domenica 29 aprile 2012

Cronaca nera: delitto a Gothic Town...

«...E ora, passando alla cronaca cittadina, è nostro dovere informarvi che gothic Town è stata insanguinata da un grave episodio di violenza, accaduto nella giornata di ieri.
Il fattaccio è stato commesso ai danni della Sig.ra V.L. Italiano una privata cittadina che, nel tardo pomeriggio di ieri, si trovava al cento commerciale per fare spese quando è stata avvicinata da tre uomini dal volto occultato da un cappellino che hanno incominciato a importunarla mentre si trovava intenta a riporre la spesa nel bagagliaio della propria auto.
I tre malintenzionati hanno cominciato a insultarla utilizzando prima parolacce e poi frasi sgrammaticate e prive di ogni senso di logica fino ad arrivare a veri e propri sproloqui degni del peggior ubriaco analfabeta che potesse aver vissuto sulla terra.
Virginia Loparlo Italiano, insegnate di lettere, era terrorizzata e sconvolta dallo scempio di congiuntivi e dall'assassinio di tempi verbali che si stava consumando in quel parcheggio.
La cronaca ci racconta che commise l'errore di tentare di correggere la sintassi dei tre giovani delinquenti e venne orribilmente apostrofata con cori da stadio sgrammati e ignoranti.
La sig.ra Italiano tentò di coprirsi le orecchie per paura di essere cotangiata da cotanto spregio della grammatica, ma le vennero messe le braccia a forza dietro la schiena e venne costretta ad udire il loro disprezzo per la lingua italiana.
Non paghi, estrassero una versione economica de "I Promessi Sposi" di Manzoni e cominciarono a leggere, o meglio, a stravolgere la sintassi della grande opera con i loro sproloqui.
La donna, in lacrime, li supplicava di lasciar stare la celeberrima opera del Manzoni e dopo diversi minuti svenne dal dolore per gli sproloqui dei malviventi che se ne andarono, lasciando la donna a terra.
Alcuni passanti, successivamente, vedendola a terra, la soccorsero chiamando l’ambulanza ospedaliera.
Appena arrivati, gli operatori dell’818 prestarono le prime cure alla signora che venne successivamente accompagnata in ospedale dove un agente di polizia era già sul posto per prendere la sua testimonianza.
Alle forze dell'ordine, l'insegnate riferì dell'orrendo crimine linguistico compiuto da quei tre buzzurri ignoranti.
Il caso è stato affidato all'ispettore Virgola, il più grande esperto di crimini linguistici di Gothic Town, il quale ha dichiarato di "voler assolutamente ed in modo inequivocabile e definitivo  sbattere i tre malviventi in cella e condannarli all'istruzione forzata."
Al momento non ci sono nuovi svilppi, ma confidiamo che i criminali siano al più presto consegnati alla giustiza.
Per stasera è tutto. Il prossimo tg verrà trasmesso, come consuetudine, alle 20:30. Buonaserata.»


Una storiella simpatica per far riflettere sullo spregio della lingua italiana che si fa, purtroppo, ormai sempre più spesso non solo nel parlato (che si sa, può succedere, con influenze dialettali ed estere capita di bofonchiare parole o espressioni che non esistono in italiano. Io per prima mi accorgo che, a volte, lo faccio), ma anche nello scritto. E mi dispiace ma nella scrittura non lo tollero. Io anche per scrivere un breve sms mi preoccupo di digitare correttamente le parole e lo rileggo un paio di volte prima di inviarlo. Poi ci sta che  ci siano degli errori di battitura, ma uno su Nmila messaggi, non un paio a messaggio inviato.
Secondo me serve che si ritorni ad amare lo scritto e che ci si senta orgogliosi di aver digitato (ormai il verbo predominante è questo) un messaggio corretto, perchè tante volte è una parola scritta in modo giusto che può cambiarti la vita in meglio.


Fatemi sapere cosa ne pensate!


Ciao! :-)
PS: uno storpiamento ogni tanto all'interno di un messaggio simpatico è anche carino, ma non deve essere la regola. L'errore voluto te lo devi guadagnare, secondo me, sudando sette camicie a scrivere le migliaia di messaggi in modo corretto e ragionato. :-))

sabato 28 aprile 2012

Memorie feline

Ieri sera sono uscita a chiamare il gatto, come faccio sempre verso le dieci e mezza, a meno che lui non si presenti da solo.
Mi sono affacciata alla porta di casa e l'ho chiamato. A un certo punto, mi risponde un miagolio disperato.
Mi è venuto un colpo, ma poi mi sono resa conto che era il gatto della vicina.
Lui, quando chiamo il mio Micio, si presenta sempre, sperando di scroccare un po' di cibo.
Miagola disperato, per impietosire le persone. A volte gli do da mangiare, a volte no. Non voglio che si abitui.
…e poi lui una padrona ce l'ha già!
Si è presentata, silenziosa e discreta come solo i gatti sanno essere, anche la micia Sofia, la gatta della badante.
Sofia è il nome che le ha dato mia mamma. Non so se la badante gliene abbia dato uno tutto suo.
Ora, Sofia di solito accompagnata me e mamma a cercare il gatto dietro casa e giù dalla strada che porta al campo sotto casa mia.
È bravissima a scovare il mio Micio, che è un birichino e, anche se lo chiamiamo, se ne sta quatto quatto tra l'erba…e non risponde.
È un gioco…ma alle volte noi siamo troppo stanche e stressate per assecondarlo.
…e la gatta Sofia?
Beh, lei se ne sta per un po' calma calma, ferma ferma, accucciata sull'erba. Scruta i dintorni. Poi scatta, rivelando il nascondiglio del Micio.
Dicevo, ieri sera si è presentata anche la micia Sofia.
Forse siamo un po' matte, ma io e mamma parliamo al nostro Micio e anche alla gatta Sofia. Se comprendano il nostro linguaggio umano è un mistero.
Il mio gatto e Sofia, rispondono! Nel loro modo gattesco, ma davvero, rispondono. Con una gamma di miagolii diversi e con il linguaggio del corpo.
"Sofia, dov'è il mio Micio? Mi trovi il mio Micio, Sofia?"
Sofia se ne è stata per un po' sulle scale che portano al prato dietro la casa dove abita una cugina della nonna con la badante, di fronte a casa mia.
Poi è partita. Io nel frattempo sono rientrata in casa e ho chiuso la porta. Quindici minuti dopo, sento un miagolio soffice fuori dalla porta.
Apro la porta e il mio Micio si infila in casa facendo una sacco di fusa.
Sarà stata Sofia a trovarlo e a portargli il mio messaggio? Chissà! A me piace crederlo.

mercoledì 25 aprile 2012

Io, il 25 aprile e la Liberazione

E' da qualche giorno che sono evanescente sul blog. Lo so non si dovrebbe, ma ho una buona motivazione: impegni di lavoro hanno preso tutte le mie energie psicofisiche col risultato di avermi distratto da questa bella realtà web.
Oggi è il 25 aprile. La liberazione. Se questo post l'avessi pensato per la parola del giorno, questa probabilmente sarebbe stata quella che avrei messo.
Ma oggi non voglio dare una parola a questo giorno che l'ha già perfetta ed evocativa quanto basta.
Oggi vorrei pensare al significato che ha per me questo giorno.
Esso è importante. Importante da celebrare, importante da ricordare; sarebbe ancora meglio ricordarlo ogni giorno dell'anno perché l'abisso che si è toccato col nazifascismo non si ripeta mai più.
Io non c'ero.
Ma l'ho studiato, e ho avuto parenti che l'hanno vissuto e un po' mi hanno raccontato. Adesso non si capisce come si è potuto arrivare a una tale follia. Sembra innaturale, illogico. Ci si chiede: come hanno potuto farlo quello che vivevano in quegli anni? Come potevano credere e seguire il fascismo in Italia e il nazismo in Germania? A volte si stenta a concepirlo, credo.
Mi si può obbiettare che usavano la forza per radunare le folle, che c'erano gli squadristi, che c'era un sistema che già dall'infanzia educavano i bimbi a quei principi. E' vero. E' tutto vero. Ma c'erano persone che ci credevano davvero. Davvero trovavano quegli ideali saggi e buoni e li seguivano per passione e non perché costretti.
Di qui la follia. La follia di quelli che sono stati carnefici che hanno deportato, ammazzato, umiliato.
Tuttò ciò, tuttavia, ha reso forte e tenace il sentimento di quelli che volevano resistere, di quelli che volevano togliere l'Italia e gli italiani da quella cappa di ideali sbagliati e dal giogo del Duce.
Così è fiorita la Resistenza, forse il momento più alto in cui il popolo italico ha espresso tutto il suo valore che ha portato alla liberazione dell'intera penisola.
Quando finisce una guerra, o un periodo brutto in generale, si ha voglia di cambiare, di fare, di migliorare.
Ecco, io vorrei che questo slancio positivo ci fosse sempre. Dovremmo sempre ricordare il sacrificio di gente come noi che ci ha permesso di vivere nella realtà che stiamo vivendo e dovremmo onorare la loro memoria cercando di essere propositivi e di innovarci seguendo il buonsenso e il grande senso interiore di cui siamo dotati.
Non dobbiamo cedere alla tentazione di rimanere mollemente seduti ad aspettare che le cose accadano. Dovremmo darci una scossa e farle accadere noi, dandoci una mano quando è possibile.
Perché se c'è una cosa bella, che sbuca fuori come una tenera primula sotto la neve dell'inverno, è l'umanità, il senso si appartenenza, la solidarietà di cui siamo capaci quando le cose vanno male. E... francamente ne vado fiera.
Così, dopo questa ventata di sentimento patriottico, vi lascio col testo di “Bella Ciao” canzone che ha un testo che, a mio parere, pare una poesia.

martedì 24 aprile 2012

Scrittura in Pillole: Banana Yoshimoto

Anche queste due citazioni vengono da Un viaggio chiamato vita, di Banana Yoshimoto (Feltrinelli, 2010).

«Io ho comprato una pietra con la forma di un simpatico bruco, e un’altra, più strana, a forma di serpente bianco.
Del bruco il negoziante ha detto che era stato realizzato in epoca Ming, e che nessuno lo ha mai portato addosso, mentre del serpente bianco ho capito solo che si tratta di un oggetto antico. A Taiwan c’è la credenza che la giada già indossata da altri porti male. Questo perché ne avrebbe assorbito tutte le cose negative.
Preoccupata, una volta tornata a Tokyo ho fatto vedere quella pieta a un’amica indovina.
Lei l’ha stretta tra le mani e ha detto: “Prima di ottenere la forma attuale, questa pietra ha lavorato moltissimo sotto forma di semplice pietra. A quell’epoca aveva assorbito tutte le esperienze negative di qualcuno, ne ha sofferto e si è indurita. Però è una brava pietra, che non tirerà mai fuori quelle cattiverie a dar fastidio, e quindi basterà che riposi un po’ per riprendersi. A quel punto penso proprio che potrà lavorare anche per te, ma adesso devi farla riposare”.
Non so se sia vero o no, nessuno può dirlo. Ma la storia nascosta in quella pietra aveva un che di commovente, e al pensiero che dopo molto tempo fosse arrivata fino a me, ho provato una sensazione di tenerezza.»

«Il fatto che degli oggetti scaturiti dalla natura, modellati con amore dalle mani dell’uomo, proteggano dalle sventure chi li porta non mi sembra inverosimile, anzi, del tutto normale.
Sin dai tempi antichissimi l’uomo, così facendo, ha affidato alle storie il proprio desiderio di pace ed è vissuto in accordo con la natura.
Ho provato un po’ d’invidia verso quell’indovina che riesce a parlare con le pietre, ma soprattutto ho pensato con ammirazione che se riesce a svolgere un lavoro che aiuta le persone è perché possiede un animo gentile anche per i piccoli oggetti muti. Evidentemente a salvare le persone è prima di tutto il contatto con quel tepore dei sentimenti.
Il serpente di giada ancora adesso riposa in silenzio sul mio petto.
È più divertente immaginarsi le cose più diverse, piuttosto che pensare che sia solo una pietra. Io la vedo così.»

lunedì 23 aprile 2012

Scrittura in Pillole: Banana Yoshimoto

Queste citazioni provengono da un libro dell'autrice giapponese Banana Yoshimoto.
Ho conosciuto i suoi libri al liceo e da allora ho continuato a leggere le sue opere.
È una scrittrice dall'animo gentile, che descrive con tratto leggero la meravigliosa quotidianità dell'esistenza. Le sue storie, pur essendo ambientate nel nostro tempo, hanno una qualità fiabesca.
I suoi libri sono pubblicati in Italia da Feltrinelli. Sono tutti belli e non c'è un ordine particolare dal quale cominciare, se non ne avete mai letti.
Le citazioni sono tratte da Un viaggio chiamato vita (Feltrinelli, 2010).

«La magia della memoria è impressionante e anche meravigliosa.»

«È avere del tempo a disposizione che favorisce lo spirito creativo, mi son detta. Parlando di spirito creativo ci si immagina un’attività febbrile, ma in realtà anche starsene pigramente a guardare i propri piedi…ho capito che può nascere anche da una cosa così.»

«In momenti come questi, affiora sempre una piccola speranza: che le cose che scrivo non siano apprezzate solo dai giapponesi, ma che, con il mio piccolo computer, non stia raccogliendo pensieri inutili.»

«I giorni passano e io non me ne accorgo, mentre sono con la mente rivolta a qualcosa. Nel momento in cui finisco il lavoro che ho davanti, il viaggio finisce: è questa la sensazione che provo.»  

sabato 21 aprile 2012

Saturday Reads

Oggi è sabato. Tempo di Saturday Reads! La nostra rubrica settimanale dedicata al dialogo con i lettori.
Il dialogo non è dialogo se si riduce a un monologo tra me (che sto scrivendo il post) e la tastiera, per cui commentate numerosi!
I titoli che citerete verranno aggiunti alla nostra bibliografia. =)

Questa è la risposta che Angela mi ha inviato via e-mail:

«Sto leggendo "Bella tutta" di Elena Guerrini, ed. Garzanti,  libro che mi è stato regalato. Sono le riflessioni senza inibizioni di una ragazza grassa e dei problemi con il suo corpo. E' un libro molto ironico che si legge facilmente. Buona giornata. Angela»

martedì 17 aprile 2012

La parola del giorno - 17/04

La parola di oggi, o meglio, la parola che mi assilla in questi giorni è: anima.
Ultimamente sto riflettendo molto sulla tematica dell'anima immortale che, in quanto tale, si reincarna in un altro essere vivente e continua ad esistere e in questo modo vivrà per l'eternità.
Per quanto ne so ci sono due correnti: chi dice che ci si reincarna solo in altri esseri umani e chi dice che ci si può reincarnare in una qualsiasi altra forma (dipende quanto sei stato buono o cattivo nell'altra vita). Ovviamente ci sono anche quelli che pensano che non ci sia nessuna anima, perciò il problema non si pone.
Personalmente, io credo che esista l'anima e spero vivamente che sopravviva alle spoglie mortali e continui a vivere in altri esseri viventi e si arricchisca sempre di più di esperienze, di cultura e di sensazioni nuove.
Sto, anche, cercando di capire che messaggi essa mi stia mandando, dove vuole che vada a parare, se ad ogni bivio che la vita mi impone sto scegliendo la via giusta. In effetti, spesso mi chiedo: sto percorrendo la via giusta? E umilmente mi rispondo: non lo so, senza nessuna accezione, nè positiva, nè negativa. So solo che ci devo provare, come mi sono buttata in quest'avventura del blog e come sto provando a movimentare la mia apparente immobilità.
Non so se sto facendo bene, e al momento non mi interessa più di tanto interrogarmi su questo punto.
So solo che è troppo presto per farsi un bilancio della vita, preferisco viverla. Perchè il tempo del "tirare le somme" verrà più avanti.

:-)

lunedì 16 aprile 2012

Scrittura in Pillole: inventare storie con i bambini

Queste quattro citazioni concludono, per il momento, le citazioni tratte dalla Grammatica della fantasia.
Può darsi che ne posterò altre in futuro, può darsi di no. Intanto mi fermo qui.
Queste quattro citazioni, più le altre che ho riportato negli altri post, costituiscono alcuni dei momenti che ho apprezzato e ho trovato più d'ispirazione nel libro di Rodari.
Per chi non lo ha letto, consiglio di leggerlo.
Da chi lo ha letto, invece, avrei piacere se volesse condividere le sue citazioni preferite dalla Grammatica della fantasia e magari lasciarci anche due righe che spiegano per quale motivo sono state scelte.

Da Pianoforte Bill (capitolo 27)
«Inventare e disegnare un fumetto è un esercizio di gran lunga più utile, a tutti i fini, che svolgere un tema sulla festa della mamma o su quella degli alberi. Esso comporta: l’ideazione di una storia, il suo “trattamento”, la sua strutturazione e organizzazione in vignette, l’invenzione dei dialoghi, la caratterizzazione fisica e morale dei personaggi, eccetera.»
Da Il giocattolo come personaggio (capitolo 31)
«Spesso mentre gioca, il bambino monologa con se stesso, raccontandosi il gioco, animando i giocattoli, o distaccandosi da loro per seguire gli echi di una parola, di un ricordo improvviso.»
«Quali pezzi diventano improvvisamente personaggi, ricevono un nome, si mettono ad agire per conto proprio, hanno avventure individuali? Quali associazioni di idee si rivelano nel corso del gioco? Quali significati riposti, con un’osservazione attenta, potremmo attribuire ai gesti, ai processi di simbolizzazione, alla stessa distribuzione dei pezzi?»
«Inventare storie con i giocattoli è quasi naturale, è una cosa che viene da sola se si gioca con i bambini: la storia non è che un prolungamento, uno sviluppo, un’esplosione festosa del giocattolo.»

sabato 14 aprile 2012

Dieci Libri da Leggere: Normanna Albertini

Questi sono i dieci titoli che Normanna ha selezionato, tra i tantissimi libri che ha letto, per la nostra rubrica Dieci Libri da Leggere. Grazie, Normanna!

Il primo libro che ho letto, a sei anni, in una settimana, è stato “Le avventure di Pinocchio” di Carlo Lorenzini (Collodi), un colpo di fulmine; il secondo, tutto, dalla Genesi all’Apocalisse, è stata la Bibbia, sempre sui sei/sette anni.
Poi credo di aver letto un libro al giorno (quelli per ragazzi) e ho continuato così per tutta la vita.
Allora vediamo un po’ di narrativa e poesia alla rinfusa, i libri che più mi hanno segnato nell’animo, ma anche, ora, come scrittrice:
Lavorare stanca, Paesi tuoi, Feria d’agosto, La luna e i falò, Verrà la morte e avrà i tuoi occhi, Dialoghi con Leucò di Cesare Pavese (veramente, li ho letti tutti, ma scelgo questi).
L’esclusa, Uno, nessuno e centomila, Novelle per un anno di Luigi Pirandello (anche di lui ho letto praticamente tutto…)
Storia di una capinera, Eros, I malavoglia e poi le novelle: La Roba, Rosso Malpelo, Novelle rusticane di Giovanni Verga
Niente di nuovo sul fronte occidentale, Arco di trionfo, Tempo di vivere tempo di morire, La via del ritorno, Ama il prossimo tuo, Il cielo non ha preferenze, di Erich Maria Remarque
Le avventure di Huckleberry FinnLe avventure di Tom Sawyer di Mark Twain
I ragazzi della via Paal di Ferenc Molnàr
Love Poems and Others, Figli e amanti di David H Lawrence
Il mulino del Po di Riccardo Bacchelli
Moby Dick la balena bianca di Herman Melville
Kim di Rudyard Kipling
Il giardino segreto di Frances E. Burnett
Il placido Don di Michail Aleksandrovič
Ossi di seppia di Eugenio Montale

Scrive Normanna 
«Mille altri ne avrei, ma fermiamoci qui, per ora… Forse sono quelli, davvero, che più ho nel cuore.»
Siamo d'accordo con te. I libri più importanti, quelli che contano davvero, restano nel cuore.
Nei prossimi giorni aggiungerò i titoli anche alla nostra bibliografia.

Saturday reads

Buon giorno e buon week-end.
Passerete questo fine settimana in compagnia di un buon libro?
È tempo di Saturday reads!
Fate un salto sul blog e rispondete a questo post lasciando un commento sulle vostre letture!

venerdì 13 aprile 2012

Nuvole

Oggi mi sono alzato. Capita tutti i giorni. Jara ed Ester dormivano ancora.
Questa mattina il tempo era pieno di nuvole.
Il cielo era pieno di nuvole.
Sono andato a scuola e ho guardato fuori ancora una volta.
Le nuvole.
Poi mi sono ricordato di un pittore inglese che si chiama John Constable.
Ogni giorno usciva all'aperto con un quaderno in mano e una matita.
A cercare le nuvole guardando sempre in alto.
E camminando sulla terra che solo in apparenza si muove.
Il cielo resta fermo e sono le nuvole che si muovono.
Al vento del pennello, della matita di Constable.
Studioso di nuvole come scrive Billy Collins in una sua poesia.

Ho fatto vedere ai miei studenti le immagini da google.
Dei cieli e delle nuvole di Constable.
Ho letto la poesia di Collins dove racconta di tutto questo che ho scritto.
Del fatto che il suo cielo e le sue nuvole siano ancora qui che viaggiano e che con quel cielo ciascuno di noi può mettere in fila i suoi pensieri.
Come succede in un alto, universale soffitto azzurro.

Poi la mattina è finita e io sono uscito da scuola e sono salito in macchina e prima di chiudermi dentro ho gurdato in alto le nuvole.
Quando sono arrivato a casa tutte le nuvole erano diventate pioggia.
Ma ancora ce n'erano in cielo.
Ancora.
Le nuvole.

Un pensiero sui detti popolari

Molte volte mi sorprendo a riflettere sui detti popolari e di come, magicamente riescano ad essere sempre veri, nonostante i tempi siano cambiati e nonostante l'umanità sia cambiata.
Da un lato, credo sia bello. Vuol dire che la saggezza e l'esperienza delle generazioni passate non è andata perduta ed è ancora valida, perché... è vero che bisogna guardare al futuro, ma avere uno specchietto retrovisore per non dimenticare quello che è accaduto prima non fa mai male.
Da un altro punto di vista, però, penso che in fondo l'umanità non cambia mai con i suoi pregi, ma soprattutto i suoi difetti. Essi ritornano sempre, a volte si accentuano alcuni, a volte sbucano fuori altri, a volte di nuovi.
Lo so, è una visione prevalentemente pessimistica dell'uomo nel suo insieme, ma se uno si ferma a pensare davvero si accorge che i picchi di genialità positiva sono pochi e rimangono molto impressi nella memoria e nella storia (perfortuna!!). Se si si pensa, per esempio, alla parola guerra, ci si accorge che se ne potrebbero citare a bizzeffe, prese in ogni periodo storico rilevante. E' un triste trovare che una delle parole più brutte che io conosca sia, invece, così presente nel DNA della storia dell'umanità. Guerra o atroce desiderio di prevaricare l'altro (io la definirei). Combattere per ottenere ciò che vuoi è, probabilmente uno degli istinti primordiali che si conservano di più nell'homo sapiens, però è anche quello che si è portato di più all'eccesso negativo.
Oggigiorno, credo che si dia poco peso e poco spazio alla saggezza popolare (molte volte a favore del populismo, che non è proprio la stessa cosa...). Forse sarebbe salutare, culturalmente e umanamente parlando, tornare a ridare la giusta attenzione a queste perle di vita vissuta.
Io, a volte, lo faccio. e poi mi sento meglio.
:-)

Dieci Libri da Leggere: Chiara Guidarini

Questi sono i dieci libri consigliati da Chiara Guidarini, autrice di Io Virginia e Alchemia.
Sono i libri che sono stati fondamentali per la sua formazione (Chiara scrive "ancora in corso!").
Grazie Chiara, per la lista e la disponibilità a collaborare con il progetto!
...e ora, la parola ai libri!

  1. Le Nebbie di Avalon di Marion Zimmer Bradley
  2. La grotta di cristallo (trilogia di Merlino) di Mary Stewart
  3. Il dardo e la rosa (trilogia di Kushiel) di Jaqueline Carey
  4. Excalibur (Saga) di Bernard Cornwell
  5. Torre Nera (Saga) di Stephen King
  6. Intervista col vampiro di Anne Rice
  7. I pilastri della terra di Ken Follett
  8. Il terzo gemello di Ken Follett
  9. Il nome della rosa di Umberto Eco
  10. La coscienza di Zeno di Italo Svevo
Aggiungiamo i libri anche alla nostra bibliografia.

mercoledì 11 aprile 2012

Scrittura in Pillole: il sasso nello stagno

Queste sono altre due citazioni che ho tratto dalla Grammatica della fantasia di Gianni Rodari.
Provengono dal secondo capitolo, intitolato, appunto, Il sasso gettato nello stagno.
«Un sasso gettato in uno stagno suscita onde concentriche che si allargano sulla sua superficie, coinvolgendo nel loro moto, a distanze diverse, con diversi effetti, la ninfea e la canna, la barchetta di carta e il galleggiante del pescatore. Oggetti che se ne stavano ciascuno per conto proprio, nella sua pace o nel suo sonno, sono come richiamati in vita, obbligati a reagire, a entrare in rapporto tra loro. […] Quando poi tocca il fondo, sommuove la fanghiglia, urta gli oggetti che vi giacevano dimenticati, alcuni dei quali ora vengono dissepolti, altri ricoperti a turno dalla sabbia. Innumerevoli eventi, o microeventi, si succedono in un tempo brevissimo.»
«Non diversamente una parola, gettata nella mente a caso, produce onde di superficie e di profondità, provoca una serie infinita di reazioni a catena, coinvolgendo nella sua caduta suoni e immagini, analogie e ricordi, significati e sogni, in un movimento che interessa l’esperienza e la memoria, la fantasia e l’inconscio e che è complicato dal fatto che la stessa mente non assiste passiva alla rappresentazione, ma vi interviene continuamente, per accettare e respingere, collegare e censurare, costruire e distruggere.»

domenica 8 aprile 2012

Girandole

La parola del giorno oggi dovrebbe essere semplicemente La PAROLA.
Ma io quella parola un giono l'ho perduta. La cerco ancora tra le parole ma forse non è lì che si trova.
Quindi oggi, che mi sono alzato più tardi, con un leggero mal di testa, la parola del giorno è girandole.

Sono quelle che la nonna Alpina ha preso e messo nei vasi per Ester. Quelle di plastica verde o a forma e colori di girasole.
Quelle che Jara ha messo sui davanzali delle finestre di casa, in Largo Tricolore 3. Quelle che Ester guarda girare, esposte all'aria, al vento. Quelle che dice: "ecco la girandola, la voglio toccare!"

Ieri le girandole facevano quello che le girandole fanno. Giravano.
Oggi invece erano ferme.
Oggi guardano la pioggia che cade e si muovono leggermente. Ma non fanno nessun rumore.

Buona Pasqua!

Questi sono gli auguri di Pasqua che ci ha inviato una nostra cara amica.

Scusatemi.
Scusatemi se leggo soltanto
e non scrivo.
Ho la testa piena di farfalle.
Cavolaie bianche, vanesse gialle
nere falene.
Alcune svolazzano leggere,
altre sbattono a fatica le ali pesanti.
Perciò scusatemi,
ho il mio da fare.
Non scrivo,
però vi leggo.

Buona Pasqua ad Angela, che ci ha inviato questa bella poesia e a tutti i nostri lettori!

Le storie (o quasi)

Oggi mi sono alzato più tardi del solito. Con un leggero mal di testa. Mi capita in questi giorni di vento, giorni che sono a casa a cercare qualcosa e respirare un po' di sano vuoto. Giorni quasi senza parole e parole che non arrivano neppure a fare una storia. Anche piccola. Mi viene allora da pensare alle parole senza giorni.
Vado in cerca di parole in questa domenica di Pasqua scura con le finestre scure e il cortile scuro e ora che ci vedo bene anche in alto il cielo è tornato a farsi scuro, dentro le nuvole e sopra.
Cose che capitano in questi giorni.
Le parole spesso le trattengono i fogli, i taccuini e nei nostri giorni anche i computer. Qui oggi le vado a ricercare e ne trovo di vecchie, di quasi due anni. Pagine di una specie di diario e piccole riflessioni su cosa significa per me scrivere storie. O cercare parole.
Le lascio qui in margine, come una sorpresa trovata nell'uovo di Pasqua. A rileggerle mi sono sembrate inattese, anche per me. Quasi non fossero più mie. Ma capita sempre così quando si scrive cercando parole.
In fondo ai giorni, oltre lo scuro del cortile, con il mal di testa del mattino.
Non troppo presto.

(Nota: a suo tempo le chiamai Lezioni di scrittura. Oggi non so più. Ma non voglio toccarle di nuovo, visto che non sono mie. Quindi le lascio così. Le lascio.)

sabato 7 aprile 2012

Farfalle

La parola del giorno, 7 aprile, sabato di Pasqua. Nel 2012.
Farfalle
dove sono le farfalle
con tutto questo vento?
cosa ci fanno le farfalle nel vento?
dove volano?

è il vento che le porta o sono loro che lo guidano?
Quante farfalle ha la notte?

Oggi non ho visto non ho
cercato nessuna farfalla
mi hanno scritto di alcune
farfalle che impediscono agli occhi
alle mani di scrivere.

Per me è difficile scrivere
nel vento
anche quando il vento è fatto soltanto
di farfalle.

L'altro giorno poi
(forse domenica passata, giorno che compivo 38 anni)
ho letto di piccoli libri in poche copie
con piccole e poche poesie stampate dentro
libri dalle ali di farfalla
che uno scrittore americano di origine austriaca
di nome Frederic Prokosch
aveva iniziato a stampare e rilegare lui personalmente
e mandare a grandi poeti come Eliot
Auden solo per citarne un paio.

Li chiamava questi libri
Butterflies books
anche oggi i collezionisti che li scambiano
li chiamano così.
Lui grazie a queste ali sottili
è riuscito a superare un momento difficile
anche fingendo che fossero più vecchi e antichi di quanto
non erano.
Cose che capitano agli scrittori
che non riescono più a scrivere e lo stesso vogliono
continuare a volare.
Ma senza le farfalle
e forse anche senza
il vento minimo
necessario.

Io nel libro

Questo gioco l'ho trovato sui blog di Arcobalandia e Ferruccio Gianola.
Mi è piaciuto molto e lo ripropongo qui su Word in Progress.
Non si vince, non si perde, nessuno viene preso in giro alla fine del gioco.
È un modo divertente per condividere le nostre letture.
Unica regola: rispondete istintivamente, senza starci a pensare troppo.
Non sono ammesse risposte del tipo: "Ho tanti libri/personaggi preferiti...".
Ecco qui le domande:
  1. In chi mi immedesimo:
  2. La mia citazione:
  3. La mia ambientazione:
  4. Mi ha fatto riflettere:
  5. Compagni d’avventure:
  6. Il mio mentore:
  7. Il mio titolo:
  8. Mi ha fatto ridere:
  9. Mi ha fatto piangere:
  10. Il mio finale:
Questa è la mia variante del gioco. Il gioco funziona se partecipate lasciando i vostri commenti!
Per incoraggiare la discussione, lascerò il mio sotto a questo post!
Forza, non siate timidi!

venerdì 6 aprile 2012

La parola del giorno - 06/04

«Vorrei entrare dentro i fili di una radio
E volare sopra i tetti delle città
Incontrare le espressioni dialettali
Mescolarmi con l’odore del caffè
Fermarmi sul naso dei vecchi mentre leggono i giornali
E con la polvere dei sogni volare e volare
Al fresco delle stelle, anche più in là» [...]

Poesia.
Questa potrebbe sembrare una poesia, ma è l'inizio del testo della canzone "Le rondini" di Lucio Dalla.
Però si può dire... è poesia. Di tutte le sue canzoni, questa è quella che preferisco, sia per la melodia che per il testo. Questa parte, in particolare, è quella che mi piace di più, perché tutte le volte che l'ascoltavo mi immaginavo di diventare grande quanto una mosca e di volare sopra i tetti, tra le nuvole, tra le case, sfiornado i lampioni, le macchine, le vetrine... Ho sempre sognato di essere invisibile per poter vedere cosa succede intorno a me. Non per mera curiosità, ma per capire come comprendere meglio gli altri.
La parola di oggi è: Rondine.
Perchè si dice una rondine non fa primavera, ma... due o tre? Quelle che ho sentito cinguettare stamattina? Si possono considerare foriere della stagione dei fiori?
Direi di si...!

:-)

Scrittura in Pillole: dalla Grammatica della fantasia

Una selezione dalle mie citazioni preferite dal libro di Gianni Rodari Grammatica della fantasia.
«Un giorno, nei Frammenti di Novalis (1772 - 1801) trovai quello che dice: “Se avessimo anche una fantastica, come una Logica, sarebbe scoperta l’arte di inventare.”»
«Fu in quel tempo che intitolai pomposamente un modesto scartafaccio Quaderno di Fantastica, prendendovi nota non delle storie che raccontavo, ma del modo come nascevano, dei trucchi che scoprivo, o credevo di scoprire, per mettere in movimento parole e immagini.»
«Vi si tratta solo dell’invenzione per mezzo delle parole e si suggerisce appena, ma senza approfondire, che le tecniche potrebbero essere facilmente trasferite in altri linguaggi, dal momento che una storia può essere raccontata da un narratore singolo o da un gruppo, ma può anche diventare teatro o canovaccio per una recita di burattini, svilupparsi in un fumetto, in film, venire incisa su un registratore e mandata agli amici; potrebbero, quelle tecniche, entrare in ogni sorta di giochi infantili.»
Queste citazioni vengono dall'Antefatto. Non si presentano in questo ordine.
L'ordine è stato costruito da me e rappresenta una mia scelta personale, basata sulla speranza che le citazioni, sistemate secondo questa successione, possano guidare il lettore a comprendere quale intento Rodari si pone scrivendo la Grammatica della fantasia.
Queste sono le prime tre di una serie di citazioni che ho tratto dal bel libro di Rodari, che condividerò nei prossimi post. Spero che costituiscano uno stimolo per tutti coloro che saranno incuriositi da queste mie citazioni e che vorranno leggere il libro di Gianni Rodari per soddisfare questa curiosità.

giovedì 5 aprile 2012

Scritture Pratiche: come si scrive un saggio

«Lo scopo principale di un saggio è quello di convincere il lettore della bontà di una tesi.
Se non si ha una tesi da sostenere, non vale la pena di scrivere un saggio.

Se si hanno buoni argomenti, si può difendere qualunque tesi.
Quello che non si deve proprio fare è scrivere un saggio senza avere niente da dire.»
Come si comincia

La prima cosa di cui dobbiamo preoccuparci nel momento in cui ci accingiamo a scrivere è quello di chiarirci le idee, per sapere cosa noi stessi pensiamo veramente sull’argomento.
La prima cosa da non fare è di preoccuparci chi leggerà il nostro saggio.
La politica più prudente è quella di immaginare di rivolgersi a persone che non sono disposte a darci ragione. Non dobbiamo fare propaganda, ma ragionare onestamente.


mercoledì 4 aprile 2012

La parola del giorno (prima) - 03/04

La parola di oggi (arrivata in leggero ritardo) è Gemme.
Sugli alberi, comincia a spuntare la primavera sotto forma delle gemme dei futuri fiori che sbocceranno e gonfieranno i rami degli alberi per l’estate.
E’ uno dei chiari segni che la bella stagione sta arrivando. Siamo fuori dall’inverno che, anche se è stato piuttosto mite, sempre inverno era con la sua carenza di luce e la sua fredda inerzia.
E' vero, la stagione fredda ci vuole, anche per apprezzare meglio la fresca rinascita che porta la primavera e l'estate calda e assolata (almeno, questa è la speranza...), ma... il sole, il poter alleggerire il vestiario, il piacere di respirare il profumo dei fiori, nonostante l'allergia, è un piacere che è sempre bello cogliere.
Mi mette allegria sapere che presto si potranno dismettere le giacche pesanti, si tireranno fuori dai meandri dell'armadio gli abiti estivi e colorati, ci sarà la possibilità di fare gite al mare...
E' così, la parola di oggi (ieri) è dedicata alla primavera e all'attesa dell'estate che speriamo sia bella.

:-)

Scritture Pratiche: scrivere testi non-narrativi

Questo schema si riferisce in particolare alla stesura di un testo argomentativo, ma lo schema si può utilizzare anche nel caso in cui si debbano scrivere testi di tipo descrittivo e/o espositivo.
Ho definito questo tipo di testi come "non-narrativi" in opposizione a "narrativi", per la loro natura di tipo tecnico, anche se il testo descrittivo si può integrare alla scrittura narrativa e quello di tipo argomentativo potrebbe risultare utile nella scrittura di testi narrativi dove ci sia da esporre un ragionamento.
Le fasi di scrittura di un testo argomentativo originale passano attraverso cinque momenti fondamentali.

  1. IDEAZIONE
  2. DOCUMENTAZIONE
  3. PROGETTAZIONE
  4. STESURA
  5. REVISIONE

martedì 3 aprile 2012

Le parole dei giorni

Io resto sempre indietro. E poi. Solo poi. Provo a rimettermi in pari. In fila almeno. Con le parole.
Ci sono i giorni e ci sono le parole.
Ci sono anche le parole dei giorni.
Ci sono anche i giorni delle parole.

Ecco le mie ultime. Le mie degli ultimi. O più recenti. Come preferisce qualcuno.

1° aprile
38.
Un numero ma può essere anche una parola: trentotto. Come gli anni che compio. Questo primo d'aprile. Sono un pesce. Sono un'ariete. E il mio ascendente è il leone.
Non sapevo, fino a qualche anno fa. Che i leoni ascendessero.

2 aprile
Vento.
Dietro le finestre al mattino. Quando le apro. Il rumore del vento del mattino dentro le finestre. La musica dell'aria che si apre come una finestra. Il suono che fa il mattino dentro il vento, dietro le finestre.

3 aprile
Sciarpa.
Jara per il mio compleanno mi ha donato una sciarpa gialla di cotone. Non ho mai avuto una sciarpa gialla. Se la apro tutta diventa un quadrato. Non ho mai avuto un quadrato per sciarpa.
Mi piace sentirla al collo. La faccio girare. Perde i fili. Lascio la mia sciarpa gialla in giro.

4 aprile
Pecore.
Una persona mi chiama nel pomeriggio e mi dice che vorrebbe parlare di tante cose ma che non può parlare per molto perché deve passare da casa a dare da mangiare alle pecore. Poi andrà da qualche altra parte e allora forse mi chiamerà. Non ha ancora chiamato e sono passate delle ore. A questo punto non so se le pecore ci mettono così tanto a mangiare o se questa persona è stata mangiata dalle pecore.

(parentesi di riflessione)
(.......)

domenica 1 aprile 2012

La parola del giorno: 01/04

Pesce d'aprile!

...no, non è un pesce d'aprile. Anche su Word in Progress festeggiamo questa curiosa e divertente ricorrenza. Curiosa, sicuramente. Divertente...dipende da quanta malizia ci mette colui o colei o coloro che fa, fanno il pesce d'aprile. Buon primo d'aprile 2012 a tutti i nostri lettori! :-D
(...e speriamo che il mondo non finisca in dicembre)