giovedì 5 aprile 2012

Scritture Pratiche: come si scrive un saggio

«Lo scopo principale di un saggio è quello di convincere il lettore della bontà di una tesi.
Se non si ha una tesi da sostenere, non vale la pena di scrivere un saggio.

Se si hanno buoni argomenti, si può difendere qualunque tesi.
Quello che non si deve proprio fare è scrivere un saggio senza avere niente da dire.»
Come si comincia

La prima cosa di cui dobbiamo preoccuparci nel momento in cui ci accingiamo a scrivere è quello di chiarirci le idee, per sapere cosa noi stessi pensiamo veramente sull’argomento.
La prima cosa da non fare è di preoccuparci chi leggerà il nostro saggio.
La politica più prudente è quella di immaginare di rivolgersi a persone che non sono disposte a darci ragione. Non dobbiamo fare propaganda, ma ragionare onestamente.


La letteratura sull’argomento

Per chiarirsi le idee bisogna leggere quello che è stato scritto in proposito, la letteratura sull’argomento.
Una buona conoscenza della letteratura è sempre raccomandabile, ma non è tutto.
Una rassegna della letteratura potrà occupare un certo spazio, ma non tutto lo spazio.
Una volta che si sia riconosciuto che l’esame delle diverse posizioni presenti nella letteratura sul nostro argomento ha solo un valore strumentale, sarà più facile evitare l’errore di eccedere nei dettagli storici.
Un saggio non deve contenere niente che non serva a sostenere nel modo più convincente la sua tesi.

Decidere che cosa si vuol sostenere

Quando saremo convinti di avere le idee abbastanza chiare, dovremo decidere quale sarà la nostra tesi principale.
In primo luogo non dobbiamo aspettare a scrivere finché non abbiamo le idee del tutto chiare, perché dobbiamo aspettarci di scoprire, scrivendo, di doverle modificare.
In secondo luogo, è possibile pensare di avere le idee chiare e tuttavia non saper distinguere che cosa viene prima e che cosa viene dopo, le premesse dalle conclusioni.
Dobbiamo sapere quali parti delle nostre convinzioni si possono prendere come punto di partenza per convincere gli altri del resto e anche quali concessioni possiamo fare senza rinunciare ai punti che ci stanno più a cuore e che giudichiamo più saldi.
Non c’è bisogno che la tesi che si vuol sostenere sia originale.
Anche un’argomentazione solida, chiara e ordinata a favore di una tesi che è già stata sostenuta da qualcun altro con argomenti simili ma più complessi o più confusi può essere utile.
In generale, criticare con buone ragioni una tesi sostenuta da qualcun altro fa avanzare la conoscenza tanto quanto sostenere con buone ragioni una tesi propria.

Formulazione la tesi

Una volta scelta la nostra tesi, dobbiamo cercare di formularla con precisione e chiarezza.
Dovremo definire con attenzione il significato dei termini che vogliamo impiegare.
Regola generale: non si deve mai usare un termine prima di averlo definito.

Gli argomenti

Per disporre gli argomenti con cui si intende sostenere la tesi è utile aiutarsi con appunti e diagrammi: la tesi richiede un’argomentazione complessa, fatta di molti passaggi intermedi.

Le assunzioni

La scelta delle assunzioni da cui partire dipende da diversi fattori.
In certi casi può darsi che per sostenere la conclusione a cui vogliamo arrivare non riusciamo a trovare se non un unico argomento, a partire da certe premesse che non sappiamo come sostenere a loro volta con argomenti. In questo caso, possiamo solo sperare che chi ci legge le trovi convincenti.
A volte disponiamo invece di diversi argomenti. In questo caso dobbiamo preoccuparci di chi siano i nostri lettori. Sapere che coloro a cui ci rivolgiamo ritengono vere certe cose, può quantomento farci risparmiare molta fatica.
Dobbiamo immaginare che il nostro lettore non ci sia pregiudizialmente favorevole.
Dobbiamo anche supporre che il lettore non sia stupido, perché se lo fosse probabilmente non varrebbe la pena di scrivere per convincerlo: non saprebbe che farsene dei buoni argomenti.
Quindi possiamo fare appello alla sua intelligenza, ma non possiamo fare assunzioni che egli potrebbe non convidere. In altre parole, immaginare un lettore critico, ma non ostile.
Una buona argomentazione deve prevenire le possibili obiezioni e trovare come rispondere.
E’ importante formulare chiaramente le obiezioni e rispondervi prima che la parola passi agli avversari. In altre parole, prevedere da dove arriverà l’attacco e prevenirlo.

La struttura del saggio

E’ sconsigliabile cominciare dall’introduzione. Generalmente la si scrive alla fine.
L’introduzione deve formulare con grande chiarezza la tesi che si difenderà, in modo che il lettore sappia esattamente che cosa troverà nel saggio, anche se non gli si dice come saranno sviluppati i singoli punti e con quali argomenti saranno difesi.
E’ importante che si presentino le cose come stanno. Una buona introduzione fornirà un aiuto supplementare al lettore e aumenterà la probabilità che capisca bene quello che gli si dirà.
Nell’introduzione meno che mai si possono sprecare le parole per fare affermazioni vuote e generiche.
Dopo l’introduzione è consigliabile suddividere il saggio in sezioni e le sezioni in paragrafi.
Ciascun paragrafo e ciascuna sezione dovrebbero essere dedicati a sostenere un punto e uno solo. Questo aiuta il lettore a cogliere la struttura dell’argomentazione e noi vogliamo che tutto sia perfettamente chiaro. E’ buona norma anche dichiarare all’inizio di ciascuna unità di quale punto essa tratti.

Scrivere con chiarezza

La chiarezza è una virtù e l’oscurità un grave difetto, perché è impossibile convincere di qualcosa che non si capisce bene. E’ nel nostro interesse evitare fraintendimenti.
Un principio sopra tutti deve essere sempre tenuto presente: la chiarezza non è mai troppa e quello che sembra chiaro a noi potrebbe non sembrare chiaro agli altri.
Per scrivere è opportuno seguire alcune regole.
In primo luogo, il rispetto della grammatica e della sintassi italiana è importante. Anche la punteggiatura lo è: serve soprattutto a facilitare la lettura.
La seconda raccomandazione è di evitare periodi lunghi e faticosi. La saggistica non è la letteratura e se volete farvi capire e convincere il lettore, non dovete rendergli la vita difficile.
La terza raccomandazione è di usare il linguaggio con proprietà e di scegliere accuratamente i termini. La stessa precisione con cui vanno definiti i termini che richiedono una definizione, va usata anche con quelli che non la richiedono.
La quarta raccomandazione è di evitare di dire cose ovvie o irrilevanti.
Quinta raccomandazione: non pensate di poter trascurare i dettagli di un’argomentazione e di condensarne l’esposizione solo perché vi rivolgete a lettori esperti della materia e non a un pubblico di incompetenti. Non fate l’errore di credere che un lettore più esperto di voi abbia letto e ricordi perfettamente tutto quello che avete letto voi e non abbia quindi bisogno che gli spieghiate tutto per filo e per segno.
Sesta raccomandazione. Contrariamente a quello che alcuni pensano, non c’è ragione di evitare la prima persona, singolare o plurale, per ricorrere a forme impersonali.
Settima raccomandazione. Se nel corso del lavoro vi accorgete di dover modificare la tesi principale o addirittura di doverla rovesciare, riscrivete tutto dall’inizio.
Ottava raccomandazione. Dopo aver completato una prima stesura, fate una pausa e cercate di dimenticarvi completamente del saggio. Dovete cercare di assumere il punto di vista esterno di un lettore che non vuole farsi convincere facilmente da voi e cerca di smontare con ogni mezzo le vostre argomentazioni. Le critiche e le osservazioni che voi stessi vi farete devono essere incorporate nell’argomentazione, insieme alle risposte che riuscirete a darvi.

Note e citazioni

Citare è inutile. E’ molto più efficace e più facile esporre con parole proprie e in forma compatta e chiara il pensiero degli altri autori, documentando in nota tutti i passi che confermano la vostra interpretazione.
Documentare in nota i passi rilevanti di un autore che state discutendo è sempre doveroso, anche se nel testo non lo citate verbatim. Le citazioni vere e proprie ( ‘...’ ) vanno riservate a quei casi in cui si vuole non solo presentare al lettore il contenuto di un altro autore, ma anche dargli un’idea del modo in cui questi si esprime.

Fonti Bibliografiche

M.Santambrogio, Manuale di scrittura (non creativa), Roma-Bari, Laterza, 2006

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