giovedì 4 ottobre 2012

Riflessioni sulla scrittura e dintorni

In vista dell'esame di Letteratura Italiana Contemporanea, mi sto dando da fare per smaltire la reading list di autori italiani che mi sono costruita per non arrivare all'esame completamente digiuna di come scrivono i nostri scrittori.
Purtroppo la mia formazione prettamente anglista, almeno fino allo scorso anno, mi ha portata ad esplorare la letteratura anglo-americana in tutte le sue declinazioni e a trascurare quella nostrana. Per rimediare, ho raccolto tutti i libri di scrittori italiani che sono riuscita a trovare in casa e, con tanta buona volontà, ho cominciato a leggerli.
Ho deciso di partire da Italo Calvino, perché il suo Lezioni Americane mi aveva fatto imprecare a suo tempo, quando me l'avevano assegnato come lettura per un esame, ma al contempo mi ha anche affascinata e perché conservo un buon ricordo di Il Castello dei destini incrociati che era tra le mie letture estive della quinta superiore.
Le citazioni che seguono vengono da Una pietra sopra, libro difficile, nel quale ho trovato alcuni spunti di riflessione davvero profondi. Saranno argomento di una serie di post per la rubrica Scrittura in Pillole.
Oggi vi propongo le due citazioni che seguono. Buona meditazione!

La lingua letteraria deve sì continuamente tenersi attenta ai volgari parlati, e nutrirsene e rinnovarsene, ma non deve annullarsi in essi, né scimmiottarli per gioco. Lo scrittore deve poter dire più cose di quelle che normalmente dicono gli uomini del suo tempo: deve costruirsi una lingua la più complessa e funzionale possibile per il proprio tempo: non fotografare con compiacenza i dialetti che sono sì pieni di sapore e vigore e saggezza, ma anche d'offese sopportate, limitazioni imposte, d'abitudini di cui non ci si sa scrollare.”

Il vero tema d'un romanzo dovrà essere una definizione del nostro tempo, (...) dovrà essere un'immagine che ci spieghi il nostro inserimento nel mondo. I luoghi, i luoghi il più possibile precisi e amati sono necessari allo scrittore come concrete forme di ciò che nella storia si muove o su cui la storia scorre, ma non possiamo porli come contenuto del romanzo, (...) È sul «fare storia» che deve puntare lo scrittore.”
 

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