Ricordate il gioco delle parole? Quello dove vi diamo due parole e voi scrivete un racconto? Ecco, questa è una variante del gioco, in cui vi diamo un incipit e una parola e voi continuate a raccontare aggiungendo nuovi capitoli a un romanzo collettivo. Non so se funzionerà, ma voglio provarci lo stesso.
La parola che ho scelto per questo gioco è clessidra. Il romanzo è da ascrivere nei generi fantasy/romance/paranormal/young adult. Niente contenuti maturi, unica regola insindacabile.
Potete scrivere la vostra continuazione:
- nei commenti a questo post;
- nella nostra community Google+, sezione WebStories, hashtag #clessidra;
- nel gruppo Facebook, hashtag #webstories, #clessidra;
- inviare i vostri contributi via email a wipatelier@gmail.com, scrivendo nel campo Oggetto "racconto progetto clessidra".
NB: chi non avesse già scritto con noi, o non fa parte della community/gruppoFb, deve allegare al suo pezzo una mini-biografia e i suoi recapiti web (questi sono facoltativi), in modo che possiamo attribuire correttamente il capitolo a chi lo ha scritto!
Utilizziamo una licenza CC-BY-NC-ND per tutti i contenuti del blog, che si applica anche a questo progetto.
Se avete qualsiasi dubbio/perplessità/domanda esprimeteli pure nei commenti.
Speriamo che parteciperete numerosi!
L'incipit del Progetto Clessidra
“In un vicoletto del paese c'era questo negozio antiquario. La proprietaria era un'anziana signora molto distinta. Ai suoi tempi doveva essere stata bella. Tra le rughe del volto era ancora possibile scorgere i segni dell'antica bellezza. Era una donnina magra, di quelle vecchiette piccole e asciutte, ma portava la vecchiaia con grande dignità. Vestiva con eleganza e buon gusto, un po' fuori moda e portava i capelli d'argento in una crocchia. Tutto in lei era molto curato e non rinunciava a un particolare frivolo, come un fermaglio per i capelli, un cammeo o una collana, cimeli di un'epoca passata, che facevano intravvedere la giovane donna che era stata, dietro la maschera di rughe. O almeno, così immaginava Carlotta.
La signora era una persona molto gentile. Invitava sempre Carlotta a prendere un té e dei dolcetti nel suo appartamento sopra il negozio; le lasciava sfogliare i preziosi tomi della sua biblioteca.
"I libri sono più contenti se qualcuno li sfoglia" diceva la signora, "Sono tristi quando stanno sugli scaffali a prendere polvere. Vogliono raccontarti la loro storia."
Carlotta era un'adolescente atipica. Non l'agitavano le stesse passioni di cui erano preda i suoi coetanei. Era una quindicenne pacifica, timida e riservata, un po' infantile, e come avrebbe potuto non esserlo, quando il suo corpo, a tredici anni, aveva deciso, contro la sua volontà, di smettere di crescere!
Ma se fosse diventata una persona come la signora Moiraine, da vecchia, non le sarebbe dispiaciuto rimanere piccola, anche se non le piaceva essere grassotella e quella nuovola di capelli rossi, poi, la odiava e anche le lentiggini!
"Pel di carota!" la chiamavano i compagni di scuola {che fantasia!}.
Carlotta era matura per la sua età, eppure c'era un lato di lei che era rimasto infantile e che le era caro e custodiva gelosamente.
Con i suoi coetanei faceva fatica a parlare, si trovava meglio con gli adulti. Soprattutto le persone anziane e sole, avevano così tante storie da raccontare!
Carlotta scriveva anche le sue, di storie, ma erano un affare privato. Non ci teneva a farle leggere nemmeno ai genitori, per non parlare del fratello che già la guardava come un ufo e la scherniva davanti ai suoi amici.
"Perché mi è capitata una sorella così strana?"
Carlotta di amici non ne aveva bisogno. I suoi amici immaginari bastavano e avanzavano. Intratteneva lunghe chiacchierate con loro e intesseva storie per loro.
Di fronte al negozio antiquario c'era una pasticceria alla quale Carlotta soleva andare spesso. Era innamorata dei loro rotolini al limone. Nel negozio della signora Moiraine c'era entrata per curiosità ed era rimasta affascinata dai meravigliosi oggetti di epoche passate in fila sugli scaffali, ognuno con la sua storia da raccontare. Era filata dritta al banco e aveva investito la proprietaria di domande. La signora aveva preso subito in simpatia Carlotta.
Moiraine si presentava ogni giorno in negozio con un vestito diverso, ma un particolare non mancava mai, un ciondolo a forma di clessidra che pendeva da una catenella d'argento. Lo indossava sempre. Carlotta non l'aveva mai vista senza.„
In bocca al lupo per il progetto! La scrittura collettiva dà tante soddisfazioni ma è anche un territorio insidioso... vi auguro dunque un buon viaggio!
RispondiEliminaGrazie, Romina. Se ti va puoi partecipare anche tu. Sei sempre la benvenuta sul blog. ;)
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