggi voglio parlarvi di W.A.R. - Weapons. Androids. Robots di Dario Tonani, autore di Mondo9.
Su Word in Progress abbiamo già parlato della saga di Mondo9, qui e qui e abbiamo anche fatto una chiacchierata con l'autore.
W.A.R. è pubblicato da Mezzotints, primo titolo uscito per la collana Raggi. Il volumetto contiene due racconti di Military SF. Sempre per Mezzotints è uscito W.A.R.2, proseguo di quella che si preannuncia come una serie molto interessante. Seguite questo link per saperne di più.
Come sempre, vi do un assaggio dell'ebook e lascio il minicommento dal mio Goodreads.
Necroware: durante una missione di pace gli ispettori NATO Monaldi e Leclerc investigano su un corpo rinvenuto in una fossa comune in Kosovo meridionale. Sospettano si tratti dei resti di un Militech, un soldato ottenuto assemblando parti umane e quindi rianimato – a più riprese – con una tecnologia avanzatissima. La prima generazione di questi droidi da combattimento comparve dal nulla durante la seconda guerra mondiale. Da allora sono riemersi in molteplici conflitti in varie parti del globo, seguendo una direttiva ignota. Il ritrovamento del droide costituisce un’opportunità unica per capire la tecnologia che li anima e cosa li guidi. Ma anche una squadra di Militech in cerca di pezzi di ricambio è nei paraggi.
Poliarmoidi: un presunto veterano e un ragazzino – penetrano in un cantiere abbandonato alla ricerca di chincaglieria militare smaltita illegalmente, con l’obiettivo di rivenderla sul mercato nero. L‘incursione nell’High Rise, gigantesco complesso mai concluso – lo scheletro in decomposizione di un leviatano di cemento e calcestruzzo, sotto sequestro della Magistratura – si trasforma presto in una fuga disperata da uno sciame di diaboliche micro-macchine da guerra che hanno eletto il cantiere a loro dimora.
Un assaggio
Mi è piaciuto perché...
“WAR. Weapons. Androids. Robots. by Dario Tonani
My rating: 5 of 5 stars
Una scrittura tagliente e precisa, come la la lama di un bisturi. Una visione potente, viscerale, resa con pochi, vivivi (lividi) tratti. Geniale l'intuizione dei militech.
View all my reviews„
Oggi voglio parlarvi di W.A.R. - Weapons. Androids. Robots di Dario Tonani, autore di Mondo9.
Su Word in Progress abbiamo già parlato della saga di Mondo9, qui e qui e abbiamo anche fatto una chiacchierata con l'autore.
W.A.R. è pubblicato da Mezzotints, primo titolo uscito per la collana Raggi. Il volumetto contiene due racconti di Military SF. Sempre per Mezzotints è uscito W.A.R.2, proseguo di quella che si preannuncia come una serie molto interessante. Seguite questo link per saperne di più.
Come sempre, vi do un assaggio dell'ebook e lascio il minicommento dal mio Goodreads.
Necroware: durante una missione di pace gli ispettori NATO Monaldi e Leclerc investigano su un corpo rinvenuto in una fossa comune in Kosovo meridionale. Sospettano si tratti dei resti di un Militech, un soldato ottenuto assemblando parti umane e quindi rianimato – a più riprese – con una tecnologia avanzatissima. La prima generazione di questi droidi da combattimento comparve dal nulla durante la seconda guerra mondiale. Da allora sono riemersi in molteplici conflitti in varie parti del globo, seguendo una direttiva ignota. Il ritrovamento del droide costituisce un’opportunità unica per capire la tecnologia che li anima e cosa li guidi. Ma anche una squadra di Militech in cerca di pezzi di ricambio è nei paraggi.
Poliarmoidi: un presunto veterano e un ragazzino – penetrano in un cantiere abbandonato alla ricerca di chincaglieria militare smaltita illegalmente, con l’obiettivo di rivenderla sul mercato nero. L‘incursione nell’High Rise, gigantesco complesso mai concluso – lo scheletro in decomposizione di un leviatano di cemento e calcestruzzo, sotto sequestro della Magistratura – si trasforma presto in una fuga disperata da uno sciame di diaboliche micro-macchine da guerra che hanno eletto il cantiere a loro dimora.
Un assaggio
“Alzò la testa. La campagna assolata sfrigolava di pixel monocromatici.„
“A volte però, Stevan sfilava dal software dei compagni e si soffermava a guardare il paesaggio nel suo brodo tiepido di pixel in bianco e nero.„
“Calcestruzzo a vista e gru, una selva di gru.„
“Tra un edificio e l'altro una palude di acquitrini, ghiaccio e fango.„
“Intelligenze artificiali per uso bellico. Software obsoleto su hardware di merda. Costa aggiornarlo e costa smaltirlo. Ma al mercato nero si vende ancora alla grande. Lo sai come li chiamano quegli affari? Poliarmoidi.„
Mi è piaciuto perché...
“WAR. Weapons. Androids. Robots. by Dario Tonani
My rating: 5 of 5 stars
Una scrittura tagliente e precisa, come la la lama di un bisturi. Una visione potente, viscerale, resa con pochi, vivivi (lividi) tratti. Geniale l'intuizione dei militech.
View all my reviews„
mercoledì 21 maggio 2014
wwwWednesday #12
Buongiorno e bentornati sulle webpagine della rubrica #wwwWednesday!
Wow, siamo già al dodicesimo appuntamento!
Come sempre, vi rinfresco le regole del gioco:
Si tratta di rispondere a queste tre domande:
- Cosa stai leggendo?
- Cosa hai appena finito di leggere?
- Cosa leggerai dopo?
Io ho appena finito di leggere Spore di Andrea Viscusi. Qui trovate alcuni dei miei passaggi preferiti. :)
Al momento sto leggendo I ferri del mestiere di Fruttero&Lucentini e Minuti scritti di Annamaria Testa.
I prossimi due libri che leggerò sono Steal like an artist e Show your work di Austin Kleon.
giovedì 15 maggio 2014
#Clessidra ∞ Capitolo 5
Prima della luce, sopravvenne il dolore.
Carlotta aprì gli occhi, e subito le lacrime presero a scenderle lungo le guance paffute.
Il braccio...non sentiva più un braccio... provò a rotolarsi su sé stessa, ma non riusciva neanche a muoversi. Prese a rantolare, senza avere il coraggio di guardare cosa avesse, quando avvertì una presenza su di lei. Allora spalancò i grandi occhi lucidi e si trovò immobilizzata da uno sguardo che sapeva di selvaggio e di foresta. Deglutì.
«Chi sei?»
La ragazza non rispose. Prese il braccio di Carlotta e con mani esperte fece una fasciatura.
Carlotta era confusa e imbarazzata, per cui si concentrò sul paesaggio che la circondava.
Si trovavano nel bel mezzo di un bosco, fitto di alberi altissimi e uno spesso tappeto di foglie colorate a ricoprire ogni possibile sentiero.
Alla ragazza prese il panico. Non era mai stata avventurosa, le uniche avventure che aveva vissuto erano sempre rimaste nell'intricato garbuglio di un foglio di carta stampata. Tutto quello era troppo surreale, troppo grande per lei. Si sentì sola, sola e abbandonata come non mai.
Pianse di nuovo, fino a che l'altra non fece scorrere le sue mani esili dal braccio fino alla sua spalla, forse in un tentativo di confortarla. La guardò intensamente negli occhi, e poi appoggiò delicatamente le dita sulla sua fronte. Carlotta pensava che fosse un altro gesto mosso al fine di metterla a proprio agio e invece non appena la punta delle sue dita le toccarono la testa, avvertì un calore che le lambiva le tempie e sembrava entrarle dentro. Non ebbe il tempo di stupirsene che sentì una voce, come provenisse da dentro.
“No, non spaventarti, sono proprio io che ti sto davanti, questa è la mia voce. Il mio popolo da sempre ha custodito la capacità di comunicare con qualunque essere vivente, cosa che si è persa via via, fino ad arrivare alla tua gente, totalmente incapace di capire anche chi parla la propria lingua. Mi chiamo Verhit e appartengo ad un'antica stirpe di elfi, antica di millenni. Sono giunta dal passato del tuo mondo quando le Chiavi hanno cominciato a riunirsi: è normale, con il ritrovarsi di alcune chiavi, ne bastano anche solo due, si assiste a dei salti temporali, dei buchi, possiamo dire, che legano epoche diverse; possono misurare un piede come mille miglia, a seconda del numero di Chiavi riunite: il Barone non crede che tenendo unite tutte e sette le Chiavi, queste apriranno un salto temporale capace di inghiottire il mondo intero e far saltare chiunque da un'epoca all'altra quando anche solo facesse un passo.
Non c'è molto tempo, sarò breve; ci troviamo nei pressi del mio villaggio, riconosco questi miei alberi, grazie agli Spiriti! Dobbiamo subito andare a trovare lo Stregone, egli riuscirà a percepire un salto temporale che ci porti dal Dottor Tempesta, colui che mi ha mandato dal mio futuro a proteggere la Custode. Ci sei fin qui?”
Carlotta annuì, anche se in realtà aveva la testa che esplodeva di domande.
“Non è necessario che tu capisca tutto, Carlotta. Neanche io capisco perché tu sia qui, in questo momento, e perché tu sia stata coinvolta in questa faccenda, ma sta pur certa che non ti abbandonerò: solo perché il tuo popolo ha cancellato la nostra storia e finge di non averci mai conosciuti, scambiandoci per un popolo che chiamate Pellerossa, io non serbo rancore, vedo nei tuoi occhi che hai un animo buono, e tenterò in ogni modo di riportarti nella tua epoca sana e salva. Ora però ti prego, ho bisogno che tu ti fidi di me e faccia quello che ti dico.”
Carlotta annuì di nuovo. Cosa le restava, se non la flebile speranza che le offriva quella strana ragazza?Si alzarono, e presero a correre mano nella mano. Sembrava che Verhit sapesse esattamente dove stava andando. La ragazza che la seguiva, dal canto suo, cercava di non pensare troppo: aveva paura, paura di non poter tornare alla triste monotonia della sua vita. Ora che tutto, anche la sua vita forse, era messo in discussione, le mancava più che mai. E la signora Moiraine?
Sull'Autrice
Mi chiamo Debora, non ho ancora diciotto anni ma la mia passione per la scrittura ha raggiunto la maturità già da un pezzo.. mi piace il verde, il sole, la pioggia ma non gli ombrelli, e le gonne lunghe. Amo il fantasy, ma non voglio dirlo troppo forte perché non ho ancora finito di leggere il Signore degli Anelli
Contatti Web
http://it.20lines.com/profile/12156
http://scriptorhyacinthooculos.wordpress.com/
sabato 10 maggio 2014
GeekLife ∞ Let's Learn to Code!
Bentornati sulle webpagine della rubrica GeekLife! Vi siamo mancati? ;)
Oggi voglio lanciarvi una sfida. Pensate che scrivere codice, ovvero programmare, sia roba da programmatori? Sbagliato!
Programmare, a un livello base, è alla portata di tutti e con questo post ve lo dimostro.
Okay, okay, magari non tutti diventeremo dei Big dell'informatica, ma nel mondo iperconnesso di oggi potrebbe tornare utile sapere come fanno le macchine a comunicare.
La piattaforma che vi presento in questo post si chiama Codecademy, ha il grande vantaggio di essere gratuita e accessibile anche e soprattutto ai principianti; inoltre potete accedervi con diverse lingue. Purtroppo manca l'italiano, ma se masticate l'inglese, il francese o lo spagnolo potete scegliere una di queste, per dialogare con la piattaforma. L'inglese è la lingua di default.
Siete pronti? Cliccate sul link di Codecademy e cominciamo la nostra avventura nel mondo della programmazione!
Codecademy accoglie i visitatori con questa schermata, molto semplice, pulita e funzionale.
Vedete il box a sinistra? La sua funzione è quella di invitare i visitatori a testare una delle funzioni principali del sito, cioè scrivere codice. Una sorta di tutorial, se volete. Per completarlo basta seguire le istruzioni.
Et Voilà! Avete appena fatto il vostro primo passo nel meraviglioso mondo della programmazione!
Una volta terminato il tutorial (dopo aver inserito la vostra email per far calcolare al programma quanti caratteri contiene), Codecademy si congratula con voi {Nice Job!} e vi invita a registrarvi per continuare il vostro percorso da programmatori in erba. Il sign up è gratuito, come tutte le funzioni della piattaforma. Cliccate dunque sul bottone SIGN UP.
Potete registrarvi su Codecademy passando da uno dei vostri account social (Facebook, Google+, Twitter) oppure con email e password. Io ho scelto il buon vecchio metodo email+password. In questa sede Codecademy vi chiede anche di scegliere uno username, che sarà la vostra identità sulla piattaforma. Se volete collegare i vostri account social a Codecademy lo potete fare anche in un secondo momento, dalla schermata dei Settings. Scegliete dunque il metodo di iscrizione che preferite e LET'S GET STARTED! ;)
Se è la prima volta che entrate in Codecademy probabilmente vi accoglierà questa schermata; io ero già registrata sul sito da prima del redesign e quindi nel mio caso mi manda direttamente a una schermata in cui vengono mostrati i miei progressi.
Ma parliamo della schermata Learn, che è quella mostrata nelle precedenti immagini. Da qui è possibile scegliere il proprio percorso. Potete cominciare dal tutorial "Build a Professional Website" cliccando sul tasto START sotto l'immagine, oppure, scrollando la pagina, scegliere uno dei linguaggi di programmazioni mostrati nella seconda figura. Come potete notare per ogni linguaggio ci sono alcune righe di introduzione che spiegano di cosa si tratta e per cosa si usa.
Io ho scelto due percorsi: Python e HTML/CSS.
Codecamy è ideato per insegnarvi a scrivere codice in modo interattivo e immediato. Non troverete noiose schermate di istruzioni in stile Manuale dell'Utente da leggere, sottolineare, sintetizzare e assimilare. No. Una volta scelto il linguaggio che volete imparare verrete trasportati direttamente in una schermata come quella mostrata sotto:
Questa è la vostra area di lavoro e il metodo principale d'interazione con la piattaforma.
Nella colonna a sinistra ci sono alcune righe d'introduzione alle funzioni che userete nell'esercizio e le istrizioni per completare l'esercizio. Ma vediamo la schermata più in dettaglio.
Nella colonna sinistra vedete evidenziate le istruzioni per scrivere il programma. Nella schermata nera chiamata script.py andrete a scrivere il vostro programma. Nel boxino a destra potete testare se il vostro programma funziona. Quando avete fatto tutto potete passare alla prossima lezione (in verde, in basso).
Se non capite cosa ho scritto nel programma, niente paura! Io sono al 24% nel completamento del mio percorso di apprendimento del linguaggio di programmazione Python. Nello specifico, significa che ho già cominciato a scrivere i miei primi (semplicissimi) programmi.
Vedete l'iconcina Me con il mio avatar, nell'angolo in alto a destra? Da lì posso accedere al mio Profilo e dal mio profilo controllare i progressi che ho fatto con i percorsi che ho intrapreso.
Codecademy per ogni obiettivo sbloccato ti conferisce anche una medaglia (badge), un premio e insieme un incoraggiamento per continuare il proprio percorso formativo.
Che ne dite, accettate la sfida?
Oggi voglio lanciarvi una sfida. Pensate che scrivere codice, ovvero programmare, sia roba da programmatori? Sbagliato!
Programmare, a un livello base, è alla portata di tutti e con questo post ve lo dimostro.
Okay, okay, magari non tutti diventeremo dei Big dell'informatica, ma nel mondo iperconnesso di oggi potrebbe tornare utile sapere come fanno le macchine a comunicare.
La piattaforma che vi presento in questo post si chiama Codecademy, ha il grande vantaggio di essere gratuita e accessibile anche e soprattutto ai principianti; inoltre potete accedervi con diverse lingue. Purtroppo manca l'italiano, ma se masticate l'inglese, il francese o lo spagnolo potete scegliere una di queste, per dialogare con la piattaforma. L'inglese è la lingua di default.
Siete pronti? Cliccate sul link di Codecademy e cominciamo la nostra avventura nel mondo della programmazione!
Codecademy accoglie i visitatori con questa schermata, molto semplice, pulita e funzionale.
Vedete il box a sinistra? La sua funzione è quella di invitare i visitatori a testare una delle funzioni principali del sito, cioè scrivere codice. Una sorta di tutorial, se volete. Per completarlo basta seguire le istruzioni.
Et Voilà! Avete appena fatto il vostro primo passo nel meraviglioso mondo della programmazione!
Una volta terminato il tutorial (dopo aver inserito la vostra email per far calcolare al programma quanti caratteri contiene), Codecademy si congratula con voi {Nice Job!} e vi invita a registrarvi per continuare il vostro percorso da programmatori in erba. Il sign up è gratuito, come tutte le funzioni della piattaforma. Cliccate dunque sul bottone SIGN UP.
Potete registrarvi su Codecademy passando da uno dei vostri account social (Facebook, Google+, Twitter) oppure con email e password. Io ho scelto il buon vecchio metodo email+password. In questa sede Codecademy vi chiede anche di scegliere uno username, che sarà la vostra identità sulla piattaforma. Se volete collegare i vostri account social a Codecademy lo potete fare anche in un secondo momento, dalla schermata dei Settings. Scegliete dunque il metodo di iscrizione che preferite e LET'S GET STARTED! ;)
Se è la prima volta che entrate in Codecademy probabilmente vi accoglierà questa schermata; io ero già registrata sul sito da prima del redesign e quindi nel mio caso mi manda direttamente a una schermata in cui vengono mostrati i miei progressi.
Ma parliamo della schermata Learn, che è quella mostrata nelle precedenti immagini. Da qui è possibile scegliere il proprio percorso. Potete cominciare dal tutorial "Build a Professional Website" cliccando sul tasto START sotto l'immagine, oppure, scrollando la pagina, scegliere uno dei linguaggi di programmazioni mostrati nella seconda figura. Come potete notare per ogni linguaggio ci sono alcune righe di introduzione che spiegano di cosa si tratta e per cosa si usa.
Io ho scelto due percorsi: Python e HTML/CSS.
Codecamy è ideato per insegnarvi a scrivere codice in modo interattivo e immediato. Non troverete noiose schermate di istruzioni in stile Manuale dell'Utente da leggere, sottolineare, sintetizzare e assimilare. No. Una volta scelto il linguaggio che volete imparare verrete trasportati direttamente in una schermata come quella mostrata sotto:
Questa è la vostra area di lavoro e il metodo principale d'interazione con la piattaforma.
Nella colonna a sinistra ci sono alcune righe d'introduzione alle funzioni che userete nell'esercizio e le istrizioni per completare l'esercizio. Ma vediamo la schermata più in dettaglio.
Nella colonna sinistra vedete evidenziate le istruzioni per scrivere il programma. Nella schermata nera chiamata script.py andrete a scrivere il vostro programma. Nel boxino a destra potete testare se il vostro programma funziona. Quando avete fatto tutto potete passare alla prossima lezione (in verde, in basso).
Se non capite cosa ho scritto nel programma, niente paura! Io sono al 24% nel completamento del mio percorso di apprendimento del linguaggio di programmazione Python. Nello specifico, significa che ho già cominciato a scrivere i miei primi (semplicissimi) programmi.
Vedete l'iconcina Me con il mio avatar, nell'angolo in alto a destra? Da lì posso accedere al mio Profilo e dal mio profilo controllare i progressi che ho fatto con i percorsi che ho intrapreso.
Codecademy per ogni obiettivo sbloccato ti conferisce anche una medaglia (badge), un premio e insieme un incoraggiamento per continuare il proprio percorso formativo.
Che ne dite, accettate la sfida?
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