Ehilà! Come state amici di Word in Progress?
Finalmente torno a scrivere qui. Vi sono mancata?
E' un periodo che ho la vena da scrittrice creativa aperta e gonfia e lo devo al libro che sto leggendo in questo momento (di cui vi parlerò fra poco) e al Waltz N. 2 di Dmitri Shostakovich.
Era da tempo che non mi sentivo così libera e felice di scrivere una storia che finalmente sento mia e che, come poche volte nella mia vita, ho voglia di portare a termine. Tra l'altro ho scelto un genere di cui per tutta la mia vita non me ne è fregato molto: la fantascienza.
Non sono mai stata avvezza a leggere o scrivere di questa tipologia di romanzi, ma ultimamente complice la situazione mondiale che, mi sembra, stia velocemente andando a rotoli, diversi film sul genere fantascienza visti ultimamente e il mio amore viscerale e incondizionato per il film "Blade Runner", ho partorito una storia che va in questa direzione.
Non ve ne parlerò qui e non so se ne farò un post apposito, ma magari vi tengo aggiornati sugli sviluppi. Al momento mi sto incanalando verso la conclusione del primo capitolo e per adesso mi sto divertendo a lasciarmi andare e scoprire che riesco a dare forma a pensieri in modi che non credevo fossi capace di scrivere.
Vi dicevo, il libro che sto leggendo... che è il motivo per cui se state leggendo questo post siete curiosi di sapere qual'è, di cosa tratta, ecc...
Ebbene si tratta di "1Q84" di Murakami Haruki - libro 1 e 2 aprile-settembre.
Questo volume è composto di tre libri: libro I aprile-giugno, libro II luglio-settembre e libro III ottobre-dicembre e narra le vicende di due protagonisti Aomame e Tengo, ambientate nel Giappone degli anni '80 (1984 appunto).
Lei, Aomame, la incontriamo in un taxi in tangenziale, che ha fretta di arrivare in un posto perché ha una missione da compiere: uccidere un uomo. Il taxista, vedendo l'impazienza della cliente le suggerisce di andare a piedi, prendendo la scala di emergenza che si trova poco distante. Ma egli, aggiunge sibillino di non farsi ingannare dalle apparenze perché la realtà e una e una soltanto.
Tengo, invece è uno stimato professore di matematica che insegna in una scuola privata a cui piace molto anche leggere e scrivere. Come scrittore ha buona tecnica, ma scarsa immaginazione e quando un editor di sua conoscenza gli chiede di riscrivere il romanzo di una diciassettenne per mandarlo ad un famoso concorso letterario, lui all'inizio ha delle reticenze, ma poi si convince e la lettura del manoscritto originale lo turba. Inoltre lo turba ancora di più la conoscenza della giovane studentessa.
Poi un giorno, nel cielo, appare una seconda luna... sarà il segno che la barriera tra le realtà si è assottigliata o è scomparsa? Siamo nel 1984 o nel 1Q84?
Questa più o meno la sintesi di un libro che contiene molto e mi sta dando emozioni fortissime.
in primo luogo, la scrittura scorre liscia e fresca come un ruscello di montagna in primavera. E' piacevolissimo leggerlo ed inoltre mi sta influenzando molto. In questo momento noto fortissimamente la differenza tra un testo scritto con una mano come quella di Haruki e quella di un principiante. E' incredibile, mondi completamente diversi. E non sto dicendo che il secondo sia scritto male, solo noto come mai mi era capitato nella vita la differenza tra descrizioni, modo di usare le parole e modo di costruire personaggi...
Mi piace come Murakami Haruki indugia sui pensieri dei protagonisti, sulle descrizioni, facendoci entrare, a poco a poco, nel loro vissuto, come poi con naturalezza riprende il filo del discorso e noi lettori siamo rimasti lì in pausa a gustarci le atmosfere per poi riattivarci a seguire la storia come se niente fosse.
Mi ha fatto capire che posso farlo anch'io, che posso prendermi la libertà di lasciare defluire le parole e lasciare che il lettore indugi con me su certi aspetti e cerchi di capire fino in fondo la complessità del mio personaggio.
Il libro l'ho appena iniziato e quindi non posso farvi una recensione come si deve. In realtà non so se sarei nemmeno in grado di fare una review su questo libro, che per me è bellissimo, più che per la storia, proprio per come essa è scritta. Mi apre il cervello come se fossero i vetri di una finestra e fa passare il respiro della letteratura dentro i miei neuroni, tra le sinapsi, nella materia grigia.
Una sensazione che forse solo una volta ho provato nella mia vita con un libro, in gioventù, quando ho letto: "Il gabbiano Jonathan Livingston" di Richard Bach.
Direi che per ora è tutto.
Fateci sapere se anche voi avete letto questo libro, o un altro, di questo autore e fateci sapere la vostra opinione!
Alla prossima
:-)