La lancia squarciò il cielo e lo
trafisse al cuore. Illuminò il cielo e gettò nell'ombra la terra.
Gli alberi si spogliarono delle loro
foglie e rimasero scheletrici e brulli come d'inverno. Dita ossute
protese verso il cielo a implorare il perdono del Dio.
Il Dio era adirato.
Chi mai avrebbe potuto placare la sua
ira?
Il cielo si macchiò di nuvole
stratificate fatte a pezzi dal passaggio della lancia divina e si
sparsero come sangue su un lenzuolo bianco.
L'azzurro celeste fu sacrificato...ma
era abbastanza? La divinità avrebbe placato la sua sete di vendetta
oppure anche la terra sarebbe stata travolta dalla sua furia?
Ira funesta.
Il vento lambì la terre e le
abitazioni degli umani, schiaffeggiò i loro volti, mentre cercavano
di rientrare nelle loro case al riparo, con la speranza che quelle
quattro mura li avrebbero protetti dalla divina furia.
Il Dio non riusciva a placare la sua
grande ira. Sacrificare il cielo e spogliare gli alberi delle tenere
foglie di primavera non era servito. Perché i suoi devoti figli
l'avevano offeso e sfidato, perché!
Perché la Divinità era stata
costretta a punirli così duramente?
Il vento crebbe. Creò un mulinello di
oscure nuvole che avvolsero l'incarnazione divina del Dio e lo
occultarono alla vista dei suoi figli rinnegati. Essi avrebbero
conosciuto l'entità della sua furiosa ira in tutta la sua potenza.
Era pronto a distruggere tutto.
Fuoco sacro crebbe tra le sue mani e
irradiò di luce le scure nuvole. Avrebbe dato alle fiamme la terra,
avrebbe raso al suolo ogni insediamento umano, avrebbe distrutto ogni
cenno di vita animale e vegetale.
E poi, forse, avrebbe ricostruito.
Il Dio continuò a far crescere il
fuoco tra le sue grandi mani. Potente, rosso come il sangue e caldo
come non si sarebbe mai potuto immaginare.
Si preparò a lanciarlo sulla terra
sotto forma forma di una pioggia di lame fiammeggianti e
purificatrici.
Il Dio era pronto a scatenare la sua
potente ira su tutto il mondo, quando udì una flebile invocazione
giungere da quella terra di infedeli che l'avevano rinnegato.
Lieve come il pigolio di un pulcino
appena nato, sottile come il respiro di un bambino neonato, piccolo
come l'esistenza della vita umana sulla terra, la preghiera si alzava
in cielo fino a giungere alle orecchie della Divinità adirata.
La voce, quella sola voce di donna
implorava il perdono del Dio per la sua gente e per il mondo intero.
Incuriosito e intenerito il Dio sbirciò
da una fessura tra le nuvole oscure e vide una fanciulla, una sola
fanciulla inginocchiata sul culmine della collina sacra, con le mani
giunte in preghiera, il capo coperto da un velo scuro e i piedi
sanguinanti per aver raggiunto il luogo a piedi.
Pregava la clemenza della Divinità,
pregava senza sosta, avrebbe pregato fino a morire per placare la sua
ira funesta.
Il Dio esitò.
Si impietosì.
Il fuoco tra le sue mani si rimpicciolì
fino a scomparire.
E come segno di ritrovata armonia,
illuminò l'orizzonte di luce dorata.
Fine
Spero che la storia che queste immagini
mi hanno ispirato vi sia piaciuta!
Buona Pasqua e Pasquetta a Tutti!!
Alla prossima:-)
Auguri un po' in ritardo. Interessante il racconto e bellissime le foto.
RispondiEliminaOh, cavolo! Scusa il ritardo nelle condivisioni social, Chiara! Sono riuscita a collegarmi al blog solo oggi!
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