Bonjour a tous le monde!
oggi, cari amici, ve lo meritate un saluto alla francese. Qualche mattina fa, mentre ascoltavo la radio, ho sentito una notizia interessante sulla finanza comportamentale legata al linguaggio e in particolare ai tempi verbali.
La definizione, dal sito Wikipedia è:
"La finanza comportamentale e l'economia comportamentale sono campi di studio strettamente legati, che applicano la ricerca scientifica nell'ambito della psicologia cognitiva alla comprensione delle decisioni economiche e come queste si riflettano nei prezzi di mercato e nell'allocazione delle risorse. Entrambe si interessano della razionalità, o meglio della sua mancanza, da parte degli agenti economici. I modelli studiati in questi campi tipicamente integrano risultati della psicologia cognitiva con l'economia neoclassica."
Lo studio di cui parlavano, in particolare si era concentrato sul tema: come influisce il linguaggio sul risparmio delle persone, in particolare i tempi verbali. Come essi influenzano la propensione al risparmio?
Per far capire il concetto facevano l'esempio di come usano il tempo presente e passato gli inglesi (o comunque i popoli che parlano la lingua inglese) e gli italiani.
Gli inglesi, come tutti sappiamo, distinguono nettamente presente e passato; questo, secondo l'analisi compiuta dallo studio, denoterebbe poca propensione al risparmio proprio perchè essi guardano molto al presente (con vista sul futuro) e pensano poco al passato (come a dire non ci crogoliamo nelle nostre vicissitudini passate e nei nostri errori passati, andiamo oltre). Come esempio di questo concetto, mi è saltato in testa l'usanza delle famiglie americane di risparmiare per mandare i figli al college. Il concetto di risparmio c'è, ma in funzione di un particolare evento che si verificherà in un futuro, relativamente breve, con ogni probabilità. E poi? Forse qualche somma verrà risparmiata, ma la tendenza è quella di utilizzare la disponibilità al bisogno, anche immediato, senza preoccuparsi di un futuro ancora più lontano.
Al contrario, gli italiani tendono a distinguere meno il presente e il passato, a non frapporre un taglio netto tra queste due forme verbali. Mi vengono in mente i verbi composti come il passato prossimo un bellissimo connubio di presente e passato (per esempio: ho mangiato uno yogurt). In italiano essi si intrecciano e faticano a lasciarsi andare e questo, secondo chi ha compiuto lo studio, è sintomo di propensione al risparmio. Sentirsi linguisticamente legati tra presente passato e futuro ci spingerebbe a risparmiare denaro per una qualunque eventualità futura in cui potrebbe servire.
Quindi, a me si è accesa una domanda: e il futuro anteriore? Come ci influenzerà il futuro anteriore?
Che... se uno ci pensa bene... è un'aberrazione, un ossimoro. E' un futuro intrecciato col passato. E' un pò come se noi italiani corressimo in avanti con la testa rivolta indietro, alla fine non ci muoviamo mai da dove siamo.
Gli inglesi hanno tre forme di futuro ben separate, ben distinte: quello con la forma in -ing, quello con will e il to be going to. Ognuna ha una certa accezione, ma guardano tutte al futuro e basta. Non c'è l'unione col passato come abbiamo noi.
Ed effettivamente, se uno ci pensa, queste riflessioni sui verbi rispecchiano una parte del comportamento che assumiamo rispetto a varie situazioni storiche, economico-finanziarie ecc...
Con questo non voglio dire che è tutta colpa dei tempi verbali, solo mi ha colpito la riflessione, perchè non ci avevo mai pensato prima.
E ho pensato che fosse un bello spunto di riflessione da lasciare anche a tutti voi lettori.
Fatemi sapere cosa ne pensate
Alla prossima:-)
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