Buona lettura e Buon Anno!
Alla prossima!
Ciao!
Maggie stava sistemando le ultime cose
sulla slitta.
In accordo con Babbo Natale, aveva
avuto il permesso di portare la slitta e fare le sue veci.
“Cometa! Cupido! E voi tutte venite
qui che dobbiamo partire. È tardi!”
Ma le renne la ignorarono allegramente
e continuarono a brucare il fieno.
“Vi prego… c’è da consegnare i
doni per il Natale. Siate buone, attaccatevi alla slitta!”
Fu come se non avesse aperto bocca, le
magiche renne non si mossero di un millimetro, anzi una di loro mollò
una puzzetta di spregio verso Maggie.
La ragazza si sedette in terra
sconfitta. Non ce l’avrebbe mai fatta con quelle premesse. Una
lacrimuccia le scese dagli occhi nocciola.
“Cometa! Fulmine! Saltarello! Tutte
quante! Ai vostri posti! Subito!!”
Le renne sobbalzarono e obbedirono
all’istante.
Maggie alzò lo sguardo e si illuminò
di felicità.
“Arthur, alla fine sei venuto!”
“Diciamo che ho riflettuto sulle tue
parole e ho deciso che valeva la pena aiutarti, ma…”
“E’ meraviglioso!”
“Mi limiterò a condurre la slitta,
solo questo. Non ti sognare che consegni i regali o faccia altro. Lo
detesto. L’ho sempre detestato!”
“Va bene lo farò io.”
“Ok, allora siamo d’accordo. Salta
su. Si parte!”
Maggie era al settimo cielo! E ora che
lo guardava bene, Arthur era un ragazzo piuttosto carino: aveva i
capelli dorati e pettinati a spazzola, due bellissimi occhi verde
smeraldo e un discreto fisico che se ne sarebbe andato presto se non
smetteva di bere come una spugna e fumare erba strana.
La slitta partì in volo e subito
acquistò velocità.
Maggie per l’occasione si era messa
un cappellino rosso con un pon-pon di pelo sintetico bianco sulla
punta.
“Sei molto bravo a guidare la
slitta.”
“Tu hai tutto quello che ti serve? Il
sacco, la polvere di fata…”
“Si, ho tutto. Faremo un buon lavoro,
vedrai. Potrebbe anche piacerti.”
“Questo lo escludo.”
“Non essere pessimista…”
“Ecco, è la che dobbiamo andare”
sviò la conversazione virando con la slitta verso il tetto.
Maggie scese con in sacco in mano. Era
vuoto, ma si sarebbe riempito sotto l’albero della casa in cui
sarebbe entrata con quello che era stato desiderato.
“Scendi dal camino senza paura, la
magia ti aiuterà. Io sarò qui ad aspettarti quando torni su.”
“Va bene! Ci conto”
Lui le rispose con una smorfia
scocciata.
Maggie si lasciò cadere dentro al
camino e atterrò dolcemente sul pavimento della casa. Si avvicinò
all’albero addobbato di palline e festoni colorati e attivò il
sacco spruzzandolo con la polvere di fata.
Non accadde nulla. Riprovò. Il sacco
non si riempiva. Serviva l’aiuto di Arthur.
“Arthur!”, disse sgattaiolando
fuori dal comignolo, “mi serve…”
“Hai fatto?”
“No, non ho potuto. Il sacco non si è
riempito.”
“Hai usato la polvere di fata?”
“Si, due volte! Ma non è successo
nulla.”
“Suppongo debba scendere a dare
un’occhiata giusto?”
“Si, se ti potessi scomodare…”
“Io non azzarderei troppo sarcasmo.
Ho io la conduzione della slitta.”
“E mi lasceresti qui sul tetto
veramente?”
“Senza problemi.”
“Oh, certo che puoi farlo, ma i
rimorsi ti roderebbero l’anima.”
“Questo è da vedere…”
“Avanti guarda che cosa c’è che
non va!”
Arthur afferrò il sacco appollaiato
sotto l’albero e lo spolverò con la magica polverina luccicante.
Subito si riempì con i doni. Lui e Maggie li posero nel migliore dei
modi sul pavimento sotto l’abete natalizio.
Stavano per andarsene, quando un ps li
chiamò.
Era il bambino che abitava in quella
casa.
“Babbo Natale…?” disse il bimbo.
“E’ morto” lo investì con gusto
Arthur. Il bambino fece il broncio. Era in procinto di piangere.
Maggie lo guardò male.
“No piccolo, Babbo Natale non è
morto. E’ a casa malato e noi lo stiamo aiutando a consegnare i
regali.”
Il bimbo tornò felice all’istante.
“Volete latte e biscotti?” disse
indicando il “buffet” preparato sul tavolo.
“Grazie piccolo” sorrise lei.
“No, mi fanno schifo. Ehi donzella
dobbiamo andare che è tardi!” disse Arthur, burbero.
Il bambino stava per scoppiare a
piangere.
“Assaggiamone solo uno, ok? Solo per
farlo contento…”
Il ragazzo sospirò.
“D’accordo…”
Assaggiarono un biscotto a testa e
bevvero un sorso di latte.
Poi Maggie rimandò a letto il bimbo
con un bacio sulla guancia.
“Ok, facciamo presto. La mezzanotte
sta arrivando!” disse Arthur.
Maggie annuì entusiasta.
“Facciamo presto.”
Quando rientrarono al Polo Nord
albeggiava. Erano riusciti a fare il giro del mondo nel tempo
stabilito e avevano salvato il Natale.
Maggie era felice.
“Ti ringrazio per avermi aiutato
Arthur” disse abbracciandolo.
Lui si ritrovò impreparato al gesto
d’affetto.
“Si, ok… non c’è di che”. Fece
per andarsene.
“Ehi! Non vieni a salutare tuo
padre?”
“Un’altra volta…”
“Dai non fare il coniglio e vieni. È
ora che fate la pace.”
Arthur, si lasciò trascinare dentro
dal sorriso di Maggie. In casa i folletti li accolsero con grida di
gioia e applausi.
Babbo Natale li accolse a braccia
aperte.
“Arthy, ragazzo mio, vieni qui che ti
abbraccio!”
Il giovane si lasciò abbracciare.
Parlarono e finalmente rinunciò a
tutto il suo rancore represso.
Maggie li osservava da lontano, non
voleva intromettersi in questioni di famiglia.
Si guardò intorno e piano piano la
casa svaniva in una nuvola di fumo.
Si ritrovò nel suo letto. Era la
mattina di Natale.
Corse a vedere i doni sotto l’albero.
Trovò quello che aveva richiesto più un piccolo dono extra. Era una
palla di vetro con raffigurata la casa di Babbo Natale e la neve che
vi si muoveva all’interno a scuoterla. Lesse il bigliettino che
l’accompagnava: per ringraziarti del tuo prezioso aiuto. Un caldo
abbraccio Babbo e Arthur Natale.
Maggie se lo strinse al petto. Era
contenta di aver aiutato lo Spirito del Natale a sopravvivere.
Fine
Bella l'idea della sfera di vetro :)
RispondiEliminaAlla fine, anche se un po' al di fuori degli schemi, hai mantenuto lo spirito delle storie natalizie.