giovedì 16 maggio 2013
Web Stories ∞ Uomo a mare
La Web Story di oggi ce la racconta Obsidian Mirror, per il tema #marinaio.
Uomo a mare
Acqua. Solo acqua. Acqua tutto intorno a me. Mi guardo attorno e non vedo altro che acqua. La sento sulla mia pelle. Mi entra nelle orecchie, nel naso. Cerco faticosamente di tenere fuori la testa, cerco di muovere le braccia, ma è così difficile. Il mio corpo è come prigioniero. Dove mi trovo? Come sono capitato qui? Non me lo ricordo. Chiudo gli occhi e cerco di rimandare la mia mente agli avvenimenti trascorsi. Non che serva a molto, considerata la situazione. Presto le mie forze si esauriranno e inevitabilmente l’acqua mi porterà via con sé. Devo forse morire? Mio Dio... Ha quasi il sapore di una beffa la circostanza che uno come me, nato in mare e vissuto per mare possa finire così, travolto da questo ambiente divenuto tutt’a un tratto così ostile.
Mi ero imbarcato su un peschereccio, questo lo ricordo bene. Avevo trovato lavoro presso una di quelle cooperative che reclutano giovani apprendisti allo scopo di aiutare i pescatori del villaggio. Il mio compito era semplice: non dovevo far altro che quello che mi sarebbe stato chiesto. Piccole mansioni, niente che richiedesse una benché minima specializzazione, tantomeno in quelle che, così mi avevano detto, venivano chiamate tecniche di pesca. Ed eccomi quindi marinaio mio malgrado. Non mi sarebbe stato difficile affrontare l’incertezza di quel ruolo. Dopotutto non era la prima volta che mi capitava. La vita mi aveva insegnato la preziosa arte di arrangiarsi e il mio fisico, modestamente, era in grado di reggere qualsiasi fatica. Inoltre, mi avevano raccontato una volta i miei genitori, io stesso ero nato a bordo di una barca e ciò in un certo qual senso faceva di me un uomo di mare.
Apro gli occhi ma subito sono costretto a richiuderli. Devo fare qualcosa per tenere l’acqua lontana dal mio viso, ma non so cosa fare. Comincio ad essere stanco, i muscoli mi fanno male. Qualcuno una volta mi ha detto che facendo “il morto” è possibile addirittura dormire galleggiando. Non ci ho mai creduto, ma sicuramente è meno faticoso che starsene qui a muovere braccia e gambe. Ci provo. Per un attimo provo una sensazione di relax. Mi immergo nuovamente nei miei pensieri.
Il peschereccio non aveva ancora lasciato il porto che già avevo in mano straccio e spazzolone. Beh, che altro potevo aspettarmi? Di buona lena iniziai la mia opera dal ponte di poppa mentre a prua alcuni altri stavano confabulando sommessamente tra loro. Mi sforzai di tenere lontano lo sguardo. Non volli nemmeno cercare di cogliere qualche frase o qualche parola. Dare troppo nell’occhio, mi avevano insegnato, non era prudente. E poi quelle facce non mi piacevano un granché. Passarono parecchie ore prima che la barca levasse gli ormeggi. Avevo già pulito tutto da cima a fondo e mi ero seduto a riposare in un angolo, nell’attesa di nuove istruzioni. L’imbarcazione prese velocemente il largo. Cullato dalle onde e vinto dalla stanchezza, ben presto mi addormentai.
Comincio a sentire freddo. L’acqua mi sembrava quasi tiepida solo qualche minuto fa, ma improvvisamente è come se la temperatura fosse calata rapidamente. Stringo i pugni. È questo forse l’inizio della fine? Chi avrebbe mai detto che sarebbe andata così? Ho fantasticato tante volte sul mio destino ma questo, dannazione, questo è terribile! Solitudine. Nient’altro che acqua e solitudine. E una strana sensazione di intorpidimento che comincia a salire lungo le braccia e le gambe.
Aprii gli occhi, mi guardai attorno e quindi mi alzai in piedi. Ero sveglio. Attorno a me il silenzio. I motori erano spenti. L’imbarcazione si era fermata. Dov’erano finiti tutti? Che scherzo era quello? Guardai dappertutto, correndo affannosamente avanti e indietro. Nessuno. La mia mente andò quasi automaticamente a quelle vecchie storie di barche alla deriva e di equipaggi svaniti nel nulla. Verrebbe quasi da ridere, pensai. Sì, come no? Altro che ridere. Tutt’a un tratto smisi di pensare, smisi di quasi di preoccuparmi. Mi sembrò di scorgere un movimento a prua e feci per avvicinarmi. Fu allora che sentii un grosso colpo alla testa. Poi più nulla.
Non ricordo altro. Praticamente non ricordo nulla. Non ho la più pallida idea di cosa possa essere successo dopo. Quello che so è quello che vedono i miei occhi. Acqua. Solo acqua. Acqua tutto intorno a me. Se una barca c’era, ora non c’è più. Provo un brivido... Qualcosa di viscido mi ha toccato! Un pesce? Un mostro marino? C’è qualcosa sotto di me!! Sono bolle quelle che sento salire lungo la schiena ed affiorare? Tutt’a un tratto mi sembra di sentire una voce. Poco più che un mormorio. Sarà la mia immaginazione? Com’è possibile? Ecco, adesso la sento più distintamente. È una voce femminile. Si avvicina. Adesso riesco a distinguerla dai rumori dell’ambiente. Mi sembra di riconoscerla. È la voce di mia madre….
- Tesoro. Sbrigati. Sei lì dentro da più di mezz’ora. Si può sapere cosa stai facendo?? Ti cresceranno le pinne! E muoviti, che la cena è in tavola! Esci da quella maledetta vasca!
Controvoglia mi alzo in piedi e afferro l’accappatoio. Peccato. Era una bella storia.
L'autore si presenta
The Obsidian Mirror, classe 1967, grande appassionato di cinema e letteratura, perennemente alla ricerca di perle da assaporare, da sviscerare e, saltuariamente, da recensire sul blog. Grande estimatore della cultura giapponese in tutte le sue forme, dai vecchi film di samurai, ai sinistri Yokai del folklore locale, dalla cucina tradizionale ai nuovi guru della letteratura del Sol Levante. Guardando ad occidente sono indissolubilmente legato ai grandi autori del passato quali Miller, Bukowski, Márquez e Céline, che mi hanno accompagnato attraverso le varie fasi della mia vita.
Musicalmente sono cresciuto ascoltando Bowie, Springsteen e Pink Floyd, (cosa che credo sia successa a molti). Oggi, dopo un lungo percorso, mi posso definire un “non-traditional prog-metalhead”. Tra i miei artisti preferiti, in rigoroso ordine alfabetico: Anathema, Antimatter, Katatonia, Mastodon, Moonspell, Opeth, Porcupine Tree e Rammstein. In realtà, se devo dirla tutta, ascolto ancora i vecchi dischi di Fabrizio De Andrè, e questo fa di me una sorta di “anomalia spazio-temporale”. Dal 2011 amministro un blog che è un pot-pourri di tutti i miei interessi: un po’ di storie, un po' di leggende, un po’ di mistero, un po’ di vita privata. Troverete molto di me nel mio blog, se avrete voglia di venirmi a trovare. Il link è http://insidetheobsidianmirror.blogspot.com/.
Anyway, quello che vi ho appena descritto è il mio lato privato (qualcuno lo chiamerebbe “lato oscuro”). Alla luce del sole invece mi occupo di marketing presso una multinazionale americana, ma questa è un'altra storia...
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Complimenti TOM.
RispondiEliminaGentilissimo, come sempre :)
EliminaÈ davvero una bella storia. Scriverai ancora per noi, Obsidian M?
EliminaVolentieri ^_^ E' un'iniziativa simpaticissima e mi ha fatto davvero piacere avervi partecipato.
EliminaTra l'altro (probabilmente non l'avrai notato) ho citato questa pagina in fondo ad un mio post qualche giorno fa
Ho letto il post e lasciato un commento. Grazie! :)
EliminaGrazie a te.
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