giovedì 9 maggio 2013

Web Stories ∞ L’angelo della biblioteca

Ed eccoci di nuovo qua, con l'appuntamento settimanale con le web stories!
Questa settimana abbiamo il racconto di Fabiana per il tema #Biblioteca.
Buonissima lettura!!
:-)

Sono in un vicolo buio di una grande città. La luce dei lampioni è offuscata dal fumo e dallo smog. Come sbucata dal nulla appare una bambina. Indossa una canotta lisa e i pantaloni del pigiama, ai piedi ha un paio di ciabatte consunte.

È bionda, coi capelli lisci e sottili, pallida in viso, con due occhi azzurro chiaro.
“Che ci fai qui da sola a quest’ora di notte?” le chiedo.
Lei fa un passo indietro e si porta la mano sul braccio opposto, come per proteggersi, non so da cosa, forse da me o dal freddo pungente.
“Stavo facendo un giro.”
“Ma sei troppo piccola per andartene a zonzo…”
“Non è vero!Non sono piccola.”
“Si invece.” Sbuffo spazientita, “Dimostri 5 anni.”
Ecco. Ora non si sa se la bambina è lei o io.
“No, io ne ho 8.”
È piccolina, dimostra davvero meno della sua età. Da proteggere.
Le poso una mano sulla spalla e le dico: “Non puoi stare qui, è pericoloso.”
Lei mi guarda con due occhi sgranati, stupiti, con un leggero velo di malinconia.
Io me ne accorgo e le chiedo: “Cosa c’è, ho fatto qualcosa che non va?”
Abbassa lo sguardo. Forse si vergogna un po’.
“Niente. È che nessuno mi ha mai toccato così.”
Le alzo delicatamente il mento con un dito, e la costringo a guardarmi negli occhi.
Ha lo sguardo di chi ha visto troppo, di chi ha subito, di chi è stato umiliato… ma pieno di orgoglio, dignità e forza.
Questo mi fa spaccare il cuore in due, ma ogni volta è la stessa storia.
Non mi ci abituerò mai.
Mi metto in ginocchio per metterla a suo agio, le sorrido e le chiedo se vorrebbe avere qualcuno che si prenda cura di lei, togliendola da quell’inferno che è stata la sua vita fino a quel momento.
Lei non capisce, è spaesata. Forse ha bisogno di qualcosa di concreto per riuscire a rispondermi. Così cambio la domanda.
“Ti andrebbe una pizza e una Coca Cola?”
Le si illuminano gli occhi e mi risponde di sì tutta eccitata.
Salta e batte le manine come una qualsiasi bambina della sua età.
Così le allungo la mano e lei, seppure con timidezza e timore, me la prende, me la stringe sempre più forte, mentre camminiamo, come se volesse accertarsi che non la lascerò sola.
Entriamo in una pizzeria e le chiedo che pizza vuole, la prendo in braccio per farle leggere la lista degli ingredienti che stanno appese al muro, ma alla fine sceglie una margherita, “Si chiama come me!” mi dice.
“Va bene Margherita, adesso ci andiamo a sedere laggiù e aspettiamo che ci portino la pizza.”
Con la lattina in mano la porto al tavolo e ci sediamo una di fronte all’altra.
Si guarda intorno incuriosita, ma io sento che ha lo stomaco che brontola. Quando arriva la pizza fumante devo trattenerla e ricordarle di soffiarci sopra per evitare di bruciarsi la lingua.
Era tanto che non vedevo una bambina mangiare così di gusto.
Il colorito è migliorato, le sta spuntando anche un timido sorriso.
In silenzio terminiamo il pasto, poi usciamo dalla pizzeria. Questa volta è lei che mi tende la mano. E io gliela stringo forte.
Camminiamo per le strade più illuminate fino ad arrivare nel mio regno.
È un edificio alto ed elegante, tutto bianco.
È la Biblioteca.
Dalla tasca del mio tailleur bianco estraggo le chiavi, e le inserisco nella serratura.
Il portone è enorme e pesante, lo spingo e faccio entrare Margherita.
Si accendono le luci una ad una, mostrando pian piano la vastità della Biblioteca… sembra infinita.
Margherita si guarda intorno a bocca aperta, come se fosse entrata in Paradiso.
La guardo sorridente.
Fanno tutti così.
Quando entrano capiscono di non aver nulla da temere, di essere finalmente al sicuro dalle brutture del mondo.
“È il momento del riscatto” Le dico.
Lei mi guarda ma non capisce…
“Se ti dicessi che puoi entrare in uno di questi libri e vivere l’avventura che vuoi… tu mi crederesti?”
“…ovviamente puoi entrare ed uscire quando vuoi… puoi stare via 5 minuti come tutta la vita… sta a te decidere!”
Margherita è incredula.
Mi prende la mano e mi trascina tra i vari scaffali, vuole che le legga l’inizio dei libri per valutare in quale libro entrare… ne prende 4 o 5 con la copertina più colorata. Alla fine sceglie un libro intitolato “Margherita e il gatto mago.”
“Perché si chiama come me… e io ho sempre voluto un gatto!” mi spiega con semplicità.
Le accarezzo i capelli e le dico “Hai un bellissimo nome, lo sai?”
Mi abbraccia forte e io le posso sentire le ossa una ad una, tanto è magra, e intravedo dei lividi sul collo e sulla schiena.
Trattengo le lacrime e la stringo a me, delicatamente, ma infondendole tutto l’amore che solo un Angelo può dare.
“Su, su, ora ti accompagno… vedrai, sarà bellissimo!”
Così la porto vicino ad un tavolo, su cui ci appoggio il libro, aperto sulla prima pagina.
Il libro si anima, una luce forte ed accecante inonda la stanza e quando apriamo gli occhi Margherita ha il suo “gatto mago” pronto per partire per la loro avventura.
Lei tutta eccitata corre subito verso il gatto per accarezzarlo e lui le fa le fusa… Però prima di allontanarsi ritorna da me e mi abbraccia per l’ultima volta.
Poi facendo ciao ciao con la manina svanisce - Puff!-  in un attimo, e il libro magicamente si richiude.
Io mi affeziono e loro se ne vanno…
Ma li lascio sempre in buone mani… cosa c’è di meglio di un libro per salvarti la vita?

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