mercoledì 25 aprile 2012

Io, il 25 aprile e la Liberazione

E' da qualche giorno che sono evanescente sul blog. Lo so non si dovrebbe, ma ho una buona motivazione: impegni di lavoro hanno preso tutte le mie energie psicofisiche col risultato di avermi distratto da questa bella realtà web.
Oggi è il 25 aprile. La liberazione. Se questo post l'avessi pensato per la parola del giorno, questa probabilmente sarebbe stata quella che avrei messo.
Ma oggi non voglio dare una parola a questo giorno che l'ha già perfetta ed evocativa quanto basta.
Oggi vorrei pensare al significato che ha per me questo giorno.
Esso è importante. Importante da celebrare, importante da ricordare; sarebbe ancora meglio ricordarlo ogni giorno dell'anno perché l'abisso che si è toccato col nazifascismo non si ripeta mai più.
Io non c'ero.
Ma l'ho studiato, e ho avuto parenti che l'hanno vissuto e un po' mi hanno raccontato. Adesso non si capisce come si è potuto arrivare a una tale follia. Sembra innaturale, illogico. Ci si chiede: come hanno potuto farlo quello che vivevano in quegli anni? Come potevano credere e seguire il fascismo in Italia e il nazismo in Germania? A volte si stenta a concepirlo, credo.
Mi si può obbiettare che usavano la forza per radunare le folle, che c'erano gli squadristi, che c'era un sistema che già dall'infanzia educavano i bimbi a quei principi. E' vero. E' tutto vero. Ma c'erano persone che ci credevano davvero. Davvero trovavano quegli ideali saggi e buoni e li seguivano per passione e non perché costretti.
Di qui la follia. La follia di quelli che sono stati carnefici che hanno deportato, ammazzato, umiliato.
Tuttò ciò, tuttavia, ha reso forte e tenace il sentimento di quelli che volevano resistere, di quelli che volevano togliere l'Italia e gli italiani da quella cappa di ideali sbagliati e dal giogo del Duce.
Così è fiorita la Resistenza, forse il momento più alto in cui il popolo italico ha espresso tutto il suo valore che ha portato alla liberazione dell'intera penisola.
Quando finisce una guerra, o un periodo brutto in generale, si ha voglia di cambiare, di fare, di migliorare.
Ecco, io vorrei che questo slancio positivo ci fosse sempre. Dovremmo sempre ricordare il sacrificio di gente come noi che ci ha permesso di vivere nella realtà che stiamo vivendo e dovremmo onorare la loro memoria cercando di essere propositivi e di innovarci seguendo il buonsenso e il grande senso interiore di cui siamo dotati.
Non dobbiamo cedere alla tentazione di rimanere mollemente seduti ad aspettare che le cose accadano. Dovremmo darci una scossa e farle accadere noi, dandoci una mano quando è possibile.
Perché se c'è una cosa bella, che sbuca fuori come una tenera primula sotto la neve dell'inverno, è l'umanità, il senso si appartenenza, la solidarietà di cui siamo capaci quando le cose vanno male. E... francamente ne vado fiera.
Così, dopo questa ventata di sentimento patriottico, vi lascio col testo di “Bella Ciao” canzone che ha un testo che, a mio parere, pare una poesia.

“Una mattina mi son svegliato,
o bella, ciao! bella, ciao! bella, ciao, ciao, ciao!
Una mattina mi son svegliato
e ho trovato l'invasor.

O partigiano, portami via,
o bella, ciao! bella, ciao! bella, ciao, ciao, ciao!
O partigiano, portami via,
ché mi sento di morir.

E se io muoio da partigiano,
o bella, ciao! bella, ciao! bella, ciao, ciao, ciao!
E se io muoio da partigiano,
tu mi devi seppellir.

E seppellire lassù in montagna,
o bella, ciao! bella, ciao! bella, ciao, ciao, ciao!
E seppellire lassù in montagna
sotto l'ombra di un bel fior.

E le genti che passeranno
o bella, ciao! bella, ciao! bella, ciao, ciao, ciao!
E le genti che passeranno
Ti diranno «Che bel fior!»

«È questo il fiore del partigiano»,
o bella, ciao! bella, ciao! bella, ciao, ciao, ciao!
«È questo il fiore del partigiano
morto per la libertà!»”

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