Nella lettera c'è materiale per riflettere, sulla scrittura, sulla lettura, sul mestiere di
Buona lettura e non dimenticate di lasciarci le vostre riflessioni nella pagina dei commenti!
«Cari ragazzi,
vi ringrazio per la lettera. Mi chiedete perché i miei racconti vanno in
genere a finire nella irrealtà.
Il motivo è semplice: fin da bambino mi
sono piaciuti i libri, le commedie, i film, i quadri che mi parlavano
di cose fantastiche, più di quelli che parlavano della realtà, questo in
linea di massima.
Con i temi fantastici si possono dire cose,
umanissime e in questo senso verissime, che col realismo non si riuscirà
mai a dire.
Perchè dipingere donne con quattro occhi? Perché ciò crea un effetto ottico speciale, cioè la diplopia. Chi guarda ha la sensazione di “vedere doppio”. E ciò dà all’immagine una singolare suggestione.
Perchè non scrivo mai niente di allegro? Perchè sono fatto così, evidentemente. E poi ricordatevi, come diceva Dostoievski, che “non esiste genio se non nel dolore”.
Perchè dipingere donne con quattro occhi? Perché ciò crea un effetto ottico speciale, cioè la diplopia. Chi guarda ha la sensazione di “vedere doppio”. E ciò dà all’immagine una singolare suggestione.
Perchè non scrivo mai niente di allegro? Perchè sono fatto così, evidentemente. E poi ricordatevi, come diceva Dostoievski, che “non esiste genio se non nel dolore”.
Inoltre è ben raro che le cose allegre siano belle. Lo stesso Circolo Pickwick di Dickens che vi auguro di leggere al più presto, benchè sia un capolavoro immortale di umorismo è tutt’altro che allegro.
Sadismo nell’Uccisione del drago? Ma come avrei potuto esprimere l’imbecillità e la cattiveria di quegli uomini se non accentuando la loro perfidia?
Infine: può darsi che fosse meglio scrivere cose di tutti i giorni, di problemi attuali. Ma si vede che non ne sono capace. Del resto, i miei attuali colleghi che lo fanno li trovate tanto divertenti?
Ecco fatto.
Vi saluto molto affettuosamente. E voi salutatemi l’Agner!
Vostro
Dino Buzzati»
Sadismo nell’Uccisione del drago? Ma come avrei potuto esprimere l’imbecillità e la cattiveria di quegli uomini se non accentuando la loro perfidia?
Infine: può darsi che fosse meglio scrivere cose di tutti i giorni, di problemi attuali. Ma si vede che non ne sono capace. Del resto, i miei attuali colleghi che lo fanno li trovate tanto divertenti?
Ecco fatto.
Vi saluto molto affettuosamente. E voi salutatemi l’Agner!
Vostro
Dino Buzzati»
Immaginiamo una pista da bowling: i birilli sono il giornalista, il saggista, il sociologo, il critico d'arte e quello letterario; la palla da bowling è lo scrittore di narrativa o anche il poeta che, lanciato, fa strike e li abbatte tutti. Questo per dire, non che sia superiore (ognuno è superiore a modo suo)ma per dire che lo scrittore non rientra nelle caratteristiche di nessun "birillo" sopra elencato; lo scrittore non si rivede in un articolo di giornale, in un saggio sulla società, non perchè sia un contestatore ma perchè è un insofferente. Credo che la scrittura (narrativa) derivi dalla insofferenza, di conseguenza, quello che appare come irrealtà, dal mio personale punto di vista, sia la realtà vista attraverso l'insofferenza dello scrittore. Non conoscevo questa lettera di Dino Buzzati, grazie!
RispondiEliminaE bravo Dino!
RispondiEliminaCito questa frase tratta dalla lettera e non faccio altro. Sto imparando la dote della sintesi? Lo vedrete il 7.
RispondiEliminaPerchè non scrivo mai niente di allegro? Perchè sono fatto così, evidentemente. E poi ricordatevi, come diceva Dostoievski, che “non esiste genio se non nel dolore”.
@Orlando, Salomon e Romina: grazie a tutti per i vostri commenti e il vostro sostegno!
RispondiElimina@Orlando: molto profonda la tua riflessione, grazie!
@Romina: scelta molto accorta. Brava!
Con i temi fantastici si possono dire cose, umanissime e in questo senso verissime, che col realismo non si riuscirà mai a dire.
RispondiEliminaPerché troppa gente non riesce a capire questa semplice verità? Ah, già, il fantastico è "roba da bambini"... *Sospiro*
@Aislinn: purtroppo la maledizione del luogo comune imperversa; noi possiamo solo cercare di arginarla proponendo spunti di riflessione...
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