giovedì 6 novembre 2014

Qui si rischia di chiudere

Cari lettori,
Intanto volevo scusarmi con voi perché lo iato si è protratto più a lungo di quanto non avrei voluto. Non è che non lo avessi previsto; avevo messo in conto che, se avessimo sospeso le attività, poi sarebbe stato difficile ripartire. Non è neanche che non avessi previsto la peggiore delle eventualità e cioè di non riuscire a ripartire affatto. Avevo messo in conto entrambe le eventualità e delle due temo che si verificherà la seconda — se non si sta già verificando, comunque succederà a breve.
Il fatto è che non è che manchi volontà da parte mia di riprendere le attività e portare avanti il progetto, ma, se sul blog a scrivere resto solo io, allora tanto varrebbe spostare tutte le attività sul mio blog personale. Interloquire con una sola voce (la mia) non è lo spirito con cui ho aperto Word in Progress.
Word in Progress vuole essere un'esperienza a più voci, un luogo d'incontro per gli appassionati di lettura e scrittura. Al tempo stesso non è un magazine e nemmeno un lit-blog o un booksblog tout court. È un blog che vorrebbe essere a più voci, un luogo d'incontro e di scambio d'esperienze e di idee.
Infatti quando siamo partiti a scrivere sul blog eravamo in 3, io, Chiara ed Emanuele. Ora, io e Chiara sapevamo bene che Emanuele non avrebbe potuto continuare a lungo, perché, a differenza di me, che sono ancora una studentessa (lo so, mi ha preso il tardi ma io ho una capacità di memorizzazione che fa schifo e mi ci vuole il doppio del tempo a mandare a memoria la montagna di nozioni che ci chiedono di ingollare nelle università italiane) e di Chiara, che è un tecnico in un'azienda che fa statistiche per la pubblicità, Emanuele è scrittore, insegnante, amministratore unico del nostro cinema-teatro, padre di famiglia e, di recente, consigliere comunale; è chiaro che il carico di lavoro rispetto a me e Chiara è molto più gravoso per Emanuele.
Anche Chiara, rispetto a me, ha un carico di lavoro molto più gravoso.
Sì, insomma, ci siamo capiti: io sono quella che ha più tempo libero.
Infatti il progetto del blog è venuto in mente a me; mi considero fortunata che Chiara ed Emanuele abbiano voluto aiutarmi a lanciarlo e che, pur tra tutti i loro impegni, mi abbiano accompagnata in questa avventura per una parte del cammino. Emanuele solo all'inizio. Chiara fino a questa estate, quando mi ha chiesto di potersi congedare per un periodo dalle attività del blog per motivi di lavoro. Entrambe speravamo di ricominciare in autunno, anche se ormai siamo in novembre e sono già passati due mesi di troppo.
Nel frattempo Eleonora, che ha creato per noi le grafiche della testata e delle icone del menu, mi ha contattata per dirmi che anche lei ha troppi impegni e che non riuscirà a continuare. Le grafiche le ha disegnate a titolo gratuito e nei ritagli di tempo, ma anche lei ha un lavoro a tutti gli effetti, che è quello di illustratrice presso lo studio di grafica Il laboratorio e quindi non ho voluto insistere.
Purtroppo la realtà dei fatti è che tutti quelli che hanno collaborato a Word in Progress, lo hanno fatto gratuitamente e io non posso permettermi di fare un discorso di retribuzioni e quindi se mi si chiede di sganciarsi dal blog per esigenze lavorative, io non posso mettermi a protestare, fare i capricci, recriminare e dire di no, perché chi lavora lo fa per guadagnarsi il pane, pagare le bollette, non perdere il lavoro e ha tutto il mio rispetto.
Quindi?
Quindi urge prendere delle decisioni. Per prima cosa vorrei chiarire che per me, scrivere blog (ne ho diversi) non è una perdita di tempo e nemmeno un hobby. Lo considero come un lavoro, che faccio senza vedere l'ombra di un quattrino, ok, ma è tutta esperienza da mettere a curricolo e chissà che non mi permetta di trovare un lavoro vero e proprio, un domani?
Ne consegue che vorrei continuare con Word in Progress se e solo se chi vorrà (continuare a) scriverlo con me facesse un piccolo sforzo di buona volontà e volesse mettersi in un'ottica, diciamo così, professionale. Oddio non chiedo di scalare le montagne, ma di rispettare le consegne, questo sì. Il che vorrebbe dire, garantire almeno un post ogni due settimane (non volermene, Chiara).
Sottolineo che sarebbe in ogni caso collaborazione a titolo gratuito, perché io non posso pagarvi (!!!).
Con questo post non intendo fare polemica, puntare il dito, distribuire colpe, anche se forse il tono potrebbe essere venuto fuori amaro; io sono sardonica per natura e queste cose mi pesavano sullo stomaco da un sacco di tempo. Perché io sono una persona che le cose quando le fa le vuole fare per bene.
Perché quando mi impegno in un progetto (sarà caparbietà) vorrei portarlo avanti nel modo migliore possibile.
Infine perché io la scrittura non la considero una perdita di tempo. Scrivere comporta perdere del tempo; questo lo sanno tutti, quelli che scrivono. Perché non è che uno si mette davanti alla pagina bianca o al computer e comincia a scrivere e bam! come per magia alla fine della giornata ha prodotto una bozza di 50.000 parole. No, non funziona così. Chi scrive generi che richiedono ricerca, fra l'altro, come il romanzo storico, devono spendere una parte del loro tempo (anche grossa) a fare, appunto, ricerca. Ma anche chi scrive di fantasia non lo fa affidandosi unicamente alla sua fantasia. Ma questo discorso, magari,   lo affronterò un'altra volta.
Scrivere è un mestiere. Un mestiere equiparabile a quello di un artigiano.
Richiede tempo, volontà, lavoro di cesello, un apprendistato. Ma anche questo discorso, se ne avrò l'occasione, lo affronteremo in un altro momento.
È solo per farvi capire che io le cose quando le faccio le faccio sul serio.
A chi collabora con me vorrei chiedere la stessa serietà; oppure che mi si dica onestamente che no, tu non puoi pagarmi, io non ho tempo da perdere e quindi questa collaborazione non s'ha da fare! (cit. manzoniana)
Nel weekend posterò un avviso con le posizioni aperte e una email a cui potrete inviare la vostra candidatura. Ragazzi, voglio sottolineare che NON POSSO pagarvi, perché non ho una fonte di reddito, solo un vitalizio nel quale devo far rientrare tutte le spese non strettamente attinenti ai miei studi e per il resto, sono a casa con i miei genitori e a loro non posso chiedere di pagare extra. Fanno già tanto fornendomi vitto, alloggio, tasse universitarie; e la loro infinita pazienza. Quindi se vorrete collaborare, lo farete a titolo gratuito.
Questo non significa che non possiate trarne beneficio. Collaborare a un blog, già di per sè, sarà per voi esperienza che potrete mettere da parte per un futuro lavoro; se poi siete aspiranti scrittori, può essere un modo per far sentire la vostra voce. Ovviamente non siamo una casa editrice, un magazine e nemmeno un booksblog o lit-blog, quindi non equivochiamo: scrivere con noi non vi porterà a pubblicare il vostro best-seller alla Mondadori. Non abbiamo questo potere. Però potrebbe essere un'occasione per confrontarsi e crescere, come scrittori e come persone.
Stavolta, a differenza di altre volte, porrò alcune condizioni, che elencherò nel prossimo post e che mi farebbe piacere rispettaste, perché io non voglio perdere tempo e non voglio farne perdere a voi e soprattutto a chi ci legge.
Non posso garantire che il blog riprenderà le attività; se va male, si chiude.
Il blog resterà online e i materiali inseriti fino a questo punto consultabili; continuerò a curare la pagina e il gruppo Facebook e la community Google+. Ma il blog non sarà aggiornato. 
Chiedo perdono a Chiara, Emanuele ed Eleonora se questa mia sarà per loro un fulmine a ciel sereno ma in tutta coscienza io in queste condizioni non posso e non voglio continuare.