mercoledì 31 ottobre 2012

L'informazione nell'era digitale

Un piccolo fuori programma proveniente dai miei appunti universitari per l'esame di biblioteconomia.
Questo è il riassunto del primo capitolo di una monografia che tratta di biblioteconomia ai tempi del web 2.0. Il contenuto proviene interamente dal capitolo, non c'è stato nessun intervento personale.
Siccome non sono d'accordo con alcune delle affermazioni, mi è venuta la curiosita di girare la questione al popolo del web, per vedere quali riflessioni ci salteranno fuori. Consideratelo un esperimento.
Nella società dell'informazione siamo sempre connessi.
Il dispositivo è un nodo in una rete che abbraccia tutto il pianeta, nella quale l'informazione, cioè il collettivo di documenti prodotto dall'utente, viaggia senza peso, sotto forma di bit, segnali elettronici che non hanno fisicità.
Il passaggio dalla stampa al digitale determina un cambiamento anche nella leggerezza e flessibilità dei supporti.
Il supporto digitale accresce il potenziale di creazione, diffusione e condivisione dei documenti e quindi comporta una maggiore velocità e pervasività nella trasmissione del pensiero.
Tuttavia la Rete è un ambiente che può essere descritto come uno spazio ignoto, instabile, disordinato. Uno spazio in cui l'individualità del singolo è sacrificata a una logica d'insieme nella quale l'apporto del singolo riveste un'importanza nulla. Questo comporta una riduzione di personalità, un annullamento identitario dei membri.
In un mondo nel quale la tecnologia gioca un ruolo da protagonista, sussiste il mito del web 2.0 come partecipazione e condivisione. Ma, in realtà, anche se i mashup informativi generano documentazione innovativa, l'intervento del singolo perde d'importanza a favore di un'intelligenza collettiva.
Il concetto di autore nasce con la stampa e le grandi rivoluzioni dell'era moderna.
L'era digitale ha generato un mondo in cui le macchine, la cui caratteristica è di essere universali perché puramente informazionali, comunicano tra loro. Possibilmente conducendo a un'epoca in cui l'intermediazione umana sarà superflua.
In tale contesto l'informazione diventa carburante per il mega-apparecchio che si alimenta di un flusso ininterrotto di informazioni. L'accrescimento dei sistemi digitali porta a un'ipertrofia informativa in quanto per alimentare le macchine è necessario un flusso ininterrotto e massiccio di dati.

2 commenti:

  1. La tecnologia non va venerata né demonizzata, ecco tutto. Gli e-book sono una grande invenzione, ma non faranno scomparire i libri cartacei (almeno non a breve).

    Quando è stata inventata la stampa, l'innovazione è parsa assurda eppure ha avuto la meglio. Questo non significa che i libri scritti dagli amanuensi abbiano perso il loro fascino.

    La tecnologia va avanti, si deve accettare il nuovo e non rinnegare mai il passato, secondo me. Se i libri cartacei diventeranno proprio delle rarità (e spero di no!), la mia speranza è che la letteratura di qualità continui a sopravvivere in altro modo. E se sarà la tecnologia a salvarla, io non mi opporrò di certo.

    Ma tu cosa ne pensi? Hai messo solo il riassunto...

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    1. Io l'ho trovato esagerato e catastrofico e anche un tantino ingenuo. Come dire, troppo influenzato dalla visione di film come Matrix?

      Lì per lì mi ha strappato un sorriso perché, pur essendo l'intervento originale su di un saggio universitario di biblioteconomia, la mia impressione è che l'autore abbia peccato di superbia, addentrandosi in un territorio accidentato senza portare con sé una bussola e gli scarponi da trekking.

      La bibliografia alla fine del libro è di tutto rispetto, ma mi chiedo se l'autore abbia mai messo mano alle risorse elettroniche di cui parla con tanta acredine, prima di scrivere il libro?

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