vi posto una piccola favola per
allietare questo periodo festivo. Ho deciso di dividerla in parti
perchè non volevo risultasse un papiro lungo e di difficile lettura.
Spero vi piaccia.
Auguri.
Si narra una storia tra le pieghe del
vento del nord.
Si narra che colui che porta i doni a
Natale abbia avuto un figlio molti anni or sono.
Bambini che ora sono anziani dai
capelli canuti, ricordano di avere visto babbo Natale, scendere dal
camino col suo sacco dei doni insieme ad un bambino in pigiama con
una cuffietta rossa calata sul capo. Cuffietta che non stava mai al
posto suo e il bambino era sempre intento a rimetterla al suo posto,
più che aiutare Babbo Natale ad appoggiare i doni sotto l'albero.
Maggie ricorda quel bambino, Maggie
ricorda anche di quella volta che è stato salvato il Natale, grazie
al suo aiuto.
Aveva appena compiuto 18 anni e, come
ogni anno, aveva scritto e spedito la sua letterina a Babbo Natale
parlando di sé; di come aveva passato l'anno e di cosa sperava per
l'avvenire.
Quell'anno Babbo Natale era stato
vittima di uno sfortunato incidente: era caduto dalle scale e si era
rotto una gamba, proprio a pochi giorni dalla consegna dei regali ai
bambini. Che disdetta! Che tragedia! Chi avrebbe consegnato i doni
adesso? C'era solo una possibilità: Arthur, suo figlio ventenne.
Purtroppo non sarebbe stato facile convincerlo a svolgere quel
compito: 1- perché odiava il lavoro del padre, 2- perché non era
proprio il genere di figlio che accorreva in aiuto del prossimo.
Arthur era un giovane scapestrato che
si nutriva più di alcol che di cibo sano e solido, fumava erba (ma
non quella aromatica, o meglio... era aromatica, ma non in senso
buono...), giocava d'azzardo e cercava in continuazione la compagnia
di donzelle dalla dubbia moralità. Era una croce per il povero Papà
Natale e dire che ci aveva provato ad allevarlo bene e con sani
principi, ma evidentemente non c'era riuscito.
Ildebrando, il capo folletto, si
avvicinò a Babbo Natale.
"E' definitivo? Dobbiamo chiedere
ad Arthur per la consegna dei regali?"
"Temo di si, con questa gamba
ingessata non posso fare molto."
"Non accetterà mai, lo sai?"
"Si... lo so. Ma forse... c'è una
soluzione..."
Ildebrando gli restituì uno sguardo
perplesso da sotto il cappello a punta verde smeraldo.
"...E quale sarebbe?"
"Maggie" rispose mostrandogli
la lettera della giovane.
"Tu... tu vorresti far condurre la
slitta a lei??" si infervorò l'elfo.
"No, ma forse riuscirà a
convincere Arthy a prendere il mio posto per questo Natale. Sai bene
che se non svolgerò il mio compito lo spirito del Natale morirà e
tutto il mondo sarà per sempre infelice."
"Lo so bene questo! Ma mi sembra
una soluzione piuttosto azzardata."
"Portala qui. Le spiegheremo la
situazione e le chiederemo aiuto. Alla peggio dirà di no e... saremo
perduti."
Ildebrando voleva replicare, ma
desistette. Babbo Natale era proprio giù di morale.
Fece quello che gli era stato chiesto,
utilizzando la polvere magica del Polo Nord condusse alla casa di
Babbo Natale l’ignara Maggie.
Lei non realizzò immediatamente
dov’era, le ci vollero un paio di minuti per ambientarsi.
Il suo vestito verde bottiglia si era
spiegazzato nel viaggio infra-dimensionale, i suoi capelli castani si
erano spettinati, ma col suo taglio corto e scalato non si notava.
“Cosa… dove… dove sono??”
“Sei nella casa di Babbo Natale” le
rispose l’elfo apatico.
“Cosa?”
“Quello che ho detto” si spazientì
lui.
Lei lo osservò meglio: piccolo di
statura, era rosso di capelli ed essi erano ricci che più ricci non
si può, i suoi occhi erano ambrati e cambiavano colore a seconda di
come si girava. Indossava un completino gilet e pantaloni di velluto
verde bottiglia e una camicia bianca.
“Hai finito di squadrarmi? Sono un
folletto, il capo folletto per essere precisi. Vieni da Babbo Natale
ti deve parlare.”
Maggie non osò replicare e lo seguì.