giovedì 8 maggio 2014

#Clessidra ∞ Capitolo 4



Marco si voltò. La signora Moraine e Carlotta alzarono lo sguardo. Apparsi come per magia nella stanza c'erano il barbuto autista e il bambino seduto al suo fianco. Il bambino, dalla folta capigliatura riccia e scura e il naso a patata che troneggiava in mezzo al suo viso, aveva in mano un orologio da taschino.
«Eccoti qui, Agata, finalmente ti ho trovata. È da molto che ti cerco, sai?»
«Che cosa vuoi Augusto?»
«Io non voglio niente da te. È Lui che ti vuole vedere, o meglio, rivedere...»
«No, Lui, no!»
«Attende con ansia di rivederti, cara e ormai vecchia, Augusta e io ti porterò da Lui.»
«No, non farlo!»
«Oh, si che lo farò e loro verranno con noi!»
Augusto premette la rotellina in cima all'orologio e una luce accecante avvolse tutti i presenti.
Quando la luce sfumò, Carlotta poté vedere che non erano più all'interno del negozio, ma in un locale sconosciuto, arredato come se fosse la stanza di un museo medioevale: lunghi drappeggi pendevano dalle pareti, soprammobili di pietra bianca erano appoggiati sui mobili di legno che puntellavano la stanza, non mancavano nemmeno delle armature complete di elmo piumato agli angoli della stanza.
La ragazzina non sapeva se essere meravigliata o spaventata da quel luogo.
Accanto a lei, la signora Moraine le teneva la mano, cercando di farla sentire al sicuro.
Marco, ancora stordito, era accanto a loro e venne immobilizzato dall'omone barbuto e minaccioso.
«Padrone, le ho riportato la Custode, come richiesto.» Disse Augusto, facendo un piccolo inchino.
Una figura in ombra, occultata nell'angolo più buio della stanza, gli fece cenno di spostarsi dal suo campo visivo. Avanzò di un passo, raggiungendo un punto fiocamente illuminato.
Carlotta poté intuire la sagoma di un volto maschile e di un corpo massiccio foderato da un ampio mantello scuro.
L'uomo avanzò ancora ed entrò nel cono di luce. Si era messo di profilo. Sembrava avere una cinquantina d'anni, a vedere i capelli brizzolati e le zampette di gallina ai lati degli occhi, ma il volto fresco e il portamento fiero e vigoroso lo facevano apparire notevolmente più giovane.
«Augusta... che piacere rivederla.» Disse con voce pacata e profonda, voltandosi di fronte per guardare la donna dritta negli occhi.
Carlotta sussultò nel vedere che l'uomo aveva una maschera bianca e inquietante nell'altra metà di faccia. Un fantasma dell'opera a metà.
L'anziana strinse ancora più forte la mano della ragazzina, per infonderle coraggio.
«Che cosa vuole Barone Parisi?»
«Lo sa che cosa voglio, madame. Lo faccia e vi lascerò andare.»
«Pensa che sia così stupida? Non avrà mai la Chiave! Dovrà passare sul mio cadavere!»
«Sia certa che lo farò, dopo aver ucciso il ragazzo e la bambina, davanti ai suoi occhi, madame.»
«Lei è un essere spregevole!»
«Ho tutte le ragioni per esserlo...»
«Insomma chi è lei?! Che cosa sta succedendo?!?» Si intromise Carlotta, furiosa e con le lacrime che spingevano per uscirle dagli occhi.
«Deduco che tu non sappia nulla né della Chiave, né di chi sia la tua anziana amica…»
La signora Moraine avrebbe voluto fermare il Barone e dirottare la conversazione su altro, ma le parole le morirono in gola. Ora la piccola Carlotta sarebbe stata in serio pericolo di vita.
«D'accordo ti racconterò» riprese Parisi, «Dopotutto è giusto che tu sappia chi siano veramente le persone che frequenti, piccola bambina...»
Lo sguardo blu cobalto dell'uomo si posò sull'anziana donna, che ricambiava con odio e frustrazione.
«Non sono poi così piccola. Ho 15 anni suonati!» Ribatté lei fiera e coraggiosa.
Il Barone scoppiò in una fragorosa risata.
«Sapessi quanti ne ho io di anni...», commentò a bassa voce, «Comunque... la signora che tu conosci essere Agata Moraine è in realtà la Custode di una delle Chiavi del Tempo.»
Carlotta spalancò occhi e bocca per la sorpresa e lo stesso fece anche Marco, ancora braccato dall'omone barbuto e molto forte che lo teneva saldamente tra le sue mani.
«Si, lo so che è una bella rivelazione e non è tutto...»
«Ho paura di sapere il resto...» Disse la ragazzina, avvicinandosi ancora di più all'anziana amica.
«Fai bene ad averne, piccola, perché poi nulla sarà più come prima. Dov'ero rimasto...? Oh, si, le Chiavi del Tempo. Sono sette e sono state affidate a sette persone, sette Custodi con il compito di proteggerle a costo della propria vita. Nello specifico, la Chiave affidata ad Agata sarebbe il ciondolo a forma di clessidra che indossa sempre.»
Carlotta sussultò. Aveva mille domande che le frullavano in testa.
«Cosa hanno di speciale queste Chiavi? Perché vanno protette a costo della vita?»
«Una volta riunite, si fonderanno in un'unica Chiave che permetterà a chi la possiede di viaggiare nel tempo; nel passato, nel presente e nel futuro a proprio piacimento. Pensa... chi avrà la Suprema Chiave del Tempo sarà il padrone del mondo.»
«Ma è orribile!! E lei vuole questo?!»
«Oh, si, voglio avere il potere supremo di cambiare la storia e il destino dell'intera umanità!» Disse a voce alta il Barone in un momento di esaltazione mistica.
«È sicuro di poter gestire un tale potere? Il Tempo non può essere imbrigliato. Trova sempre il modo di ritornare sui giusti binari.» Disse la signora Moraine con calma quasi surreale.
«Certamente. So quello che faccio.»
«Invece penso che lei non abbia idea di quello che significa possedere la Suprema Chiave del Tempo. E in ogni caso le servono le altre sei per mettere in atto il suo piano.» Rincarò la donna.
«Le altre sono già in mio possesso.» Rispose schioccando le dita e dal pavimento si alzò un piccolo altare in marmo che man mano che saliva mostrava le altre Chiavi del tempo, tutte a forma di clessidra ed ognuna di un colore diverso. Arrivato ad un metro di altezza, l'altare si fermò.
«Manca solo la sua, madame. Me la dia e vi lascerò andare. Le do la mia parola d'onore.»
«Pensa che siamo così stupidi da crederle?» Gli ringhiò contro Carlotta.
«Tu non mi conosci ragazzina, non puoi sputare sentenze sulla mia parola d'onore.» Ribatté il Barone glaciale e perentorio.
Carlotta deglutì, provò la stessa mortificazione che la assaliva quando sua madre la rimproverava di essere troppo golosa, o troppo bambina, o troppo solitaria.
«Non le parli in questo modo. Ha già capito perfettamente che razza di persona disgustosa è lei!» Inveì la signora Moraine, lanciandogli uno sguardo di odio profondo.
L'uomo serrò la mascella. Nei suoi occhi si accesero fiammelle di rabbia.
«Ora basta! Voglio la settima Chiave!» Gridò, avvolgendosi nel mantello nero.
Quelle parole diedero il la ad Augusto per avvicinarsi di soppiatto alla donna e strapparle la catenina dal collo, provocando in lei e nella ragazzina una ventata di sconforto. Stava per essere tutto perduto.
Il servitore bambino si avvicinava con passo fiero e trionfante al padrone, portando la Chiave come un gioiello di inestimabile valore. Stava per porgerla al Barone, quando una freccia gli trapassò la mano, facendo cadere la prodigiosa collanina.
Parisi si voltò di scatto nella direzione da cui era arrivata la freccia, come tutti gli altri.
Da un angolo in penombra uscì una ragazza con un arco in mano. Era abbastanza alta, portava i capelli ondulati e scuri raccolti in una coda alta. Aveva un fisico snello, all'apparenza fragile, ma che in realtà era forte e resistente come un giovane fuscello. I suoi occhi verde smeraldo brillavano come gemme in quella lugubre stanza.
«Dannazione! Ci mancava solo una guerriera elfica a rovinarmi la festa!» Abbaiò il Barone, adirato.
Marco sorprese il suo carceriere e intraprese con lui una lotta per liberarsi dalla sua morsa.
Carlotta lasciò la mano dell'amica e corse a prendere la Chiave caduta in terra, senza sapere da dove le era venuta fuori tanta audacia. Se la strinse al petto e lanciò uno sguardo prima ad Agata e poi al Barone.
«Dammi la Chiave ragazzina!» Le intimò l'uomo.
Lei lo guardò negli occhi e poi corse all'altare dove erano le altre Chiavi e la posò di fianco ad esse. Subito, si illuminarono, irradiando man mano di luce la stanza.
«No! Si sta attivando il viaggio nel tempo!!!» Gridò il Barone Parisi, serrando i pugni e alzandoli al cielo.
La guerriera elfica raggiunse Carlotta per allontanarla dalla fonte di luce, ma vennero investite entrambe da una ventata di energia e una luce accecante riempì tutto.
Quando la luce sparì, la ragazzina e la guerriera erano sparite.

5 commenti:

  1. Che bello, adesso c'è anche un Barone Parisi nella storia.:D
    Non sono io, lo specifico: i miei avi erano semplici Marchesi. ;)

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    1. In effetti, Nick, il nome Parisi mi dava molto l'idea di nobiltà:-)
      Come ti sembra il cattivo?

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  2. Bravissima Chiara e bravissima Paola! Chiara dovrebbe scrivere più spesso, non credete anche voi? ;)

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  3. Una storia molto bella. Complimenti a Chiara per il modo in cui l'ha scritta, con un ritmo incalzante che ti lascia con la suspense in bocca. E del disegno che dire? Bellissimo!

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