Ed ecco qua amici la seconda parte del
mio raccontino natalizio. Spero vi piaccia.
Buona lettura e Buon Anno!
Alla prossima!
Ciao!
Babbo Natale era seduto sul suo trono
dorato ed era come Maggie se l’era sempre immaginato: barba bianca,
viso paffuto e simpatico, deliziosamente panciuto nel suo completo
rosso di velluto.
Lei, istintivamente, corse ad
abbracciarlo.
“Babbo Natale, sono così contenta di
vederti!”
“Maggie, cara bambina, anche io sono
contento di incontrarti di nuovo. L’ultima volta che ti ho visto
eri una bambina, una bellissima bambina. Ho ricevuto tutte le tue
lettere, sai.”
“Ne sono felice. Speravo di aver
scritto l’indirizzo giusto!”
“Certo, le ho lette tutte. Purtroppo,
per problemi di tempo, non posso risponderti, ma ti penso sempre.”
“Grazie Babbo Natale, per me vuol
dire molto.”
Si abbracciarono, nuovamente.
“Ti ho fatto venire qui per una
ragione, cara Maggie, e il motivo è che ho bisogno di aiuto.”
“Tutto quello che vuoi Babbo Natale.”
“Come vedi”, disse indicando il
gesso alla gamba, “sono impossibilitato a salire sulla slitta e
tantomeno a consegnare i doni.”
“Oh, che disdetta!”
“Si, è proprio una disdetta.”
“Chi lo farà ora?”
“Eh… è proprio questo il punto.
Può farlo Arthur, mio figlio…”
“Quel bambino che ho visto con te
quando sei venuto?”
“Si, proprio lui. Il problema è che…
non lo vuole fare. Soprattutto se glielo chiedo io. E’ un po’
ribelle, ma confido che sia per la giovane età. Ecco… il favore
che ti vorrei chiedere è di convincerlo a salire sulla slitta e fare
la consegna. Non è per i doni in sé. Purtroppo se Babbo Natale, o
chi per lui, non farà il giro previsto la notte della Vigilia, lo
spirito del Natale morirà e per tutta l’umanità sarà eterna
tristezza. Ho pensato che, tu, amando così tanto questa festività,
il clima di questo periodo, avresti potuto convincere Arthy a
prendere il mio posto.”
“Babbo Natale, sono onorata della tua
fiducia. Farà del mio meglio per convincere Arthur a consegnare i
doni. Lui dov’è ora?”
“A casa sua, poco distante da qui.
Ildebrando ti accompagnerà. Figliola, che lo Spirito del Natale sia
con te.”
Maggie abbracciò di nuovo Babbo Natale
e poi prese per mano Ildebrando per volare a casa di Arthur.
La casetta di Arthur, per quanto
potesse apparire graziosa, era un completo disastro. Disordine a
perdita d’occhio: vestiti e biancheria ovunque, bottiglie di vino e
di birra abbandonate sul pavimento, cartoni con resti di pizza
lasciati a imputridire sul tavolo della sala, un forte odore di alcol
e di cibo guasto feriva irrimediabilmente le narici.
Maggie si tappò il naso, mentre
cercava con lo sguardo il padrone di casa. E poi lo vide, accasciato
su una poltrona di velluto marrone, davanti al caminetto spento, con
una bottiglia semivuota tra le dita.
Si avvicinò per svegliarlo, ma
desistette quando vide un filo di bava luccicante scendergli da un
lato della bocca.
“Ildebrando, che possiamo fare?
Questo ragazzo è messo… sembra un alcolizzato allo stato
terminale!”
“Ho io la soluzione, dolcezza, lo
rimetteremo in piedi.”
Ildebrando estrasse il suo
walkie-talkie e vi parlò dentro in una lingua che la ragazza non
conosceva.
Poco dopo arrivarono due folletti
energumeni che lo alzarono di peso e lo portarono in bagno. Arthur,
non si stava accorgendo di niente, in apparenza. Lo mollarono nella
doccia e aprirono l’acqua fredda. Gelata per la precisione.
Bastarono solo pochi secondi perché si
svegliasse urlando e imprecando parole irriferibili.
“Ragazzo! Modera le parole!” lo
ammonì Ildebrando.
“Che cosa diavolo vuole il paggetto
di mio padre?”
“Capo folletto e non paggetto,
prego!”
“Che vuoi, spacca palle di neve?”
“C’è qualcuno che vorrebbe
parlarti” rispose indicando Maggie.
“Ah, si? E che vuole questa
cortigiana?”
“Non sono una cortigiana. Vengo da
parte di tuo padre.”
“Oh, adesso Babbo Natale manda le sue
vallette a portarmi i suoi messaggi?”
“Ha bisogno di aiuto, si è rotto una
gamba. Serve che qualcuno guidi la slitta e consegni i regali. Tu
puoi farlo…”
“Certo che posso.”
“Lo farai?” si illuminò la dolce
Maggie.
“No”. Secco e perentorio come uno
schioppo.
Maggie si intristì all’istante.
“Come puoi rifiutare aiuto a tuo
padre, Babbo Natale! Non hai cuore? Brutto ubriacone molesto!”
“Non intendo aiutarlo. Nemmeno per
tutto l’oro del mondo! E ora vattene…”
“Perché non vuoi? Non ti interessa
che l’anima del Natale morirà se non lo farai?”
“Francamente no.”
“Non posso credere che tu sia così
malvagio. Eri un bambino così carino e dolce… mi ricordo, sai.”
“Già, un bambino carino e dolce
costretto a viaggiare su quella slitta scomoda e fredda con un padre
che ama più i figli degli altri che il suo!” sbottò furioso
Arthur.
“Come puoi dire che tuo padre non ti
ama! Lui morirebbe per te!”
“Non lo puoi sapere. Tu non eri qui
quando gli chiedevo attenzioni e ricevevo sempre la stessa risposta:
devo preparare per il Natale, un’altra volta Arthy. Perciò, per me
il Natale può andare a farsi fottere.”
Maggie rimase sconvolta dalle sue
parole. Calde lacrime le scesero sul viso.
“Mi dispiace che non ti senti amato,
ma non è la verità. Spero che un giorno lo capirai.”
“Te ne vai?”
“Si, me ne vado. Aiuterò io Babbo
Natale. Guiderò la slitta e consegnerò i doni.”
Tutti rimasero impietriti nella stanza.
A Ildebrando venne un colpo.
“Le renne non si faranno guidare da
te” le rispose Arthur.
“Tenterò lo stesso. Il Natale non
può e non deve morire.”
Maggie uscì dalla casetta seguita dai
folletti.
Era abbattuta, ma non avrebbe mollato
prima di aver tentato di fare tutto il possibile.
Ed eccoci alla seconda puntata :)
RispondiEliminaAnche questa è fuori dagli schemi, bene ;)