domenica 8 aprile 2012

Le storie (o quasi)

Oggi mi sono alzato più tardi del solito. Con un leggero mal di testa. Mi capita in questi giorni di vento, giorni che sono a casa a cercare qualcosa e respirare un po' di sano vuoto. Giorni quasi senza parole e parole che non arrivano neppure a fare una storia. Anche piccola. Mi viene allora da pensare alle parole senza giorni.
Vado in cerca di parole in questa domenica di Pasqua scura con le finestre scure e il cortile scuro e ora che ci vedo bene anche in alto il cielo è tornato a farsi scuro, dentro le nuvole e sopra.
Cose che capitano in questi giorni.
Le parole spesso le trattengono i fogli, i taccuini e nei nostri giorni anche i computer. Qui oggi le vado a ricercare e ne trovo di vecchie, di quasi due anni. Pagine di una specie di diario e piccole riflessioni su cosa significa per me scrivere storie. O cercare parole.
Le lascio qui in margine, come una sorpresa trovata nell'uovo di Pasqua. A rileggerle mi sono sembrate inattese, anche per me. Quasi non fossero più mie. Ma capita sempre così quando si scrive cercando parole.
In fondo ai giorni, oltre lo scuro del cortile, con il mal di testa del mattino.
Non troppo presto.

(Nota: a suo tempo le chiamai Lezioni di scrittura. Oggi non so più. Ma non voglio toccarle di nuovo, visto che non sono mie. Quindi le lascio così. Le lascio.)

Prima lezione di scrittura creativa
30 Luglio 2010

Fuori è tornato il sole. Ieri pioggia e burrasca. In cortile l’asfalto è ancora bagnato. Ho appena finito di mangiare e sto scrivendo. Ho mangiato: 4 olive taggiasche con pane e formaggio, 10 cucchiai d’insalata di riso, 2 fette di speck. Ho bevuto un bicchiere di vino bianco Placido Rizzotto, dalle terre di Sicilia sequestrate alla mafia.
Sto mettendo in fila, sopra uno scaffale basso, alcuni libri. Tra questi ce n’è uno di David Mamet, Note in margine a una tovaglia, una serie di riflessioni sulla scrittura. Al cinema e in teatro. Scrive Mamet a un certo punto: “seguire la trama e non barare”.
Ecco un buon punto d’inizio. Anche una svolta. Due cose in una frase sola:
Seguire la trama
Non barare
Forse basta questo. È semplice, ma come ogni cosa semplice è maledettamente difficile da fare. Da pensare forse meno. Semplice da fare. Quindi difficile.
Hemingway da qualche parte diceva che quando uno scrive, se scrive per davvero, anche se ha in testa delle cose, non sa mai cosa succede. Davvero.
Uno parte con l’idea di scrivere l’elenco di quello che ha mangiato. Poi qualcosa succede. Ci sono parole che s’infilano tra altre parole e altre cose. Una trama forse.
Non barare.
Appunto.

Seconda lezione di scrittura creativa
2 agosto 2010

È lunedì ed è quasi finita la mattina. Questa notte per diversi motivi non ho dormito. Ho camminato tra i resti della fiera e mi sono fermato in un bar a leggere i giornali, bere un cappuccino e parlare con un amico. Abbiamo in testa tutti e due la storia di un uomo che costruiva pagliai, con un nome che ricorda il pianeta Saturno. Ora mi sto preparando da mangiare con alcuni avanzi. Strappo con le mani foglie larghe d’insalata verde, metto sopra quel che rimane di una scatola di mais dolce. Snocciolo due tipi di olive: le nere giganti di Cerignola e alcune verdi piccanti siciliane. Cospargo con una manciata di gomasio (sesamo tostato con sale integrale), mentre sotto il rubinetto dell’acqua fresca passo i pomodori di Pachino. Tolgo dal cellophane una mozzarella fiordilatte e da due piccoli rami alcune grandi foglie di basilico, dono di mia zia Renata. Il basilico mi hanno insegnato di tagliarlo con le forbici a liste. Così mantiene il profumo intatto. Metto tutto insieme con calma e poi ancora gomasio e un filo di aceto balsamico aragosta e infine olio extravergine d’oliva. Mangio piano senza troppo mescolare, un pane arabo morbido in tavola, un bicchiere d’acqua, due fette di speck e una losanga sottile di formaggio erborinato di capra. Sono solo in cucina e c’è silenzio. Ora che scrivo penso che ho preparato il pranzo con calma, cura e attenzione. Ho cercato di essere preciso. Penso a quello che una volta ho letto in una pagina di Carver sulla scrittura: precisione, lentezza, gesti misurati e pazienza. Le storie arrivano solo quando le abbiamo aspettate abbastanza, quando davvero ci prendiamo cura delle parole, quando ancora non le conosciamo fino in fondo.

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